In Polonia c’è la prima clinica per aborti farmacologici

L’8 marzo 2025 aprirà a Varsavia Abotak, la prima clinica per aborto farmacologico in Polonia. Gestita da Aborcyjny Dream Team, offrirà supporto alle donne

L’8 marzo 2025 segnerà un momento significativo per la Polonia e per il movimento per i diritti delle donne. A Varsavia, aprirà la prima clinica del paese dedicata all’aborto farmacologico, offrendo alle donne la possibilità di interrompere la gravidanza attraverso l’assunzione di pillole, entro le prime 12 settimane. La clinica, chiamata “Abotak”, sarà gestita dalle attiviste di Aborcyjny Dream Team, un’associazione che si batte per il diritto all’aborto e ha già fornito supporto a migliaia di donne in cerca di aiuto.

La legislazione sull’aborto in Polonia

La Polonia è nota per avere una delle legislazioni più severe in Europa riguardo all’aborto. Attualmente, l’interruzione di gravidanza è consentita solo in determinate circostanze:

1. Stupro
2. Incesto
3. Pericolo per la vita della donna

Queste restrizioni hanno costretto molte donne a cercare soluzioni clandestine o a recarsi all’estero per esercitare il proprio diritto. Ogni anno, migliaia di donne polacche affrontano una realtà complessa e difficile, cercando supporto attraverso reti come Abortion Without Borders.

 

L’apertura della clinica è una risposta diretta all’immobilismo politico e alle promesse non mantenute del governo attuale, guidato da Donald Tusk. Le fondatrici di Aborcyjny Dream Team, Kinga Jelinska e Natalia Broniarczyk, hanno espresso frustrazione per la mancanza di cambiamenti nelle leggi sull’aborto. Nonostante le aspettative di riforma, il governo ha faticato a trovare un accordo, e un disegno di legge per ampliare i diritti delle donne è stato bocciato a causa di divisioni interne.

Jelinska ha dichiarato: «Discutono ma non viene fuori nulla. Per questo abbiamo deciso di aprire una clinica per aborti davanti ai loro occhi, davanti al parlamento, per ricordargli che queste realtà esistono». La clinica è situata a pochi passi dalle sedi governative, rendendo il tema dell’aborto una questione di visibilità politica.

La clinica Abotak non sarà solo un luogo di assistenza per aborti, ma anche uno spazio per promuovere una cultura dell’accoglienza e della normalizzazione dell’esperienza abortiva. L’ambiente è progettato per essere luminoso e accogliente, contrastando lo stigma che circonda l’aborto. Accanto all’area clinica, è stato allestito un negozio di merchandising il cui acquisto contribuisce a finanziare aborti per altre donne, trasformando l’iniziativa in una forma di attivismo economico.

Nel 2024, Aborcyjny Dream Team ha assistito oltre 47.000 donne, mentre gli aborti legali avvenuti negli ospedali pubblici sono stati solo alcune centinaia. Questa disparità evidenzia l’importanza del lavoro svolto dalle associazioni attiviste. I pacchetti inviati a casa delle donne, contenenti pillole e istruzioni dettagliate, garantiscono che possano gestire la propria salute riproduttiva in modo sicuro e informato.

L’aborto farmacologico è considerato sicuro ed efficace dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma in Polonia le donne si trovano a operare in una zona grigia legale. Sebbene la legge non punisca direttamente le donne che abortiscono, punisce severamente chi fornisce assistenza, creando paura e stigmatizzazione. Questo contesto giuridico ha portato a casi emblematici, come quello di Justyna Wydrzyńska, condannata a dieci mesi di lavori di pubblica utilità per aver sostenuto donne nel loro percorso di aborto.

Il governo di Tusk ha espresso opposizione alla persecuzione delle associazioni, ma l’apertura della clinica Abotak potrebbe esporre le attiviste a nuove forme di repressione. Broniarczyk ha commentato: «Legalmente non sappiamo cosa accadrà, ma comunque non ci interessa». Questo atteggiamento riflette una determinazione a continuare la lotta per i diritti delle donne, indipendentemente dalle conseguenze legali.

La strategia di Aborcyjny Dream Team va oltre il semplice supporto. Le attiviste credono che le loro azioni possano influenzare il dibattito pubblico e politico, portando a una riflessione più profonda sulla necessità di cambiare le leggi esistenti. La loro iniziativa non è solo un atto di ribellione, ma un tentativo consapevole di creare un modello alternativo di assistenza sanitaria che metta al centro la dignità e il diritto delle donne a scegliere.