Linfoma non Hodgkin: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

Il linfoma non Hodgkin in Italia rappresenta circa il 3% di tutti i tumori diagnosticati. Anche se può manifestarsi a tutte le età, la sua incidenza aumenta tra gli over 65enni e gli uomini corrono un rischio leggermente maggiore di svilupparlo rispetto alle donne. Ecco cos’è il linfoma non Hodgkin, quali sono i suoi sintomi e come si cura.

Medico
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Che cos’è il linfoma non Hodgkin

Come spiegato dall’Istituto superiore di sanità sul suo portale ISSalute, il linfoma non-Hodgkin (LNH) è un tumore maligno del sistema linfatico, una rete di ghiandole e vasi sottili diffusa in tutto il corpo che ha il compito di difendere l’organismo dalle malattie e di assicurare una corretta circolazione dei liquidi. Questo tipo di linfoma, la cui causa è al momento ancora sconosciuta, si sviluppa dai linfociti, cellule presenti nel sangue e nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo, midollo osseo, tonsille e altre piccole aree dell’organismo. Nello specifico, quando è presente questa neoplasia alcuni linfociti iniziano a moltiplicarsi in modo anomalo e sregolato, raccogliendosi nei linfonodi, le ghiandole del sistema linfatico che perdono così la capacità di combattere le infezioni. Per questo, i soggetti con linfoma non Hodgkin risultano più vulnerabili e si ammalano con più facilità. I linfomi possono nascere da tutti i tipi di linfociti (B, T e NK): i più comuni in Italia sono i linfomi di derivazione dai linfociti B, che rappresentano fino al 90% dei casi. Ogni categoria è a sua volta suddivisa in diversi sottogruppi, che tengono conto dell’aspetto dei linfociti al microscopio, della loro velocità di crescita, e della loro localizzazione.

Sintomi

Il sintomo con cui il linfoma non Hodgkin si manifesta più comunemente è un ingrossamento dei linfonodi nella regione cervicale, ascellare o inguinale, anche se talvolta più essere del tutto silente per lunghi periodi. Tuttavia, come spiegato dall’Istituto superiore di sanità, l’ingrossamento di uno o più linfonodi non equivale necessariamente alla presenza di un linfoma quanto, nella maggior parte dei casi, a una possibile infezione che il sistema immunitario sta combattendo. “Altri sintomi possono dipendere dal sito in cui sono presenti i linfonodi ingrossati. Se si trovano nell’addome, ad esempio, è possibile sentire dolore o senso di indigestione. Nel caso in cui le cellule anomale siano presenti nel midollo osseo, è possibile provare stanchezza persistente, facilità al sanguinamento e maggiore vulnerabilità alle infezioni”, ha sottolineato l’Iss.

Operazione chirurgica
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Cause

Le cause di questo tipo di tumore, che comprende un gruppo di tumori rari diversi, al momento non sono ancora del tutto chiare, sebbene sia certo che il linfoma non Hodgkin sia determinato da una mutazione, ossia da un cambiamento nel Dna dei linfociti. Come spiegato dagli specialisti dell’Iss, il rischio di svilupparlo è maggiore in presenza di un parente di primo grado colpito da linfoma o di condizioni che indeboliscono il sistema immunitario. Aumenterebbe la probabilità anche se si assume una terapia a base di immunosoppressori o se in precedenza si è stati esposti al virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi infettiva.

Diagnosi e terapia del linfoma non Hodgkin

L’unico modo per confermare la presenza del linfoma non Hodgkin è eseguire una biopsia, ovvero prelevare un pezzetto del linfonodo ed esaminarlo in laboratorio. Una procedura generalmente effettuata in anestesia locale e che non richiede il ricovero, tranne in caso di difficoltà ad accedere al linfonodo. In questo caso l’intervento è eseguito in anestesia generale. Dopo averlo prelevato, l’esperto patologo lo analizza per verificare la presenza di cellule cancerose al suo interno. In caso affermativo, la biopsia consente di identificare esattamente il tipo di linfoma presente e di predisporre la pianificazione della cura più adatta, che dipende dal tipo e dallo stadio del linfoma, dall’età del paziente e dal suo stato di salute generale.
Generalmente il linfoma non Hodgkin viene trattato con chemioterapici o radioterapia, anche se in alcuni casi, nella fase iniziale, non è necessaria alcuna cura. Se al momento della diagnosi il tumore è molto piccolo, infatti, è sufficiente rimuoverlo durante l’esecuzione della biopsia.

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