“La casa dei ricordi” nel cervello, una ricerca sulla memoria svela dove si trova

Scoperta la “casa dei ricordi” nel cervello: la corteccia entorinale laterale è cruciale per la memoria e può aiutare nella lotta contro le malattie neurodegenerative

È stata identificata la “casa dei ricordi” nel nostro cervello: si trova nella corteccia entorinale laterale, un’area cruciale per la formazione e il richiamo della memoria. Questo risultato proviene da uno studio internazionale pubblicato su Cell Reports e guidato dall’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

La scoperta apre nuove prospettive nella lotta contro le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, poiché chiarire questi processi potrebbe portare a interventi mirati per rallentare il deterioramento della memoria.

La “casa dei ricordi” nel cervello: di cosa si tratta

La memoria episodica, che ci consente di ricordare eventi specifici integrando informazioni su cosa è accaduto, quando e dove, è una funzione complessa del cervello che coinvolge meccanismi neuronali avanzati. Lo studio ha dimostrato che un maggiore numero di neuroni attivi nella corteccia entorinale laterale corrisponde alla creazione di nuovi ricordi. Nicola Origlia, coordinatore della ricerca, ha sottolineato l’importanza di questa area cerebrale, evidenziando che un aumento dell’attività neuronale è strettamente collegato alla capacità di formare memorie.

La "casa dei ricordi" nel cervello: di cosa si tratta
La “casa dei ricordi” nel cervello: di cosa si tratta | Unsplash – saluteweb.it

 

Francesca Tozzi e Stefano Guglielmo, i principali autori dello studio, hanno osservato che i neuroni attivi nella corteccia entorinale non solo si attivano durante la formazione dei ricordi, ma si riattivano anche durante il richiamo delle esperienze passate. Quando questi neuroni vengono “silenziati”, cioè inibiti, la capacità di richiamare specifici ricordi risulta compromessa, suggerendo che la funzionalità di questa regione sia fondamentale per mantenere integra la memoria.

La corteccia entorinale è una delle prime aree colpite dai processi degenerativi che caratterizzano patologie come l’Alzheimer. Questo deterioramento precoce si manifesta spesso sotto forma di una compromissione della memoria episodica, la capacità di richiamare esperienze passate e organizzare le informazioni spaziali e temporali. Origlia ha spiegato che la conoscenza approfondita di questi processi neurobiologici potrebbe fornire strumenti nuovi e utili per contrastare l’avanzamento di queste malattie, permettendo di intervenire precocemente sulle aree cerebrali coinvolte.

Il ruolo della corteccia entorinale laterale nella memoria episodica rappresenta quindi un punto di riferimento fondamentale non solo per comprendere il funzionamento della memoria umana ma anche per sviluppare terapie contro le patologie neurodegenerative. La memoria episodica non riguarda semplicemente il “ricordare”, ma implica una complessa interazione tra reti di neuroni che costruiscono e richiamano informazioni con precisione. Lo studio ha chiarito come la corteccia entorinale laterale agisca da centro di elaborazione, modulando l’attività neuronale e contribuendo all’integrità dei ricordi nel tempo.

La memoria episodica ci consente di navigare nel passato e di connettere le esperienze, un processo reso possibile dalla corteccia entorinale laterale e dai suoi neuroni, che agiscono come un archivio vivente. Tommaso Pizzorusso, direttore del laboratorio di biologia della Scuola Normale Superiore di Pisa, sottolinea come i risultati di questo studio siano un passo avanti nella comprensione dei meccanismi mnemonici e nell’individuazione di segnali precoci di degenerazione neuronale.

Inoltre, la scoperta della centralità della corteccia entorinale è rilevante anche per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche mirate. Infatti, comprendere come le reti di neuroni interagiscono per costruire la memoria episodica può aprire la strada a trattamenti che rafforzino la resistenza di questa area cerebrale agli effetti delle malattie neurodegenerative.

Agendo direttamente sui meccanismi neuronali, sarebbe possibile, in futuro, intervenire prima che la memoria si deteriori gravemente, migliorando la qualità della vita delle persone affette da Alzheimer o da altre patologie correlate.

In sintesi, lo studio sulla corteccia entorinale laterale e sul suo ruolo nella memoria rappresenta un importante passo avanti nella neurobiologia, con implicazioni che spaziano dalla comprensione del cervello sano alla possibilità di intervenire efficacemente contro le malattie che causano la perdita della memoria.

Grazie a questa “casa dei ricordi”, il campo della neuroscienza dispone ora di una chiave fondamentale per preservare le memorie e per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

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