La correlazione tra l’esposizione a polveri sottili e alcune malattie respiratorie, come l’asma, è stata confermata da tempo, ma negli ultimi anni sono aumentati gli studi che indagano il loro effetto sulla salute mentale dell’uomo. Secondo un nuovo studio, pubblicato sulla rivista British Medical Journal e condotto dai ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health, l’inquinamento atmosferico e in particolare l’inalazione di piccole particelle di dimensioni inferiori a 2,5 micron (2,5 PM) potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza. “Un grande passo”, secondo gli autori del lavoro, per fornire alle agenzie di regolamentazione e ai medici, dati utilizzabili per la comprensione della letteratura su questo argomento di salute estremamente importante.
Nello specifico, come riporta il Washington Post, la ricerca ha mostrato un aumento del 17% del rischio di demenza per ogni aumento di 2 μg/m3 dell’esposizione media annua al PM2,5. I ricercatori hanno anche trovato prove che suggeriscono associazioni tra demenza e ossido di azoto (aumento del rischio del 5% per ogni aumento di 10 μg/ m3 di esposizione annuale) e biossido di azoto (aumento del rischio del 2% per ogni aumento di 10 μg/ m3 di esposizione annuale), sebbene i dati erano più limitati.
Secondo un ulteriore studio, pubblicato il mese scorso, il 90% della popolazione mondiale è regolarmente esposto a livelli malsani di PM 2,5. Al momento, tuttavia, come sottolineato dagli esperti, il motivo per cui l’esposizione a poveri sottili può portare alla demenza è ancora oggetto di studio. Tuttavia, “si ipotizza che le particelle molto piccole di sostanze inquinanti entrino nei nostri corpi e penetrino nel nostro sistema circolatorio, finendo anche nel cervello“, ha riferito la ricercatrice Rebecca Edelmayer dell’Alzheimer’s Association. “Questi dati dimostrano che ci sono molti fattori nel corso della vita che possono contribuire al nostro rischio di demenza, e questo include l’ambiente“, ha aggiunto.
Oggi più di 57 milioni di soggetti in tutto il mondo convivono con la demenza e le stime suggeriscono che il numero potrebbe raggiungere quota 153 milioni entro il 2050. Gli esperti ritengono, inoltre, che fino al 40% di questi casi sia collegato a fattori di rischio potenzialmente modificabili, come l’esposizione agli inquinanti atmosferici. “Dato l’enorme numero di casi di demenza, l’identificazione di fattori di rischio modificabili attuabili per ridurre il peso della malattia avrebbe un enorme impatto personale e sociale. L’esposizione al PM2.5 e ad altri inquinanti atmosferici è modificabile in una certa misura dai comportamenti personali ma soprattutto attraverso la regolamentazione”, ha concluso Marc Weisskopf, coordinatore dello studio.
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