Il periodo autunnale porta con sé sempre i malanni stagionali, ma alcuni hanno sintomi in comune con altre patologie, e per questo possono essere confusi. Uno dei fraintendimenti più classici, è proprio quello tra intossicazione alimentare e influenza intestinale. Meglio approfondire.
L’intossicazione alimentare è una condizione che può derivare dall’ingestione di cibo contaminato da sostanze nocive come batteri, virus, parassiti, tossine chimiche o microrganismi. La comparsa dei sintomi si verifica da 6 a 24 ore dopo il consumo dell’alimento, mentre il tutto può durare da 12 a 48 ore, con alcuni sintomi che persistono più a lungo. Esistono diverse tipologie di intossicazione alimentare, ciascuna associata a sintomi specifici. Ecco una panoramica delle categorie di intossicazione alimentare e dei relativi sintomi:
Tossine vegetali e animali: i sintomi variano a seconda del tipo di tossina coinvolta. Possono includere disturbi gastrointestinali come vomito, diarrea, e dolori addominali. Alcune tossine possono causare sintomi neurologici o effetti su altri organi.
Tossine di origine chimica: i sintomi dipendono dalla natura della sostanza chimica coinvolta. Possono includere nausea, vertigini, difficoltà respiratorie, disturbi gastrointestinali, o effetti più gravi a seconda della tossicità della sostanza.
Tossine di microrganismi: comuni sono i sintomi gastrointestinali come vomito, diarrea, dolori addominali, ma possono variare a seconda del tipo di microrganismo. Alcuni possono causare febbre, brividi, malessere generale.
Tossine Derivanti dalla Biodecomposizione degli alimenti: i sintomi tipicamente associati a intossicazioni da cibo mal conservato, possono includere disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, e diarrea. La sindrome sgombroide, ad esempio, può causare arrossamento della pelle, mal di testa, e sudorazione.
Disturbi gastrointestinali: vomito, diarrea, dolori addominali.
Sintomi neurologici: mal di testa, vertigini, difficoltà di coordinazione.
Sintomi cutanei: orticaria, rossore.
Sintomi sistemici: febbre, malessere generale.
In casi gravi: difficoltà respiratorie, compromissione della funzione renale, shock.
Chiamare immediatamente il centro antiveleni o il pronto soccorso. Fornire informazioni dettagliate su cosa è stato consumato. Se possibile, conservare campioni del cibo sospetto per ulteriori analisi.
Non assumere farmaci senza indicazioni mediche. Non aspettare che i sintomi passino spontaneamente. Evitare rimedi casalinghi non supportati da evidenze scientifiche.
L’intervento tempestivo è fondamentale per gestire l’intossicazione alimentare in modo efficace. La consulenza medica è essenziale per valutare la gravità dei sintomi e stabilire il trattamento appropriato.
Lavare le superfici come taglieri, utensili e piani di lavoro prima di cucinare. Tenere la carne cruda, il pollame e i frutti di mare lontani da tutto ciò che è pronto da mangiare. Cuocere gli alimenti a una temperatura interna sicura. Conservare in frigorifero gli avanzi entro due ore dalla cottura.
L’influenza intestinale, o gastroenterite virale, può causare sintomi debilitanti come vomito, nausea, brividi, dolore allo stomaco e diarrea. La sua origine è virale, non legata al virus dell’influenza stagionale, ma causata da virus come norovirus, adenovirus e rotavirus, soprattutto nei bambini. Si può soffrire anche di mancanza di appetito, mal di testa e dolori muscolari, febbre, affaticamento, linfonodi ingrossati.
La trasmissione avviene attraverso il contatto diretto con oggetti contaminati o l’ingestione di cibi/acqua contaminati. Anche i cubetti di ghiaccio possono veicolare il virus.
Per alleviarne i sintomi si sconsiglia l’uso di antidiarroici, poiché possono favorire la replicazione virale. Invece, è consigliato bere molto, assumere farmaci per il mal di testa e la febbre (es. paracetamolo), evitare antibiotici (inefficaci contro i virus) e preferire cibi facilmente digeribili e integratori per contrastare la nausea. Per i dolori allo stomaco, l’uso di antiacidi a base di idrossido di magnesio o magaldrato è una soluzione. L’influenza intestinale dovrebbe risolversi spontaneamente in 3-5 giorni. Se i sintomi persistono, è consigliabile consultare il medico. Dopo la fase diarroica, è bene assumere probiotici per ripristinare la flora batterica intestinale.
Il medico potrebbe richiedere esami di laboratorio (feci e sangue) o accertamenti strumentali, basandosi sull’anamnesi, la presenza di sintomi simili in conviventi, l’età e le eventuali patologie preesistenti. Questi esami aiutano a escludere sovrapposizioni batteriche e valutare gli elettroliti e lo stato nutrizionale del paziente.
Evitare il contatto ravvicinato con chi è malato.
Lavare frequentemente le mani, soprattutto prima o dopo determinate azioni quotidiane come:
Dopo aver usato il bagno.
Prima e dopo la preparazione del cibo.
Prima di mangiare.
Prima e dopo essere entrati in contatto con qualcuno che è malato.
Prima e dopo il cambio del pannolino.
Prima e dopo il trattamento di un taglio o di una ferita.
Dopo aver tossito, starnutito o soffiato il naso.
Dopo aver toccato un animale, un mangime o dei rifiuti animali.
Dopo aver toccato la spazzatura.
Dopo aver toccato superfici condivise, come in palestra o in treno.
Il periodo di maggiore attività varia a seconda del tipo di virus, con il rotavirus che colpisce principalmente i bambini tra i 3 e i 15 mesi. La gastroenterite virale è comune in inverno, ma le epidemie possono verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno. Il rischio maggiore associato alla malattia è la disidratazione, soprattutto nei neonati e negli anziani. I sintomi di disidratazione includono sete eccessiva, minzione insufficiente, pelle secca, letargia e vertigini. La malattia è altamente contagiosa, con il paziente che rimane infettivo dalle prime comparse dei sintomi fino a 48 ore dopo la loro scomparsa. I soggetti immunodepressi sono a rischio maggiore di contagio e complicazioni. La maggior parte dei casi di gastroenterite virale si risolve spontaneamente senza l’uso di farmaci, e gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali. La malattia è particolarmente diffusa in questo autunno del 2023, con casi severi che possono protrarsi fino a una settimana nei soggetti fragili come gli anziani, secondo Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale, per Adnkronos Salute.
L’intossicazione alimentare e l’influenza intestinale, sebbene possano condividere alcuni sintomi gastrointestinali, sono condizioni distinte con differenti cause e trattamenti. In sintesi, mentre l’intossicazione alimentare è spesso legata al consumo di cibo contaminato, l’influenza intestinale è causata da un’infezione virale e può diffondersi attraverso il contatto diretto o indiretto con persone infette. Entrambe richiedono attenzione medica e possono beneficiare da misure di prevenzione igieniche, come il lavaggio frequente delle mani.
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