Lo stress cronico colpisce di più gli uomini: ecco tutti i rischi per la salute

Lo stress cronico può avere effetti nocivi per la salute, soprattutto per quella degli uomini. Come riporta il Corriere della Sera, lo indica una ricerca coordinata da Kirsi Honkalampi dell’Institute of clinical medicine dell’Università di Oslo, e pubblicata sul Journal of affective disorders. C’è un aumento di stress cronico: “La nostra indagine ha mostrato diversi elementi associati a una maggiore probabilità di avere un elevato carico allostatico”, si legge nelle conclusioni dell’articolo. “Si tratta di sintomi depressivi, ma anche di specifici fattori socioeconomici, come appunto l’età avanzata, il sesso maschile, un basso livello di formazione e studio, o fattori correlati allo stile di vita, come la tendenza ad abusare di alcol e la mancanza di esercizio fisico”, continua l’articolo.

Stress
Stress | pixabay @geralt

Ma come risponde il cervello allo stress? Durante situazioni di stress l’ipotalamo, struttura cerebrale che partecipa al controllo di molte attività dell’organismo, come sonno, fame, sete e sesso, produce il Crf (Corticotropin Releasing Factor), stimola la ghiandola ipofisi a produrre Acth (ormone adrenocorticotropo), che a sua volta induce la parte corticale delle ghiandole surrenali a produrre corticosteroidi, tra cui il cortisolo, il principale ormone dello stress. La sua funzione è predisporre l’organismo ad affrontare la condizione stressante attraverso una serie di azioni.

Le tre fasi dello stress

Secondo il modello dell’interazione tra fattore di stress (stressor) e organismo detto “sindrome generale di adattamento”, la risposta biologica allo stress avviene in tre fasi: allarme, resistenza, esaurimento. Come visto, dopo la fase di allarme segue una fase di resistenza, più prolungata e caratterizzata da un tentativo di adattamento allo stressor o agli stressor che continuano a farsi sentire. Quando lo stress si prolunga ancora, è possibile che giunga la fase dell’esaurimento delle risorse, l’organismo smette di combattere, e ci può essere una compromissione della salute generale.

C’è un’interazione tra stress e sistema immunitario. Effettuando esperimenti sui topi, si è scoperto che questi, quando devono confrontarsi con degli stressor cronici, presentano nel sangue un incremento di specifici enzimi simile a quello che si verifica negli stati depressivi. Dal sangue, questi enzimi passano anche nel cervello, alterando il funzionamento dei neuroni, e a quel punto anche il comportamento dei topi cambia. Cosa accade? Evitano contatti con gli altri membri del gruppo. Se fatto tra essere umani, si penserebbe a un atteggiamento depressivo.

I tumori e il patrimonio genetico

Non solo. Lo stress cronico è considerato un elemento di rischio per lo sviluppo dei tumori e nello stesso tempo una diagnosi di tumore rappresenta un elemento di stress. Un recente articolo pubblicato sulla rivista Cancer Cell mostra che lo stress induce uno specifico tipo di globuli bianchi, i neutrofili, a formare strutture a rete che rendono i tessuti sugli organi suscettibili alle metastasi cancerose. Come riporta sempre il Corriere della Sera, si tratta di una scoperta che da un lato è preoccupante, ma che nello stesso tempo indica ai ricercatori un possibile bersaglio per nuovi trattamenti contro la diffusione delle metastasi. L’azione dello stress si concretizzerebbe attraverso l’influenza sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, i cui effetti si farebbero sentire con una riduzione della risposta immunitaria, deputata a proteggere l’organismo dallo sviluppo dei tumori.

Inoltre, e non è una cosa da poco, lo stress cronico sembra in grado di facilitare i danni al Dna. E questi danni sono da considerare responsabili dell’azione di accelerazione dei processi di invecchiamento indotta dallo stress cronico. Da alcuni anni si ipotizza che lo stress indurrebbe un danno a carico dei telomeri, segmenti del Dna che stanno a protezione della parte terminale dei cromosomi e che hanno il compito di ridurre il rischio che possano degradarsi chimicamente.

Ansia
Ansia | pixabay @WOKANDAPIX

La pelle

Infine, la pelle. Perché sì: uno degli ambiti per i quali da più tempo esistono studi sulle possibili relazioni tra stress cronico e malattie è quello dermatologico, sebbene non si sia mai giunti a conclusioni unanimi. Una recente revisione pubblicata su Brain Behavior and Immunity, indica che si tratta di relazioni mediate dai rapporti fisiopatologici esistenti fra il cervello e la pelle. “Studi di neuroimaging hanno mostrato che strutture del sistema limbico, come amigdala e ippocampo, forniscono risposte alterate allo stress psicologico e sono implicate nel peggioramento delle malattie cutanee correlate allo stress”, hanno detto gli autori della revisione coordinati da Yujie Wang del Department of Dermatology della Central South University di Changsha, in Cina. “Inoltre lo stress modula l’attività delle cortecce cerebrali sensitive, amplificando le sensazioni dolorifiche correlate alla pelle”. In sostanza, meglio evitare lo stress cronico.

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