La lebbra è una malattia antica che, nonostante sia stata debellata in molte parti del mondo, continua ad essere presente in alcuni Paesi. Ma in che misura? E quali sono i luoghi in cui questa malattia è ancora diffusa? In questo articolo esploreremo i dati e le informazioni più recenti sulla lebbra nel mondo, per capire se e dove questa malattia esiste ancora.
I microrganismi responsabili della lebbra si moltiplicano a ritmo lento all’interno del corpo. Pertanto, i segni di questa patologia possono diventare evidenti molti anni dopo il contagio. La lebbra colpisce principalmente la pelle e i nervi periferici. Si formano tipiche lesioni cutanee, ma i sintomi legati al deterioramento dei nervi, come il formicolio e la perdita di sensibilità della pelle, possono eccedere fino alla totale perdita di sensibilità al calore e al dolore. La debolezza muscolare è un altro sintomo.
La mancanza di sensibilità potrebbe portare ad infortuni come ustioni o tagli che il paziente potrebbe non notare. Tuttavia, esistono diverse forme di lebbra che provocano segni specifici: la lebbra tubercoloide si distingue per poche lesioni ben delimitate sulla pelle e le zone afflitte diventano insensibili a causa dei danni ai nervi sottostanti; la lebbra lepromatosa provoca la comparsa di numerose lesioni sulla pelle, ed è frequentemente collegata a debolezza della muscolatura. Più parti del corpo, come il naso e la zona lombare, possono essere interessate; infine, la lebbra borderline provoca sintomi che sono comuni sia alla lebbra tubercoloide che alla lebbra lepromatosa.
La diagnosi della lebbra si fonda sull’esame della cartella clinica del paziente e su un esame fisico che rivelerà segni distintivi come lesioni cutanee, nervi gonfiati (che possono essere toccati), debolezza nei muscoli e insensibilità. La validazione definitiva della diagnosi viene fatta in laboratorio, dove frammenti della biopsia della pelle affetta sono esaminati al microscopio per controllare la presenza del M. leprae.
Per combattere il M. Leprae, si adopera un trattamento antibiotico che involves l’uso di un mix di medicamenti. Questi devono essere assunti per un periodo che può estendersi da pochi mesi a diversi anni. Gli antibiotici arrestano l’avanzamento della patologia, tuttavia, i danni ai nervi e l’incapacità di percepire calore o dolore non possono essere invertiti.
Se si interviene prontamente, l’esito della cura della lebbra può essere positivo. Tuttavia, se non trattata tempestivamente, i danni causati dal progredire della patologia sono permanenti. L’accessibilità di farmaci adeguati per la cura e l’eliminazione veloce della trasmissibilità ha rivoluzionato l’approccio nei confronti del malato, permettendo di passare dall’isolamento sociale di questi individui alla cura in ambulatorio senza la necessità di ospedalizzazione.
La lebbra è davvero un mistero che si estende fino all’alba dei tempi. Dando un’occhiata ai vecchi scritti indiani e cinesi, e persino alla Bibbia, si scopre che alcune malattie orrende e vergognose potrebbero essere state la lebbra in realtà. Ma non siamo sicuri di queste scoperte, quindi è difficile tracciare un percorso chiaro. Le prime descrizioni dettagliate della lebbra si trovano nel Sushruta Samhita, una collezione di tradizioni medicinali datata al VI secolo A.C. dall’India antica. Ecco perché l’India è spesso vista come il punto di inizio della lebbra, o quantomeno uno dei primi posti sulla Terra a vederla.
La lebbra si è mossa dall’Indocina alla Cina, e da lì al Giappone. Si è poi spostata a ovest, trascinata dalla guerra di Dario e Alessandro, raggiungendo la Persia, il Medio Oriente e l’Egitto. I Fenici hanno contribuito a farla pervadere la costa mediterranea, e poi le legioni romane l’hanno portata nel cuore dell’Occidente all’alba dell’era cristiana. Viaggiatori, invasori barbari e saraceni hanno ulteriormente spinto la sua diffusione in tutta Europa, estendendola fino all’Islanda. Dopo le Crociate, la lebbra ha raggiunto il suo massimo in Europa nei secoli XII e XIII.
Con l’avvento del cristianesimo, soprattutto nell’Occidente, i lebbrosi sono diventati dei simboli di punizione divina, marchiati dal Padre Nostro come monito per tutti. Oltre alla loro sfortuna, hanno dovuto affrontare una cruda emarginazione, un timore tale che li ha fatti sentire come morti in vita, allontanati dalla società attraverso un rituale chiamato separatio leprosorum.
Nel corso del Medioevo, in Europa, le persone affette da lebbra erano costrette ad indossare abiti distintivi e a suonare campanelli per avvertire del loro arrivo. Dovevano anche passeggiare su un lato preciso della strada, in base alla direzione del vento. L’assistenza ai malati di lebbra ebbe inizio grazie all’iniziativa di missionari cristiani che aprirono ospedali dedicati.
Ma, il cambiamento significativo avvenne grazie a Mahatma Gandhi. Egli insegnò a tutta la società a rispettare e ad avere compassione per le persone affette da lebbra. Gandhi fu il primo a dare l’esempio di non chiamare queste persone “lebbrosi”. Il suo sforzo ha permesso loro di avanzare sia economicamente che socialmente. Nonostante i progressi, purtroppo, in India e in altri paesi meno sviluppati, le persone affette da lebbra sono ancora vittime di una forte emarginazione e discriminazione sociale.
La lebbra rimane un stigma che provoca la perdita del lavoro, la negazione di un alloggio adeguato e l’allontanamento sociale.
La lebbra rimane ancora oggi un problema di rilevanza globale
Nel 2019, l’OMS ha riportato ben 202.256 nuovi pazienti con lebbra in tutto il pianeta. Guarda un po’, la gran parte, oltre l’80%, si trova in India, Brasile e Indonesia, secondo i dati forniti da 161 nazioni.
Tutti quei bambini che rischiano di prendere questa malattia e i ritardi nel rilevarla, soprattutto in quei luoghi nei quali il sistema sanitario lascia proprio a desiderare, quasi invisibile per quelli che ne avrebbero più bisogno è davvero spaventoso.
Questi posti stanno già combattendo una battaglia contro la malnutrizione. A causa del periodo di incubazione dell’infezione che può durare anni, chi ha il Mycobacterium leprae ma non presenta sintomi, può passare la malattia ad altri, rendendo difficile eliminarla completamente.
L’OMS, però, ha una strategia per combatterla, formulata tra il 2016 e il 2020. L’obiettivo è di raggiungere un mondo senza lebbra il prima possibile, intensificando gli sforzi per il controllo della malattia e per prevenire l’invalidità, soprattutto tra i bambini con lebbra nei luoghi dove la malattia è endemica.
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