Eruzione cutanea, febbre, mal di testa, affaticamento e debolezza: questi sono i primi sintomi della malattia di Lyme, da cui è stata colpita la modella Bella Hadid e da lei raccontata in un lungo post sui social, parlando del suo lungo calvario, tra cui “oltre 100 giorni della malattia cronica di Lyme e quasi 15 anni di sofferenza invisibile”.
La malattia di Lyme (o borreliosi di Lyme) è una patologia infettiva di natura batterica trasmessa dalle zecche (appartenenti, in particolare, al genere Ixodes), che avviene in genere frequentando, soprattutto in primavera ed estate boschi e prati senza le dovute protezioni.
Sarebbe fondamentale, quindi, se ci si sdraia sull’erba usare un telo, utilizzare calzettoni che proteggano il polpaccio e al termine delle escursioni in campagna o montagna controllare che non siano presenti ospiti indesiderati.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, la maggior parte dei casi della malattia di Lyme possono essere curati con un ciclo di antibiotici orali da 2 a 4 settimane, ma a volte i pazienti possono presentare sintomi sistemici e neurologici come avere dolore, affaticamento o difficoltà a pensare che durano per mesi dopo aver terminato le cure.
Nel caso di Bella Hadid ad esempio dura anche per anni – addirittura 15 -, anche se con fasi di gravità alterne. Alla 26enne la malattia è stata trasmessa nel 2012: “La piccola me che ha sofferto sarebbe così orgogliosa di avermi fatto crescere e non aver rinunciato a me stessa”, ha scritto oltre a condividere una serie di immagini su Instagram che mostrano cartelle cliniche e foto di lei mentre viene curata a casa o in ospedale.
“Sono grata a mia madre per aver tenuto tutte le mie cartelle cliniche, restandomi accanto, non lasciando mai il mio fianco, proteggendomi, sostenendomi, ma soprattutto credendo in me in tutto questo”, ha aggiunto Bella Hadid nel messaggio su Instagram. “Per quanto dolorosa sia stata questa esperienza – conclude il post – è stata anche la più illuminante della mia vita, piena di nuovi amici, nuove visioni e un nuovo cervello”.
L’ intervento precoce è fondamentale: l’infezione può diffondersi ad articolazioni e cuore e, se non si ricorre alla terapia idonea – generalmente a base di antibiotici – possono subentrare complicanze neurologiche e altre gravi sequele croniche.
La malattia di Lyme è dunque una sindrome multisistemica che può interessare diversi organi e tessuti come cute, articolazioni, sistema linfatico, sistema nervoso centrale e periferico, sistema cardiovascolare e, in misura minore, muscoli, occhi, reni e fegato.
Il quadro clinico di questa malattia è molto variabile: i sintomi di presentano con frequenza e intensità diverse in funzione del tipo di Borrelia responsabile dell’infezione – genospecie -, oltre che alla tempestività del trattamento.
La fase iniziale di questa malattia è caratterizzata da un’eruzione cutanea non pruriginosa di colore rosso, simile a una macchia circolare che tende a espandersi dal sito di inoculo della zecca.
Nel giro di qualche settimana si sviluppano dolori muscolari ed articolari, spossatezza, ingrossamento dei linfonodi, brividi, febbre, mal di testa e altri sintomi. Di norma la malattia di Lyme è più grave nei soggetti immunodepressi o affetti da altre patologie.
Ricordiamo che il vettore dell’infezione è una zecca che si infetta dopo aver morso un animale malato e trasmette l’infezione all’uomo con il morso.
La malattia di Lyme è causata principalmente da batteri Borrelia burgdorferi, della famiglia Spirochaetaceae e le borrelie sono state identificate quali agenti causanti la malattia di Lyme nel 1982, grazie agli studi di un biologo del Montana, il Dott. Burgdorfer – al quale si deve il nome -. In virtù dell’agente eziologico, la malattia di Lyme è nota anche come borreliosi.
Riconoscere i morsi di zecca può risultare difficile poiché il più delle volte passano inosservate. Le zecche emettono una sostanza leggermente anestetica che rende i morsi indolori, questo rappresenta un grosso limite, soprattutto per la diagnosi del problema, spesso confusa e incerta.
Dopo la puntura, inoltre, la zecca si può staccare accidentalmente e di conseguenza la zona intaccata appare leggermente infiammata e gonfia. A distanza di alcuni giorni, l’infiammazione si espande, causando eruzioni più o meno fastidiose.
Questi parassiti solitamente rimangono sulla pelle del malcapitato, pertanto essi saranno visibili sulla superficie cutanea, soprattutto dopo il pasto di sangue in seguito al quale tendono a gonfiarsi.
I maschi della zecca di colore rosso-marrone scuro sono simili ad un granello di pepe, mentre le femmine sono grigiastre. Le zecche sono dotate di un apparato boccale pungente e succhiatore; il corpo del parassita è ovale, appiattito e dotato di otto zampe.
Le zecche colpiscono soprattutto nella bella stagione, quando si risvegliano dal letargo invernale: si appostano sulle estremità di arbusti o su un filo d’erba, attendendo il passaggio di un animale.
Quando avvertono la vicinanza di un potenziale ospite, vi si attaccano (è sufficiente vengano sfiorate), quindi si posizionano sulla pelle e la trafiggono, introducendo il rostro (parte del loro apparato buccale). Così ancorate, le zecche iniziano a succhiare il sangue e a nutrirsi per alcuni giorni, fino a che, sazie, si staccano dall’ospite, lasciandosi cadere sul terreno.
Per trasmettere l’infezione all’uomo, la zecca infetta deve aderirvi alla cute per più di 24 ore: in questo modo, i morsi ripetuti – comunque indolori – favoriscono la trasmissione di Borrelia tramite il rigurgito, le feci o la saliva nel locus del morso medesimo.
Inoltre l’infezione da Borrelia burgdorferi non conferisce immunità, quindi la malattia di Lyme può essere contratta più volte nella vita.
A livello globale la malattia di Lyme è piuttosto comune: viene considerata la più frequente patologia umana trasmessa dalle zecche e fu descritta la prima volta intorno alla metà degli anni ’70 del Novecento, ma i medesimi sintomi furono descritti nel 1910 in Scandinavia.
Il 1975 viene ricordato come l’anno dell’epidemia della malattia di Lyme, lo stesso in cui furono registrati inspiegabili casi di artrite – successivamente rivelatisi conseguenza della malattia di Lyme: artrite di Lyme – e in quel periodo, l’epidemia colpì un piccolo centro del Connecticut chiamato Old Lyme (da cui il nome della malattia).
Dieci anni più tardi, le statistiche mediche hanno osservato ben 14000 pazienti affetti da questa malattia, scoperta per la prima volta in America, attualmente la malattia di Lyme presenta focolai endemici in tutto il mondo, spaziando dal Giappone al Canada, dall’Australia all’Europa.
Nei soli Stati Uniti vengono diagnosticati circa 15-18 mila casi all’anno e in Italia il primo caso clinico umano è stato segnalato il 1983 a Genova e il primo isolamento del batterio responsabile è avvenuto a Trieste due anni dopo, nel 1987.
Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria, Veneto ed Emilia-Romagna sono da anni considerate aree endemiche, ma probabilmente nessuna regione può essere considerata indenne.
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