Il Kombucha è una bevanda fermentata al tè che ha una lunghissima tradizione alle spalle ed è bevuta da oltre duemila anni in Oriente, diventata famosa in Occidente in quanto ricchissima di benefici e proprietà, diventando una bevanda ricercatissima in molte nazioni.
È stretta parente della birra, vino, kyas e tepache, ma anche di tanti altri alimenti fermentati come yogurt, kefir d’acqua, kimchi, crauti e verdure fermentate.
Il Kombucha è un alimento ricco di batteri “amici”, antiossidanti, polifenoli e vitamine del gruppo B. È anche un ottimo alleato nella depurazione di fegato e sangue ed è ideale per rafforzare il sistema immunitario.
La storia misteriosa del kombucha
I kombucha sono conosciuti in lingua cinese come chájūn, in giapponese come kocha-kinoko, in coreano come hongchabeoseotcha e in russo come chaynyy grib; tutti questi sostantivi hanno lo stesso significato, ovvero “fungo del tè”.
Alcuni ritengono che i kombucha siano in grado di contribuire alla cura molte malattie e disturbi, anche se non esistono prove concrete a dimostrarlo.
Per contro, sono stati documentati molti casi di effetti avversi legati al consumo di kombucha e, nella preparazione casalinga, esiste un certo rischio di contaminazione avversa.
Una revisione sistematica ha rivelato che i vari benefici, per lo più molto vaghi, del consumo di kombucha non ne giustificano i rischi. Pertanto, le bevande non dovrebbero essere raccomandate come alimenti terapeutici, ma ciò non toglie che rientrino comunque nell’insieme delle bevande funzionali.
Implicazioni salutistiche del kombucha
Il consumo di kombucha è stato pubblicizzato in merito alla convinzione che questo possa vantare certi effetti terapeutici, quali migliorare varie condizioni patologiche tra cui AIDS, cancro e diabete mellito di tipo 2, stimolare il sistema immunitario, aumentare la libido e invertire la formazione dei capelli bianchi.
Ebbene, le evidenze scientifiche sull’uomo sono considerate piuttosto insoddisfacenti: nonostante i test sugli animali e in vitro suggeriscano che il consumo di kombucha può rivelarsi utile ma non terapeutico, nel 2014 è stato avviato un progetto di sperimentazione umana per confermare o confutare queste teorie.
In una revisione sistematica del 2003, il ricercatore Edzard Ernst ha definito i kombucha come un “esempio estremo” di rimedio non convenzionale, a causa della grande disparità tra gli improbabili effetti terapeutici ed il potenziale nocivo dei kombucha.
Si è poi concluso che l’elenco dei benefici terapeutici reali sia piuttosto insignificante e comunque inferiore ai rischi che ne derivano.
Inoltre è possibile affermare con certezza che il kombucha non dovrebbe essere mai raccomandato per l’uso medicinale in certe malattie.
Possibili effetti collaterali
Le segnalazioni sugli effetti correlati al consumo di kombucha sono fortunatamente piuttosto rare, ma comunque rilevanti. La scarsità dei reclami è dovuta in parte alla rarità delle circostanze e in parte alla sottostima dei sintomi percepiti.
Gli effetti collaterali associati al consumo del kombucha includono tossicità epatica, tossicità renale e acidosi metabolica: una donna è deceduta in seguito al consumo di kombucha, anche se non è stato possibile correlare inequivocabilmente causa ed effetto.
Alcuni possibili effetti negativi dei kombucha sulla salute interessano: il pH acido (tendenza all’acidosi del sangue), l’eccesso di microorganismi e le contaminazioni batteriche o fungine indesiderate.
In merito a quest’ultima evenienza, certi studi hanno rivelato la presenza di acido usnico nei kombucha, ovvero un’epatotossina tipicamente secreta dai cianobatteri dei licheni.
L’uso topico del kombucha è stato anche associato ad infezioni da antrace sulla pelle, ma non è chiaro se la contaminazione sia avvenuta durante la conservazione o la produzione.
Grazie al suo apporto microbico e alla frequente sporcizia dei contenitori, il kombucha è severamente vietato ai soggetti immunodepressi, alle gravide, alle nutrici ed ai bambini sotto i 4 anni.
Per quanto riguarda le preparazioni commerciali, è invece verosimile ipotizzarne una maggiore sicurezza d’uso.