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Istat, il 29,4% degli italiani non si fida a bere l’acqua dal rubinetto

Le famiglie italiane dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto. E sono ben il 29,4%, dato stabile rispetto al 2021 indicato dall’Istat. 

Foto | Pixabay @com77380

Ci sono notevoli differenze sul piano territoriale: si passa dal 17,4 nel Nord – est al 58,3% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia con il 61,7%, in Calabria con il 51,1% e in Sardegna con il 48,6%.

Si prelevano quantitativi sempre maggiori di acque minerali nazionali per produrre l’acqua in bottiglia. Questo mercato coinvolge 173 comuni italiani per un totale di 297 concessioni rilasciate ai privati dalle istituzioni pubbliche.

Nel 2020, questi prelievi hanno raggiunto i 19,8 milioni di metri cubi, segnando un +3,6% rispetto al 2019. L’aumento è costante dal 2015, con un tasso medio annuo di crescita del +4,1%.

Il maggiore consumo di acqua minerale si registra nel Nord-ovest con il 86,3% e nelle Isole 84,5%, quello minore nel Sud 76,1%. Il primato nel consumo di acqua in bottiglia lo detiene l’Umbria con il 91,4% dei cittadini che la acquista.

Per molte famiglie in Italia nel 2022 resta poco comprensibile la lettura della bolletta dell’acqua: le famiglie che dichiarano di essere molto o abbastanza soddisfatte della comprensibilità delle bollette sono quasi il 70%.

Aumento del costo dell’acqua minerale in bottiglia

Secondo l’associazione Assoutenti, l’acqua minerale è uno dei beni alimentari che nell’ultimo anno ha subìto i maggiori incrementi dei listini. In base all’ultimo dato Istat sull’inflazione, un litro di acqua – ha spiegato Assoutenti – costa oggi in media il 15% in più rispetto allo scorso anno.

Assoutenti ha inoltre stilato una classifica delle città italiane dove l’acqua minerale costa di più; i prezzi sono in euro e relativi a una confezione da 6 bottiglie da 1,5 litri.

Foto | Pixabay @congerdesign

In decima posizione c’è Vercelli, dove il costo di una cassa d’acqua è in media di 2,56 euro. In nona posizione si trova Bologna, dove per 6 bottiglie da 1,5 mezzo di minerale si sborsano 2,6 euro. Roma è all’ottavo posto con una spesa media di 2,62 euro per una cassa d’acqua.

In settima (e sesta) posizione a pari merito, ci sono Treviso e Aosta, con un balzo di 11 centesimi rispetto alla capitale: nel capoluogo veneto e in quello valdostano per 6 bottiglie d’acqua da 1,5 litri si sborsano 2,73 euro.

In quinta posizione, ma a poca distanza dalle precedenti, c’è Reggio Emilia che fa pagare in media 2,77 euro per una cassa di acqua minerale. In quarta posizione si trova Biella, anche questa di poco più cara del comune emiliano, che resta fuori dal podio con i suoi 2,81 euro per una confezione d’acqua da 1,5 litri.

In terza posizione Gorizia con una spesa media di 2,88 euro per ogni cassa d’acqua minerale da 1,5 litri. Trento è in seconda posizione con un costo medio di ben 3,02 euro per 6 bottiglie di acqua minerale da 1,5 litri. La città più cara d’Italia, infine, è Bolzano, dove si toccano i 3,09 euro spesi per ogni confezione da 1,5 litri di acqua minerale.

In coda alla classifica, invece, le acque minerali più economiche sono a Napoli, con una spesa di 1,56 euro a confezione da 1,5 litri per 6 bottiglie, Bari con 1,76 euro e Catanzaro con 1,77 euro.

Servizio discontinuo e razionamento dell’acqua

Nel 2022 una famiglia su dieci lamenta irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua. Al nord appena il 3% delle famiglie vive un disservizio di questo tipo, mentre al sud – soprattutto in Calabria, Sicilia e Sardegna – si arriva al 40%.

Intanto i razionamenti dell’acqua coinvolgono sempre più città arrivando anche al nord. È però al sud che si vive più intensamente il problema: nel 2021 le misure di razionamento sono adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne Messina e Siracusa), in tre della Calabria (Reggio di Calabria, Cosenza e Crotone), in uno della Campania (Avellino), due dell’Abruzzo (Chieti e Pescara), uno della Toscana (Prato) e uno del Veneto (Verona).

Nel 2021, 15 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana hanno attuato misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, segnando un incremento rispetto al 2020 (+4 comuni).

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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