Per calcolare il livello di obesità non si farà più affidamento soltanto all’indice di massa corporea (BMI) che utilizza la divisione tra il peso ed il quadrato dell’altezza e che, secondo un recente studio, non è abbastanza attendibile e sbaglia le diagnosi nel 53% dei casi. La ricerca americana condotta dalla Rutgers University del New Jersey e presentata all’incontro dell’Endocrine Society Endo 2023, ha evidenziato delle discordanze tra i risultati riscontrati dal calcolo con BMI e quelli di un altro strumento in grado di fornire informazioni più accurate. Quest’ultimo si chiama Dexa ed è un esame a radiazioni ionizzanti grazie al quale è stato possibile, per i ricercatori, confermare l’inesattezza delle diagnosi per più della metà del campione preso a riferimento.
Lo studio americano propone quindi di integrare altre misure allo strumento che per anni è stato il più utilizzato per valutare il peso corporeo, rappresentando un valore importante da prendere in considerazione per la misurazione dei rischi correlati all’obesità. Strumenti aggiuntivi come la misurazione del girovita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro, renderanno l’esame attendibile quanto il Dexa per il 69%, riducendo così il margine di errore del 23%. Anna Maria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie), spiega che: “Il principale limite del Bmi – strumento inventato nell’800 dal matematico belga Adolphe Quetelet – è che non distingue tra acqua, massa ossea, massa muscolare e tessuto grasso né tra accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta ‘pancetta’, e grasso sottocutaneo, non tenendo così conto dell’influenza di genere“.
“Le donne, infatti, hanno più grasso sottocutaneo rispetto agli uomini, localizzato su fianchi e cosce, che è meno dannoso per la salute rispetto al grasso addominale, che i maschi accumulano più facilmente nelle sezioni centrali del corpo“, aggiunge. “Utilizzare l’indice di massa corporea come unico parametro porta a sovrastimare erroneamente l’obesità nelle donne e a sottovalutarla negli uomini, con una pericolosa distorsione della comprensione da parte dei medici del rischio di malattia e mortalità legate all’obesità“.
“Utilizzare la DEXA come strumento di screening – aggiunge la Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) – è poco realistico perché economicamente insostenibile. Per questo gli scienziati sono impegnati da tempo nella ricerca di nuovi criteri semplici, economici e più attendibili. Questo non significa che dobbiamo rinunciare definitivamente al BMI, che può avere un certo grado di affidabilità e utilità negli studi di popolazione per lo screening dell’obesità”.
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