Non sono poche le persone che soffrono di sonno. Ma cosa accade quando si dorme poco o, addirittura, non si riesce proprio a dormire? La stanchezza si fa sentire, eccome, ma siamo anche facilmente irascibili e non riusciamo a concentrarci. Inoltre, quando si è poco riposati è anche difficile ricordare gli episodi e formare nuovi ricordi. Il nostro cervello è come se si trovasse sotto stress. E può entrare in questa “modalità” anche in una sola notte se si dovesse dormire meno di sei ore. Viene compromessa la memoria a breve termine nel giorno successivo. In sostanza, per entrare nel dettaglio, il debito di sonno rischia di interferire con la capacità dei neuroni di codificare le informazioni e di tradurre così l’input visivo in pensiero cosciente. Quindi, le cellule cerebrali non sono in grado di comunicare fra loro. Ed ecco allora che si presentano i vuoti di memoria. Certo, è una situazione soggettiva. Non tutte le persone reagiscono allo stesso modo alla privazione del sonno. Ma, in generale, una carenza del sonno stesso dà maggior carico al cervello che va, come già accennato, sotto stress.
I rischi della privazione del sonno
Ci sono anche persone che vanno in una privazione estrema di sonno. Sono costrette (o anche per volontà loro) a restare svegli anche per oltre 24 ore (a chi non è capitato per motivi lavorativi o personali?). In questo caso, ma è sempre una cosa soggettiva, le persone sono talmente stanche da comportarsi come se fossero ubriache. C’è una debolezza muscolare, una perdita di concentrazione, grande possibilità di non ricordare situazioni accadute anche poco tempo prima. Inoltre, ci sono casi anche di allucinazioni. Il cervello, è risaputo, riesce a immagazzinare i ricordi quando è sottoposto a un ottimo riposo. Il sonno Rem svolge un ruolo particolarmente importante nel mantenere i ricordi. Infatti, durante il sonno Rem si attivano reti neuronali molto complesse, coinvolte nel consolidamento dei ricordi.
“Quando le persone non riposano a sufficienza e si svegliano prima di essere completamente riposate dormono nel complesso di meno ed è probabile che perdano anche l’ultimo e più lungo periodo di sonno Rem, che avviene nelle ultime ore di riposo. Ed è questo il motivo per cui ci si può sentire nervosi, ansiosi, irritabili ed è facile che non si ricordino alcune cose”, ha detto al New York Times, e ripreso dal Corriere della Sera, la dottoressa Indira Gurubhagavatula, specialista del sonno presso la Penn Medicine University. Nel cervello questi cambiamenti si manifestano come una minore attività nella corteccia prefrontale, responsabile della pianificazione, del processo decisionale e di altre funzioni esecutive.
Le difficoltà alle quali si va incontro
Come già scritto, quando il cervello non ha riposato abbastanza, c’è un calo di concentrazione che comporta anche una difficoltà a memorizzare informazioni. Situazione analoga quando una persona vive un momento di ansia o di preoccupazione. In quel momento la mente non è del tutto presente e, quindi, può limitare la quantità di informazioni codificate dal cervello. Ed è per questo che capita di non ricordare dettagli (a volte importanti) di conversazioni o di eventi vissuti. Chi non ha vissuto il disagio di non ricordarsi dove ha parcheggiato la macchina o appoggiato un oggetto? La ricerca mostra che le persone “che dormono meno di quanto sia loro necessario hanno tempi di risposta più lenti, difficoltà nei processi decisionali e nell’attenzione e un peggioramento della memoria”, ha confermato, al Corriere della Sera, Carlotta Mutti, neurologa del Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale di Parma. In questo stato psico-fisico, come è ben comprensibile, è meglio non mettersi al volante perché i riflessi sono rallentati.
La funzione della memoria a breve termine
La privazione di sonno, però, non intacca i nostri ricordi più profondi. Infatti, anche quando non si è proprio in forma ci si può ricordare dettagli biografici di molti anni prima. Quindi, il problema riguarda tutte le informazioni recenti. Sempre secondo come riporta il Corriere della Sera, uno studio condotto su oltre 479mila adulti di età compresa tra 38 e 73 anni ha rilevato che le persone che affermavano di dormire in genere tra le tre e le sei ore avevano risultati peggiori nei test cognitivi volti a misurare la loro funzione esecutiva rispetto alle persone che dormivano tra le sei e le otto ore. Cosa bisogna fare allora per combattere la stanchezza o un calo di concentrazione dovuti alla privazione di sonno? Potrebbero essere necessarie diverse notti in cui si riesce ad arrivare al sonno profondo. Insomma, è meglio riposare.