La peste è una malattia infettiva di origine batterica causata da Yersinia pestis, un coccobacillo appartenente alla famiglia Enterobacteriaceae. Questa malattia zoonotica è tipicamente trasmessa da pulci presenti su roditori selvatici e urbani, che costituiscono il serbatoio dell’infezione. La peste è una grave malattia di origine batterica che può avere conseguenze letali. La sua mortalità è di circa il 60%, ma questo tasso può scendere al 8-10% se viene avviata tempestivamente un’adeguata terapia antibiotica. Vediamo tutto quello che sappiamo su questa malattia.
Peste e peste bubbonica, ecco quello che c’è da sapere a proposito
Quando si pensa alla peste il pensiero va, naturalmente, alle epidemie che in un lontano passato hanno colpito il nostro continente portando alla morte di milioni di persone, ma non tutti sanno che ancora oggi è presente e, di tanto in tanto, scoppiano focolai in diverse zone del mondo. La diffusione della peste è eterogenea in tutto il mondo: l’OMS riporta globalmente da mille a tremila casi ogni anno, concentrati principalmente in Africa, Asia e Sudamerica.
La Yersinia pestis è un batterio Gram-negativo di piccole dimensioni, che non si muove, e può vivere sia in ambienti aerobi che anaerobi. Fu identificato durante un’epidemia a Hong Kong nel 1894 da Alexandre Yersin, uno scienziato dell’Istituto Pasteur, che inizialmente lo classificò come Pasteurella pestis. Nel 1967, il batterio fu ribattezzato Yersinia.
La Yersinia pestis può sopravvivere a lungo in acqua, suoli umidi, carcasse di roditori infetti e, in generale, in materiali organici essiccati. Il ciclo naturale di questo batterio è mantenuto principalmente dai roditori in molte zone endemiche.
Modifiche ambientali e climatiche, come prolungate siccità, possono portare a improvvisi e diffusi declini nella popolazione di roditori, lasciando le pulci prive della loro fonte di cibo. Queste condizioni spingono le pulci a cercare altri mammiferi, tra cui animali domestici e, talvolta, esseri umani, come ospiti alternativi.
Gli esseri umani possono essere infettati occasionalmente tramite il morso di una pulce contaminata; meno frequentemente, la peste può essere contratta attraverso il contatto diretto, l’inalazione di particelle (come saliva e feci provenienti da animali o persone malate) o, ancor più raramente, l’ingestione di materiale organico da animali infetti. Durante le epidemie, la trasmissione può avvenire direttamente da individuo a individuo attraverso l’inalazione di goccioline respiratorie (droplets) provenienti da pazienti con infezione polmonare (peste polmonare). L’infezione da Yersinia pestis è veicolata dalle pulci che infestano roditori selvatici e urbani, quali topi, gerbilli, scoiattoli, marmotte e cani della prateria. In determinate circostanze, l’infezione può essere trasmessa anche dagli animali domestici, come i gatti e, raramente, i cani. Quindi, non sono soltanto i ratti ad essere coinvolti.
La peste bubbonica
Tra le complicanze della peste, la più frequente è la peste bubbonica. In questo caso, dopo un lasso temporale di incubazione di 2-6 giorni, emergono i segni della malattia che richiamano quelli dell’influenza: diffusi dolori muscolari, sensazione di debolezza, febbre elevata (compresa tra 39,5 e 41 gradi), brividi, mal di testa, nausea e disturbi gastrointestinali. A livello della cute, nell’area interessata dal morso della pulce, può formarsi una piccola vescicola. La Yersinia pestis invade poi i linfonodi regionali, innescando un’infiammazione che causa l’ingrossamento del “bubbone”, accompagnato da un’intensa sensibilità e circondato da tessuto edematoso. Le zone più colpite dalla peste bubbonica solitamente includono l’inguine, l’ascella e il collo.
Col passare del tempo, possono svilupparsi processi purulenti e le lesioni primarie possono essere aggravate da infezioni secondarie, complicando il quadro clinico della malattia. Sono comuni anche ipotensione arteriosa, tachicardia, tossiemia e shock. Il paziente potrebbe manifestare agitazione, delirio, confusione e perdita di coordinazione.
Di solito, il batterio responsabile della peste bubbonica si diffonde agli esseri umani, Homo sapiens, tramite il morso di pulci infette. Altri scenari comprendono la trasmissione della zoonosi attraverso il contatto diretto con materiale organico contaminato proveniente da animali malati. Il contagio può anche avvenire per via respiratoria, quando si inala piccole particelle o goccioline infette.
Le creature animali più frequentemente associate alla trasmissione della peste bubbonica sono quelle dell’ordine dei roditori, come topi, ratti e scoiattoli. Tuttavia, a volte il batterio può essere trasmesso agli esseri umani anche dai più comuni animali domestici, come i gatti, e, sebbene più raramente, dai cani e dai felini.
In assenza di un trattamento adeguato, la peste bubbonica è associata a un tasso di mortalità significativo, che può raggiungere una percentuale del 50%.
Come detto in precedenza, la peste, e nello specifico quella bubbonica, sono ancora oggi presenti e meritano una considerevole attenzione, anche se, viste le epidemie del passato, si può arrivare a fare allarmismi inutili anche in situazioni ritenute tranquille.
L’ultimo caso di peste bubbonica registrato è avvenuto in questi giorni in Oregon, negli Stati Uniti (dove non ne veniva registrato uno da 8 anni), dove un uomo è stato infettato dal suo gatto domestico, il quale era stato morso a sua volta da pulci infette. La notizia ha destato non poche preoccupazioni, perché, come detto, era ormai dal 2015 che non venivano segnalati casi di peste bubbonica in Oregon. Tuttavia, le autorità hanno dichiarato che il paziente sta rispondendo bene alla terapia antibiotica e che tutti i contatti diretti sono stati informati e tenuti sotto controllo. La diffusione del contagio, dunque, si ritiene arginata.
Ma esistono cure e/o vaccini contro la peste?
Se la peste viene diagnosticata entro le prime 24 ore dall’insorgenza dei sintomi, può essere efficacemente trattata con antibiotici come streptomicina, tetracicline, gentamicina, cloramfenicolo e doxiciclina. Nella profilassi post-esposizione, viene utilizzata un’associazione di trimetoprim e sulfametossazolo. Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) degli Stati Uniti, si consiglia il trattamento antibiotico anche per coloro che potrebbero essere stati esposti alla malattia al fine di prevenire il suo sviluppo. Se il trattamento non viene avviato tempestivamente, il paziente rischia di morire entro pochi giorni.
Attualmente, i vaccini contro la peste sono disponibili solo per le persone ad alto rischio di contrarre l’infezione, come il personale medico, gli addetti di laboratorio e i ricercatori. Anche se in passato sono stati utilizzati numerosi vaccini contro la peste, sia attenuati che contenenti bacilli morti, durante le epidemie non hanno dimostrato un’elevata efficacia. Nuovi vaccini sono attualmente in fase di sviluppo.