Il Dr. Yu-Ming Ni del MemorialCare Heart and Vascular Institute at Orange Coast Medical Center, in California, ha provato a spiegare l’importante correlazione che esiste tra alta assunzione di sale e ipertensione. Il sale richiamerebbe acqua e quindi sangue nei vasi sanguigni delle arterie, facendo alzare la pressione che aumenta perché coinvolta nel trasporto.
Dagli ultimi studi in merito si è potuto notare che una forte e costante diminuzione dell’apporto di sale nel nostro organismo aiuterebbe gli individui che soffrono di pressione alta ad abbassarne i livelli. I benefici riscontrabili sarebbero anche legati a specifici aspetti fisiologici e al benessere mentale. È stato confermato, infatti, che una restrizione di sale nella dieta migliorerebbe condizioni di ansia, stress e depressione.
L’esperimento
I ricercatori hanno chiesto a un campione di 41 pazienti che soffrono di ipertensione di seguire rigidamente una dieta iposodica offrendo loro anche il supporto di un’applicazione mobile. I medici, che hanno monitorando grazie a questa l’andamento del lavoro svolto, sono intervenuti ogni quattro settimane per un controllo diretto tramite analisi urinarie per comprendere lo stato attuale del sodio nel corpo e per assicurarsi dei protocolli nutrizionali.
Così, è stato verificato che proprio la sua riduzione ha comportato un miglioramento dei valori di ipertensione e dei sintomi di depressione e ansia. L’applicazione per smartphone consentiva ai partecipanti di quantificare i livelli di sodio nei cibi preparati a casa o mangiati fuori e in quelli confezionati. I ricercatori hanno scoperto che l’utilizzo di questa applicazione ha motivato in modo significativo i partecipanti, grazie ai consigli utili che offriva, alle ricette a basso contenuto di sale suggerite, a un sistema di ricompense e soprattutto per la possibilità di rivolgersi tramite chat a degli esperti per chiarire qualsiasi loro dubbio. Lo studio è pubblicato sul Journal of Internal MedicineFonte.
“La maggior parte delle persone soffre di ipertensione essenziale, cioè di ipertensione senza una causa di fondo specifica e curabile“, ha detto il dottor Holger Schneider, autore principale dello studio, “fino al 15% dei casi può essere attribuito all’ipertensione secondaria“, “l’aldosteronismo primario è la causa endocrina più comune di ipertensione arteriosa secondaria“, ha aggiunto. Lo studio ha sottolineato l’importanza di un elemento specifico nella correlazione tra sale e pressione alta, principale causa di quest’ultima ed è l’aldosteronismo primario. L’eccessiva produzione di questo ormone, insieme a un elevato apporto di sodio nell’alimentazione, aggrava il rischio cardiovascolare.
Le dosi consigliate
L’American Heart Association raccomanda a qualsiasi adulto di non superare un consumo di sale pari a un cucchiaino da tè, circa 2.300 mg al giorno. Per le persone che soffrono di ipertensione, invece, il limite da introdurre dovrebbe essere di circa due terzi di un cucchiaino, pari a 1.500 mg.