Con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno torna anche la fastidiosa influenza che ogni anno colpisce tantissime persone in tutto il mondo. Non è solo l’influenza “classica” a causare problemi: soprattutto negli ultimi anni la variante australiana desta molta preoccupazione e i casi sono in continuo aumento. Proprio quest’anno, gli esperti stanno attenzionando questo tipo di influenza, ma per quale motivo? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito dell’influenza australiana.
Attualmente, con il termine “influenza australiana” o “variante australiana” si fa riferimento a un’infezione delle vie respiratorie di origine virale, causata nello specifico dal virus influenzale di tipo A, sottotipo H3N2. Questo ceppo ha provocato nell’emisfero sud una stagione influenzale particolarmente severa durante i mesi invernali, caratterizzata da un elevato numero di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva. Il virus H3N2 sembra dunque manifestarsi con una maggiore virulenza, tanto che si ritiene abbia causato in Australia la seconda stagione influenzale più intensa dell’ultimo decennio.
Il periodo di incubazione, ovvero l’intervallo di tempo tra il contatto con il virus e l’inizio dei sintomi, generalmente va da 1 a 4 giorni, con una media di circa 2 giorni. Questo significa che, in media, i sintomi compaiono due giorni dopo l’infezione. Durante questa fase, il virus si moltiplica nelle vie respiratorie senza causare sintomi visibili.
La durata dell’influenza australiana può variare, ma solitamente la fase acuta si protrae per 3-7 giorni, con sintomi come tosse e affaticamento che possono persistere più a lungo. La completa guarigione avviene di solito entro due settimane, anche se può richiedere più tempo nei soggetti vulnerabili o in caso di complicanze.
La durata dell’influenza australiana può variare in base a diversi fattori:
La trasmissione dell’influenza, indipendentemente dal tipo di virus coinvolto, avviene per via aerea. I virus responsabili si diffondono tramite le goccioline di saliva (droplets) emesse mentre si parla, si tossisce o si starnutisce, e attraverso il muco di persone infette.
Inoltre, poiché i virus influenzali possono sopravvivere per un certo periodo anche fuori dal corpo umano, il contagio può avvenire anche indirettamente, ad esempio toccando oggetti o superfici contaminate.
Le persone che contraggono l’influenza possono essere contagiose già prima di manifestare i sintomi, in particolare fino a 36-48 ore prima dell’insorgenza della malattia. Successivamente, chi è influenzato può rimanere contagioso per un periodo che va dai 3 ai 7 giorni dopo l’inizio dei sintomi. Nei bambini, però, questo periodo di contagiosità può essere più lungo.
Anche le persone che contraggono l’influenza in forma asintomatica possono trasmettere il virus ad altri individui.
I sintomi con cui l’influenza si presenta sono solitamente di insorgenza rapida e comprendono sia segni generali e sistemici, sia quelli che coinvolgono le vie respiratorie. Tra i sintomi principali troviamo:
In alcuni casi possono comparire anche sintomi gastrointestinali, come vomito e/o diarrea, soprattutto nei bambini piccoli.
Tuttavia, non sempre si manifestano tutti questi sintomi e la loro tipologia e intensità possono variare da persona a persona. Per diagnosticare correttamente l’influenza stagionale, o semplicemente l’influenza, è necessario riscontrare febbre superiore ai 38 gradi, sintomi generali e almeno un disturbo respiratorio. I sintomi dell’influenza australiana sono simili a quelli appena elencati, anche se tende a manifestarsi in modo più severo.
A seguito dell’influenza, possono insorgere diverse complicazioni, tra cui:
Le persone più a rischio di sviluppare complicazioni sono quelle con un sistema immunitario indebolito, come gli anziani di 65 anni o più e i bambini.
La prevenzione dell’influenza australiana, come per altre forme di influenza stagionale, si basa principalmente sulla vaccinazione annuale. A ciò si aggiungono buone pratiche igieniche come lavarsi spesso le mani, evitare il contatto con persone infette e coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, per ridurre il rischio di contagio.
Il trattamento dell’influenza australiana è simile a quello della comune influenza. In particolare, si consiglia il riposo, stare al caldo e mantenersi idratati bevendo abbondantemente. Consumare pasti leggeri può essere utile, e in caso di bisogno si possono assumere farmaci per alleviare i sintomi della malattia.
Per la febbre alta, il paracetamolo è il farmaco più utilizzato, anche nei bambini piccoli, ma sempre nelle giuste dosi e sotto consiglio del pediatra. Si può anche ricorrere a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come ibuprofene o ketoprofene (per via orale o come spray per la gola), utili per alleviare dolori muscolari, ossei, mal di gola e mal di testa. Questi farmaci sono efficaci anche per ridurre la febbre.
L’acido acetilsalicilico, anch’esso un FANS, può essere impiegato per febbre e dolori, ma il suo uso è indicato solo per persone di età superiore ai 16 anni e controindicato nei bambini e adolescenti.
Per calmare la tosse secca persistente, il medico può prescrivere farmaci antitussivi, specificamente sedativi della tosse. In caso di naso chiuso, i decongestionanti nasali possono essere utili negli adulti, mentre nei bambini si consiglia l’uso di lavaggi nasali.
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