La malattia di Chagas, nota anche come tripanosomiasi americana, è una malattia infettiva causata dal protozoo Trypanosoma cruzi. È la terza malattia parassitaria più frequente al mondo e viene trasmessa all’uomo principalmente dalla puntura di insetti simili a cimici che vivono in alcune zone rurali di Messico, Sud America e America Centrale. Questi insetti “sono lunghi tra 1 e 4 centimetri e si nutrono di sangue. Sono attivi solo di notte e durante il sonno possono pungere la pelle su parti scoperte (soprattutto il viso) per nutrirsi. Durante il pasto di sangue rilasciano feci contenenti il parassita e l’uomo si infetta grattandosi o portandosi alla bocca o agli occhi le mani contaminate con le feci del parassita”, si legge nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
Che cos’è la malattia di Chagas
A scoprire la malattia di Chagas fu nel 1909 il medico brasiliano Carlos Evandro Chagas, da cui prende il nome la patologia. Dal 2019 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha istituito una Giornata mondiale della malattia di Chagas che ricorre ogni 14 aprile. Si stima che circa 6-7 milioni di persone siano affette da questa malattia. Oltre alla puntura, le altre modalità di contagio sono la trasmissione di sangue infetto tra 2 soggetti, l’ingestione di cibo contaminato, la trasfusione di sangue o trapianto di organi da un donatore infetto o per via transplacentare da una madre infetta al suo feto.
Come spiega il dottor Giovanni Gaiera, infettivologo specialista in Malattie tropicali dell’Ambulatorio di Medicina tropicale, dei viaggi e delle migrazioni dell’Ospedale San Raffaele Turro ed esperto della malattia di Chagas, “Pur se nella stragrande maggioranza dei casi gli episodi di contagio sono limitati all’America Centrale e Meridionale e sono dovuti alla modalità di trasmissione via insetto vettore, è stato diagnosticato un numero non trascurabile di casi tra gli immigrati dall’America Latina in Europa e nell’America del Nord e tra chi ha ricevuto trasfusioni o trapianti d’organo da soggetti infetti (che non sapevano di esserlo) o tra i figli di donne infette originarie di aree endemiche. I rigidi controlli ospedalieri in Italia sui donatori di sangue o donatori di organi escludono la presenza sul territorio italiano di sangue contaminato da T. cruzi, responsabile della malattia di Chagas”.
I sintomi
La malattia di Chagas può danneggiare seriamente il cuore, l’apparato digerente e intestinale e il sistema nervoso centrale. Dopo il contagio non sempre la persona infetta riesce ad avvertire i sintomi e possono passare anche diversi anni prima che si accorga di qualcosa. L’assenza di sintomi può portare le persone infette a trascurare esami e terapie necessarie per la cura di questa patologia che, se non curata, può portare anche alla morte.
La malattia di Chagas si può manifestare in 3 forme o fasi, alle quali corrispondono sintomi specifici:
- acuta: può essere sintomatica o asintomatica: se sintomatica si presenta di solito come infezione a livello cardiaco (miocardite) o più frequentemente nei bambini come infezione delle meningi e dell’encefalo (meningoencefalite). I sintomi possono includere febbre, affaticamento, gonfiore delle palpebre, ingrossamento dei linfonodi, mal di testa, ecc.
- indeterminata cronica: assenza di sintomi;
- cronica: danni al cuore (cardiopatia dilatativa, aritmia/aritmie ventricolari complesse, aneurisma dell’apice ventricolare del cuore, tromboembolia, ecc) o a esofago, colon e sistema nervoso centrale. I sintomi possono includere difficoltà respiratorie, palpitazioni, affaticamento e in alcuni casi morte improvvisa a causa di complicanze cardiache.
Come si cura
La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire le complicanze della malattia di Chagas. Il trattamento dipende dalla fase della malattia. La patologia può essere trattata con farmaci antiparassitari come il benznidazolo o il nifurtimox. Nella fase acuta, i farmaci antiparassitari come il benznidazolo o il nifurtimox possono essere efficaci nel ridurre la gravità della malattia e prevenire la sua progressione alla fase cronica. Nella fase cronica, il trattamento mira a prevenire complicazioni come problemi cardiaci o digestivi.
Come sottolinea il medico: “Il benznidazolo e il nifurtimox sono i 2 soli farmaci antiparassitari che si sono dimostrati efficaci contro il T. cruzi; fino a 20 anni fa si utilizzavano solo per il trattamento della fase acuta o congenita (ereditata dai genitori) della malattia di Chagas, mentre da pochi anni vengono impiegati anche per evitare la possibile evoluzione della malattia dalla fase indeterminata alla fase cronica.
Questi 2 farmaci non hanno invece dimostrato alcuna efficacia quando si è sviluppata la fase cronica cardiaca, intestinale o a livello del sistema nervoso centrale: in questi casi il trattamento è solo sintomatico (cura cioè solo i sintomi, ma non può curare o debellare la patologia) – continua l’esperto -. I 2 farmaci antiparassitari citati non sono attualmente in commercio in Italia e sono difficilmente reperibili anche a livello internazionale, ma ad oggi sono quelli utilizzati nella terapia di questa patologia”.