Il sonno è un fattore essenziale per la salute del nostro corpo e della mente e quando questo viene disturbato ci sentiamo stressati e accusiamo conseguenze varie. Dormire bene è fondamentale per il nostro organismo, ma spesso alcune cattive abitudini compromettono questa pratica necessaria. Le ore di riposo raccomandate sono almeno sette, tuttavia, la cosa migliore sarebbe quella di garantirne otto o nove.
Secondo alcuni esperti ci sarebbe un’abitudine che negli ultimi anni sta diventando sempre più comune a tutti, che potrebbe condizionare negativamente il nostro riposo. Stiamo parlando della consuetudine di passare molte ore davanti allo smartphone, soprattutto quando ci si mette a letto e molto spesso l’ultima cosa che si fa prima di addormentarsi è proprio scrollare video e post sui social e farci bombardare dai contenuti più disparati.
Tenere in mano qualsiasi tipo di dispositivo digitale prima di andare a letto, ci farebbe addormentare con più difficoltà oltre al fatto che il nostro riposo potrebbe non risultare rigenerante come dovrebbe. I disturbi del sonno, come soprattutto l’insonnia, sono infatti maggiormente stimolati quando si utilizzano in maniera prolungata gli smartphone.
“Quotidianamente, all’imbrunire, il nostro corpo, attraverso la retina, nota un calo luminosità e innesca la produzione di melatonina, l’ormone permissivo del sonno. I device che emettono luce blu, invece, illuminano la retina e bloccano la secrezione di questo ormone, rendendo più difficile l’addormentamento”, spiega Gianluca Rossato, specializzato in Neurologia e responsabile del Centro di medicina del sonno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR) a Il Messaggero.
“Scrivere una mail o guardare una serie su un dispositivo dalla grande luminosità concentrata su un piccola superficie diventano azioni attivanti: ecco perché consiglio di interrompere l’utilizzo dei dispositivi elettronici 1 o 2 ore prima di dormire”.
Il nostro riposo viene all’improvviso interrotto senza nessun motivo apparente e non si sa cosa fare durante quei minuti di veglia mentre si aspetta di riprendere sonno? L’esperto sottolinea l’importanza di non trovare la soluzione nel nostro smartphone e nella pratica dello “scroll”. “Ovviamente la prima cosa da fare è cercare di riaddormentarsi. Qualora non fosse possibile, piuttosto di continuare a rotolarsi tra le coperte e innervosirsi ancora di più, è meglio alzarsi e dedicarsi a un libro, un cruciverba, ad attività che ripristinano una certa serenità, per poi tornare a letto. Nei casi cronici, invece, ci si può affidare alla terapia cognitivo comportamentale, il trattamento principale che oggi utilizziamo per curare l’insonnia evitando l’uso di farmaci: uno specialista aiuta il paziente a modificare il proprio comportamento nelle ore precedenti e durante la notte, intervenendo anche quei pensieri negativi legati al sonno”, spiega il dottore.
“Una notte insonne è assolutamente tollerabile, l’insonnia cronica invece ha effetti negativi sulle performance cognitive e lavorative, sul tono dell’umore e su altre patologie preesistenti. L’insonnia viene spesso minimizzata, anche da parte dei familiari con il paziente che va avanti per anni a dormire male, con cure fai da te, consigli di amici, talvolta farmaci ormai inefficaci. Invece è importante prendere coscienza che dormire bene è un diritto ed esistono centri specializzati per la cura del sonno“, afferma il neurologo Gianluca Rossato.
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