Nel marzo del 1946, il fiore della mimosa fece la sua prima comparsa in Italia. Fu un’iniziativa di tre membri dell’Unione Donne Italiane a renderlo simbolo in questo paese. Dopo la Seconda guerra mondiale, la mimosa divenne uno dei pochi fiori in grado di sbocciare e di essere accessibile a tutte le tasche. Questo piccolo rametto simboleggiava la solidarietà femminile, la vicinanza e la lotta congiunta per conquistare diritti allora poco riconosciuti. Molti vedevano nella scelta di questa pianta un significato profondo, considerando che i suoi fiori sono composti da numerosi pallini, singole particolarità che si uniscono per formare una forza collettiva. Questa storia, questa giornata e questo fiore hanno una grande importanza storica. Tuttavia, non tutti apprezzano il profumo della mimosa. Il suo caratteristico aroma dolciastro e forte può causare fastidi e allergie alle vie respiratorie e agli occhi. Ecco quali sono i sintomi a cui fare attenzione e tutto quello che bisogna sapere a proposito.
Allergia alle mimose? Ecco perché bisogna stare attenti
Con l’arrivo della primavera, c’è un desiderio crescente di avvicinarsi alla natura. Tuttavia, è importante essere consapevoli che piante e fiori possono nascondere rischi. Le sostanze vegetali provenienti da piante, fiori, erbe, pollini e presenti in frutta, verdura, spezie ed essenze naturali possono provocare orticarie, dermatiti da contatto e altre reazioni cutanee.
Le piante e i fiori possono essere responsabili di diverse patologie dermatologiche. Le problematiche più comuni includono:
– l’orticaria da contatto diretta, che può essere non immunologica (mediata dal rilascio di sostanze come l’istamina) o immunologica, richiedendo una previa sensibilizzazione e la produzione di anticorpi;
– le dermatiti da contatto con piante o fitodermatiti, che possono essere irritative o allergiche. Le forme irritative sono causate da agenti meccanici, come spine di cactus, rose e biancospini, o agenti chimici, come nel caso della dermatite da narcisi provocata dai cristalli di ossalato di calcio presenti nella linfa. Nelle forme allergiche da ipersensibilità ritardata, che si manifestano con eczemi, l’identificazione delle piante come cause è spesso difficile.
Tra i fiori che causano forti e pericolose allergie c’è anche il simbolo della Festa della Donna appena terminata: le mimose. Ecco cosa bisogna sapere a proposito dei sintomi di questa specifica allergia.
Ecco quello che c’è da sapere a proposito dell’allergia alle mimose
Il fiore che da quasi ottanta anni è stato adottato come simbolo nazionale dell’8 marzo – selezionato nel 1946 dall’Unione Donne Italiane perché “di stagione” e accessibile a tutti in un Paese impoverito dalla guerra – non è gradito da tutti. Alcuni ne soffrono e non sono affatto pochi: sebbene “l’allergia alla mimosa, rispetto ad altri pollini, sia in realtà piuttosto rara“, secondo “dati prevalentemente italiani, soprattutto dell’area ligure, si stima che circa l’1% degli allergici respiratori reagisca anche al polline di mimosa. Tale percentuale può arrivare fino al 30% a seconda delle statistiche e delle regioni del mondo, soprattutto tra i lavoratori del settore florovivaistico“. Questo è quanto spiega Enrico Heffler, direttore della Scuola di specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica presso Humanitas University, all’Adnkronos Salute.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna di quest’anno, il professore dell’università di Milano ha analizzato un disturbo che sembra destinato ad aumentare a causa del riscaldamento globale, anticipando la fioritura anche di un mese. Questo problema, paradossalmente, potrebbe riguardare principalmente il genere femminile: “Tra coloro che soffrono di allergie respiratorie“, non solo specificamente di allergia alla mimosa, ma di pollinosi in generale, “i maschi sono più numerosi in giovane età. Tuttavia, in età adulta – afferma Heffler – le donne sono nettamente più colpite“. I sintomi tipici comprendono “rinite, congiuntivite ed eventualmente asma“ nei casi più gravi.
Nel linguaggio allergologico, l’intolleranza alla mimosa è denominata ‘pollinosi da contatto’. Questo significa che, affinché i sintomi si manifestino, è necessario essere in stretto contatto con il fiore o trovarsi in prossimità di una grande quantità di esso. “Il polline della mimosa, appartenente alla famiglia delle acacie“, spiega lo specialista di Humanitas, “è un polline particolarmente denso, il che significa che non viene facilmente trasportato dall’aria“, ovvero non è disperso dal vento. Questo è comune a molte piante, soprattutto quelle a fiore, le cui impollinazioni (chiamate entomofile) coinvolgono insetti anziché il vento (impollinazione anemofila).
“L’allergia alla mimosa colpisce principalmente coloro che lavorano con questa pianta o ne commerciano: gli operatori del settore florovivaistico, per i quali può costituire una malattia professionale“, sottolinea Heffler. “Inoltre – prosegue l’esperto – l’allergia alla mimosa raramente si manifesta da sola: chi sviluppa sensibilità al polline della mimosa solitamente è sensibile anche ai pollini di altre piante che fioriscono approssimativamente nello stesso periodo, solitamente da febbraio ad aprile-maggio“. Tra queste, “la betulla o il nocciolo“, che producono pollini molto più diffusi rispetto a quello della mimosa e con caratteristiche di dispersione nell’aria completamente diverse. A livello molecolare, le proteine che contengono sono simili a quelle della mimosa, ma a livello macroscopico sono molto più leggere e quindi vengono disperse nell’aria. Ecco perché per essere allergici alla betulla, ad esempio, non è necessario avvicinarsi direttamente alla pianta, ma “basta risiedere in un’area in cui ne sono presenti anche in piccole quantità“.
Per quanto riguarda la mimosa, “la vicinanza è essenziale. A causa delle proprietà chimico-fisiche del suo polline“, aggiunge Heffler, “coloro che sono esposti alla mimosa di solito lo sono a concentrazioni elevate. E come per tutte le allergie, se l’esposizione all’allergene è significativa, i sintomi possono essere più pronunciati“. Questi sintomi possono essere gestiti come per le altre forme di pollinosi, con antistaminici, corticosteroidi o broncodilatatori, seguendo le indicazioni del medico. “Un altro aspetto interessante che emerge dai dati liguri“, sottolinea l’allergologo, “è che a causa del cambiamento climatico il periodo di impollinazione della mimosa si è esteso. Se le temperature si riscaldano più precocemente durante l’anno, la pianta potrebbe fiorire anche a gennaio, anziché a metà febbraio“. In breve, a causa dei cambiamenti climatici, la stagione allergica alla mimosa per gli allergici potrebbe prolungarsi per mesi oltre l’8 marzo.
Insomma, per concludere è necessario sapere che il rischio comprende rinite, congiuntivite e asma. Tra gli adulti affetti da pollinosi, le donne sono maggiormente colpite. Inoltre, il cambiamento climatico potrebbe prolungare la durata dei sintomi. Alla festa della donna (e in generale per tutto l’anno), quindi è assolutamente necessario prestare la massima attenzione alle mimose, in modo tale da preservare la propria salute.