Invecchiamento cerebrale, la musica aiuta a rallentarlo?

L’invecchiamento è un processo naturale che colpisce ogni essere vivente sulla Terra e che spesso comporta doversi adattare all’emergere di alcune problematiche, con le quali bisogna imparare a convivere nel tempo.

Quando a invecchiare è un organo fondamentale per l’organismo umano come il cervello, le conseguenze possono essere però davvero poco gradite a chi è costretto a subirle.

Per questo, cercare di mantenere sempre in forma quello che è a tutti gli effetti il pannello di controllo del nostro corpo è un’azione alla quale chiunque dovrebbe prestare attenzione nel corso della propria vita.

Prevenire, o comunque rallentare, l’invecchiamento cerebrale può fare la differenza, soprattutto quando si ha una certa età, ed è qui che la musica potrebbe giocare un ruolo fondamentale.

Musica vs. invecchiamento cerebrale

Uno studio condotto da alcuni ricercatori delle università di Ginevra (in Svizzera) e Hannover (in Germania) e pubblicato sulla rivista NeuroImage Reports ha dimostrato come la musica possa aiutare a prevenire il declino cognitivo.

Nello specifico, suonare uno strumento musicale o anche ascoltare della musica riesce a rallentare il naturale processo di invecchiamento cerebrale, stimolando la produzione di materia grigia nel cervello umano.

Donna anziana ascolta un video musicale
Immagine | Unsplash @GeorgArthurPflueger – Saluteweb.it

Questo il risultato ottenuto dagli scienziati, i quali hanno sottoposto a vari test una platea formata da oltre 100 pensionati di età compresa tra i 62 e i 78 anni.

Tutti i soggetti scelti non avevano mai suonato alcuno strumento musicale ed erano mentalmente sani.

Entrando più nello specifico, i ricercatori hanno suddiviso in due gruppi distinti i partecipanti all’esperimento, sottoponendo una parte di loro a delle lezioni di pianoforte e l’altra a delle lezioni di ascolto attivo.

Mentre per il primo gruppo il focus era quello di imparare a suonare il piano, al secondo è stato richiesto di riconoscere degli strumenti musicali e analizzare le proprietà dei diversi stili proposti in fase di ascolto.

In entrambi i casi la durata di ogni singola lezione è stata di un’ora di tempo, con gli scienziati che hanno anche affidato a ogni persona il compito di svolgere degli esercizi a casa per la durata di una mezz’ora al giorno.

Questo schema è stato ripetuto per sei mesi, dopo i quali gli studiosi hanno rilevato in tutti e due i gruppi un aumento della materia grigia in quattro regioni cerebrali implicate nel funzionamento cognitivo di alto livello.

Tra queste anche alcune zone del cervelletto, direttamente coinvolte nella memoria di lavoro.

La plasticità di quest’ultimo è migliorata, così come del 6% sono migliorate anche le performance espresse dai vari soggetti analizzati.

Merito sia della musica che della qualità del sonno, oltre che del numero di ore di lezione seguite e la quantità di allenamento giornaliero.

Tutti aspetti che hanno concorso all’ottenimento del risultato finale, portando a un miglioramento complessivo delle performance.

Oltre ai punti in comune, i ricercatori hanno rilevato, però anche delle differenze tra i membri dei due gruppi.

Nello specifico, la quantità di materia grigia presente nella corteccia uditiva primaria (cruciale per l’elaborazione del suono, ndr) è rimasta stabile in chi era stato sottoposto a delle lezioni di pianoforte, mentre è diminuita in chi era stato inserito nel gruppo di ascolto musicale.

Da qui la presa di posizione di Damien Marie, coordinatore dello studio:

“Non possiamo concludere che la musica ringiovanisca la mente, ma possiamo dire che aiuti a prevenire l’invecchiamento di alcune regioni specifiche”.

Il prossimo passo sarà quello di cercare di capire se la musica possa avere un effetto positivo anche su persone affette da deterioramento cognitivo lieve, aiutandole così a migliorare la propria condizione personale di vita.

Come tenere giovane il cervello?

L’invecchiamento cerebrale è un processo dovuto all’età. Con il passare degli anni il cervello perde, infatti, sia parte della propria plasticità che parte della propria materia grigia, ovvero di quella zona in cui risiedono i neuroni.

Quando ciò si verifica, si parla di atrofia cerebrale, un disturbo che finisce spesso col compromettere soprattutto la memoria di lavoro.

Leggere un libro ad alta voce
Immagine | Unsplash @ThoughtCatalog – Saluteweb.it

Si tratta della funzione cognitiva necessaria all’uomo per ricordarsi le cose ed elaborare le informazioni più utili a breve termine per arrivare al raggiungimento di un obiettivo.

Un esempio potrebbe essere quello di tradurre una frase da una lingua straniera, così come annotarsi su un foglio un numero di telefono di cui si sono appena ascoltate le cifre.

È proprio a livello della memoria di lavoro che la musica può quindi aiutare chi la pratica o la ascolta, rallentando il declino di questa funzione cognitiva, come affermato esattamente dallo studio sopra citato.

La musica, però, non è l’unico rimedio contro l’invecchiamento cerebrale.

Secondo quanto affermato da svariati neurologi e psichiatri, ovvero medici che con il cervello umano ci lavorano quotidianamente, esistono molteplici attività che possono aiutare a frenare il declino cognitivo.

Spesso accade che a livello del cervello, già in giovane età, si avverta una certa difficoltà nell’apprendimento, così come nella concentrazione, nella memoria, nel calcolo o nella comprensione di un testo.

Una serie di segnali spesso sottovalutati e che invece rappresentano un potenziale campanello d’allarme.

Per questo, come specificato dai medici, è fondamentale cercare di mantenere il proprio cervello in salute nel corso della propria esistenza, stimolandolo a dovere.

Un cervello attivo e vivace è un cervello sano e che più facilmente si manterrà in buone condizioni nel tempo. Tradotto: invecchierà più lentamente.

Ecco, allora, che condurre uno stile di vita sano e offrire i giusti nutrienti quotidiani al proprio cervello non potrà che far bene a questo organo.

Svolgere esercizio fisico all’aria aperta ed evitare la sedentarietà contribuirà poi a stimolare da produzione di neurotrasmettitori da parte del cervello, così come di ormoni (che possono concorrere al benessere di quest’organo, ndr).

Ma non solo. Affinché anche il cervello si possa mantenere attivo e sano, è necessario allenarlo, come si fa con gli altri muscoli del corpo.

In questo caso, risolvere degli enigmi, svolgere un cruciverba, leggere un libro (meglio se ad alta voce) o ascoltare un podcast sono tutte azioni che possono aiutare a mantenere il più vivo possibile il cervello.

Questo è, infatti, un organo che ha bisogno di stimoli continui e che si nutre della novità.

È per questo che anche imparare una nuova lingua o un nuovo sport, cambiare abitudini, svolgere diverse attività manuali e intellettuali o prendersi cura di un animale domestico può portare alla costruzione di nuove connessioni neuronali, fondamentali per mantenere attivo il cervello.

Persino un’azione apparentemente banale come cambiare mano con la quale lavarsi i denti può stimolare il cervello, rallentando il processo di invecchiamento cerebrale.

Gestione cookie