La velocità della camminata può essere quindi un indicatore del proprio stato di salute. La domanda che si sono posti i ricercatori è se la velocità dell’andatura misurata è associata all’invecchiamento biologico accelerato, alla funzione neurocognitiva e al declino cognitivo
La velocità della camminata può aiutare a capire il proprio stato di salute, a confermare questa tesi è uno studio della Duke University di Durham, North Carolina. “Quanto velocemente le persone camminano ci dice molto su quanto i loro corpi e anche i loro cervelli siano invecchiati nel tempo” ha spiegato Jee Hartmann Rasmussen, autrice principale e ricercatrice dell’ospedale universitario di Copenaghen e della Duke University. Gli esperti sostengono che la velocità della camminata possa riflettere la capacità dell’organismo di far fronte a stress o malattie.
Cosa dice lo studio
Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici hanno confermato che il ritmo della camminata è strettamente correlato al benessere fisico e mentale, fornendo indizi preziosi sullo stato di invecchiamento, sulla salute cardiovascolare e persino sul rischio di alcune malattie croniche. La velocità della camminata può essere quindi un indicatore del proprio stato di salute. La domanda che si sono posti i ricercatori è se la velocità dell’andatura misurata è associata all’invecchiamento biologico accelerato, alla funzione neurocognitiva e al declino cognitivo. I ricercatori della Duke University hanno analizzato, in particolare, la velocità della camminata dei pazienti che hanno da poco superato i 40 anni.
I test sono stati effettuati su 904 partecipanti in Nuova Zelanda. “Indicatori fisici e biologici di invecchiamento accelerato, tra cui l’integrità cerebrale compromessa (ad esempio, volume cerebrale ridotto e spessore corticale), sono stati associati a un’andatura lenta misurata all’età di 45 anni”, si legge nello studio. Secondo lo studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA), le persone che camminano a un ritmo più sostenuto tendono a vivere più a lungo rispetto a chi mantiene un passo più lento.
Gli esperti hanno analizzato i dati raccolti in oltre 40 anni, di persone nate tra il 1972 e il 1973 fino al compimento dei 45 anni. Ne è stata misurata la velocità della camminata e tracciato un quadro completo del loro stato di salute considerando l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo. Dopo aver distinto i partecipanti in base alla propria andatura (lenta di circa 1,2 metri al secondo e più veloce di circa 1,7 metri al secondo), hanno associato un’andatura troppo lenta a una “scarsa funzionalità fisica“. “Chi cammina troppo lentamente sta invecchiando più velocemente anche in base ai dati raccolti sull’invecchiamento del viso dei partecipanti“, si legge nello studio. Per i ricercatori chi, dopo i 40 anni, ha una camminata ancora abbastanza veloce ha meno probabilità di soffrire di demenza in tarda età rispetto a chi ha una camminata più lenta.
Un altro studio pubblicato nel 2022 dalla Monash University di Frankston, Australia, conferma che una camminata ridotta è un indicatore di un possibile rischio di demenza dopo i 65 anni.
I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) raccomandano 150 minuti di attività sportiva moderata a settimana, con due giorni dedicati al rinforzo muscolare.