Il grasso nei muscoli può compromettere la salute del cuore

Il grasso nascosto che mette a rischio il cuore. L’indice di massa corporea non basta più: il grasso intramuscolare è il nuovo nemico da combattere

Uno studio rivoluzionario condotto dal Brigham and Women’s Hospital e dalla Harvard Medical School ha svelato un nuovo e insospettabile fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: il grasso intramuscolare. A differenza del grasso viscerale, più noto e associato all’obesità addominale, il grasso intramuscolare si annida all’interno delle fibre muscolari, sfuggendo spesso alle valutazioni tradizionali basate sull’indice di massa corporea (BMI).

Perché il grasso intramuscolare è così pericoloso?

La ricerca, pubblicata sull’European Heart Journal, ha coinvolto oltre 600 pazienti sottoposti a PET per valutare la funzione cardiaca. I risultati sono stati sorprendenti: un aumento dell’1% della frazione di grasso muscolare corrispondeva a un incremento del 2% del rischio di eventi cardiovascolari maggiori, come infarti o insufficienza cardiaca.

Il grasso nei muscoli può compromettere la salute del cuore
Il grasso nei muscoli può compromettere la salute del cuore | Pixabay @Shisanupong_Khankaew – Saluteweb

 

Gli esperti ritengono che il grasso intramuscolare possa innescare una serie di processi infiammatori e metabolici dannosi per il cuore. Alterando il metabolismo del glucosio e promuovendo la resistenza all’insulina, questo grasso nascosto può contribuire allo sviluppo della sindrome metabolica, un insieme di fattori di rischio che aumentano il pericolo di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ictus.

Lo studio sottolinea i limiti dell’indice di massa corporea come unico indicatore di rischio cardiovascolare. Persone apparentemente normopeso, ma con un elevato contenuto di grasso intramuscolare, potrebbero nascondere un rischio cardiaco più elevato rispetto a quanto suggerito dal loro BMI.

La scoperta del ruolo del grasso intramuscolare apre nuove prospettive nella valutazione e nella gestione del rischio cardiovascolare. Misurare la frazione di grasso muscolare potrebbe diventare uno strumento diagnostico fondamentale per identificare precocemente i soggetti a rischio e personalizzare le strategie terapeutiche.

I ricercatori stanno attualmente indagando l’efficacia di diverse terapie per ridurre il grasso intramuscolare e migliorare la salute cardiovascolare. Tra queste:

  • Esercizio fisico regolare: L’attività fisica è fondamentale per bruciare i grassi e aumentare la massa muscolare magra.
  • Alimentazione equilibrata: Una dieta sana e varia, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e povera di grassi saturi e zuccheri aggiunti, può contribuire a ridurre il grasso corporeo totale.
  • Perdita di peso: Anche una modesta perdita di peso può avere benefici significativi sulla salute cardiovascolare e ridurre il grasso intramuscolare.
  • Interventi farmacologici: Alcuni farmaci, come quelli utilizzati per trattare il diabete di tipo 2, possono aiutare a ridurre la resistenza all’insulina e migliorare il metabolismo del glucosio.

Il grasso intramuscolare rappresenta una nuova frontiera nella ricerca sulle malattie cardiovascolari. Comprendere i meccanismi attraverso cui questo grasso nascosto aumenta il rischio di eventi cardiaci è fondamentale per sviluppare nuove strategie di prevenzione e trattamento. La valutazione della frazione di grasso muscolare potrebbe diventare uno strumento diagnostico di routine, affiancando il BMI e altri indicatori tradizionali.

Questa scoperta ci ricorda l’importanza di adottare uno stile di vita sano e attivo per prevenire le malattie cardiovascolari. L’esercizio fisico regolare, un’alimentazione equilibrata e il mantenimento di un peso sano sono fondamentali per ridurre il rischio di accumulo di grasso intramuscolare e proteggere la salute del cuore.

La ricerca sul grasso intramuscolare è ancora in corso. Futuri studi potrebbero approfondire i meccanismi molecolari coinvolti e identificare nuovi biomarcatori per una diagnosi precoce e personalizzata. Inoltre, saranno necessarie ulteriori ricerche per valutare l’efficacia a lungo termine delle diverse strategie terapeutiche.

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