La listeriosi o infezione da listeria è provocata dal batterio Listeria monocytogenes, il quale si può trovare comunemente nei due elementi naturali principali che costituiscono la Terra: il terreno e l’acqua.
Parliamo quindi di un batterio che può finire con il contaminare piante, ortaggi e verdure, provocando poi infezioni in chi si ciba di tali alimenti.
Per questo, la listeriosi colpisce soprattutto gli animali, ma in alcuni casi può toccare anche gli esseri umani.
Conosciamo meglio di cosa si tratta.
Che cos’è la listeriosi
Come anticipato, l’infezione da listeria è provocata dal batterio Listeria monocytogenes, il quale può essere rilevato in una vasta varietà di cibi crudi, quali verdure, ortaggi, carni poco cotte o anche prodotti lattiero-caseari preparati con del latte non pastorizzato (questo batterio non sopravvive invece ai processi di pastorizzazione e cottura, ndr).
Da un punto di vista clinico, la listeriosi si può manifestare essenzialmente in due forme principali: la gastroenterite e la forma invasiva o sistemica.
La gastroenterite si manifesta di solito dopo un breve lasso di tempo dall’ingestione del cibo contaminato, con un’incubazione media che si registra intorno alle 24 ore.
La forma invasiva o sistemica è invece più grave e si può manifestare come meningite, meningoencefalite e sepsi.
In questo secondo caso, il periodo di tempo che intercorre tra l’ingestione del cibo contaminato e la manifestazione dei primi sintomi è sensibilmente più lungo, dal momento che possono trascorrere in media dieci giorni (talvolta addirittura un mese, ndr).
Tra i soggetti più a rischio rientrano sicuramente le persone affette da una compromissione del sistema immunitario, come i pazienti diabetici, i pazienti oncologici, i pazienti con infezione da HIV, i neonati e anche le persone più anziane.
I soggetti a maggiore rischio restano però le donne in stato di gravidanza, dal momento che l’infezione da listeria può provocare anche un aborto spontaneo, un parto prematuro, la morte dell’utero o una grave infezione del feto.
Per questo, non bisogna mai sottovalutare i sintomi che possono indicare la presenza di listeriosi, soprattutto se si rientra in una delle sopra elencate fasce di maggior rischio.
Quali sono i sintomi dell’infezione da listeria? Di solito essi sono particolarmente simili a quelli che contraddistinguono anche altre gastroenteriti infettive, ovvero: la febbre, la nausea, la diarrea e i dolori muscolari.
Questi non sono però gli unici. Quando la listeriosi si diffonde fino al sistema nervoso, possono emergere anche altri disturbi, quali la cefalea, uno stato profondo di confusione e un irrigidimento del collo, sempre associati soprattutto alla comparsa della febbre.
Purtroppo, individuare con precisione e tempismo la presenza di un’infezione da listeria non è per nulla facile.
Come anticipato, quando la listeriosi si limita al solo tratto gastrointestinale, essa dà origine a una sintomatologia che può essere facilmente confusa con quella propria di altri disturbi, come l’enterotossicosi stafilococcica, la tossinfezione da Escherichia coli, la salmonellosi o anche virosi gastro-intestinali. Tutti disturbi che provocano diarrea, dolori addominali e vomito.
A rendere maggiormente sospettosi deve essere però la comparsa di febbre, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi, tre fattori che non devono mai essere trascurati a cuor leggero.
Anche la comparsa di mal di testa, uno spiccato senso di sete e la perdita di peso sono possibili indici della presenza di un’infezione da listeria.
In presenza di questi sintomi, il consiglio è sempre quello di rivolgersi prontamente al proprio medico curante, così da esporre i propri dubbi e sottoporsi a una visita di controllo.
Un consiglio che vale soprattutto per le persone fragili, gli immunodepressi e le donne in stato di gravidanza.
Un aborto spontaneo, uno stato di setticemia, batteriemia, meningite, morte fetale, perdita di equilibro e rigidità dei muscoli di dorso e collo sono altri sintomi della listeriosi, seppur meno frequenti.
Cosa causa l’infezione da listeria
A causare l’infezione da listeria è la contaminazione dei cibi, i quali vengono poi ingeriti, finendo così con il provocare danni in chi li mangia.
Il batterio della listeria risulta particolarmente insidioso, in quanto è capace di resistere alle basse temperature, rimanendo così in vita all’interno di frigoriferi, abbattitori di temperatura, congelatori, ma anche sulle superfici di lavoro presenti nelle cucine o nelle industrie alimentari.
Stando a quanto rilevato dagli studiosi, la listeriosi umana si è diffusa sempre di più a partire dagli anni Ottanta del Novecento, diventando ormai un disturbo comune.
Il motivo risiede nei luoghi in cui il batterio della listeria prolifera, ovvero il terreno, i vegetali in decomposizione e gli intestini di animali selvatici o allevati (che hanno mangiato piante contaminate, ndr).
Questo batterio può essere presente poi anche nelle falde acquifere, finendo così con il posarsi anche su ortaggi e frutta fresca attraverso l’azione degli impianti di irrigazione.
Anche pesci e crostacei possono essere danneggiati da acque contaminate, mentre mosche e zecche sono animali portatori di listeriosi.
Alcuni dati dimostrano come tra il 2020 e il 2022 oltre settanta italiani siano stati colpiti da un’infezione da listeria, con un totale di tre decessi registrati.
Negli Stati Uniti d’America questo microrganismo ogni anno colpisce invece almeno 2.500 persone, provocando in media 500 morti.
Per questo, è fondamentale cercare sempre di operare la giusta prevenzione, così da ridurre i rischi di contrarre la listeriosi.
Indispensabile in questo campo è applicare correttamente le norme di igiene di base.
Quali? Lavare con attenzione tutte le verdure prima di consumarle, cuocere completamente i cibi, separare le carni crude dalle verdure e dai cibi già cotti e pronti a essere mangiati, consumare prodotti lattiero-caseari pastorizzati ed evitare di assumere formaggi se non si abbia la certezza che essi siano stati prodotti con latte pastorizzato.
Altrettanto importante è consumare in tempi brevi tutti gli alimenti deperibili e, soprattutto, lavare sempre con cura le mani e gli utensili da cucina dopo aver maneggiato degli alimenti crudi.
Qualora tutto ciò non dovesse bastare e si dovesse contrarre un’infezione da listeriosi, un modo per appurare con sicurezza la presenza in corpo del batterio è attraverso una coltura del sangue (isolamento del batterio da emocoltura, ndr) o un esame colturale (isolamento del batterio dal liquido cerebrospinale, ndr).
Passando alle cure, il trattamento a oggi consigliato a contrasto della listeriosi è la somministrazione di una terapia antibiotica specifica.
Ciò vale sia per i bambini che per gli adulti, con la cura antibiotica che, se somministrata precocemente alle donne incinta, può anche prevenire la trasmissione della malattia al feto.