I calciatori sono più a rischio di sviluppo di malattie neurodegenerative

I giocatori di calcio professionisti potrebbero avere un rischio più alto – fino al 50% – di sviluppare malattie neurodegenerative nel corso della vita.Questo è il dato che emerge da uno studio coordinato dal Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicato sulla rivista Lancet Public Health.

I ricercatori scrivono che da tempo sono state sollevate preoccupazioni circa un potenziale aumento del rischio di malattie neurodegenerative associate al gioco del calcio.

Alla base di questo aumento di rischio sono i micro-traumi subiti durante le partite che possono non dare nessun sintomo nel corso della vita.

I ricercatori affermano che il trauma subito colpendo ripetutamente con la testa un pallone da calcio causi neurodegenerazione, sebbene le prove di tale collegamento siano incoerenti, incomplete e controverse.

Colpo di testa durante una partita di calcio
Foto | Unsplash @ConstantinShimonenko

Lo studio

La ricerca, che arriva dopo altre di questo tipo condotte sia nel calcio che nel football americano o nel rugby, ha studiato i dati di oltre 6mila calciatori che hanno giocato nei principali campionati svedesi tra il 1924 e il 2019.

giocatore di football americano
Foto | Pixabay @WikiImages

È emerso che, complessivamente, presentavano un rischio del 50% più alto rispetto alla popolazione generale di sviluppare malattie neurodegenerative.

L’aumento del rischio riguardava soprattutto l’Alzheimer (+62%); per il Parkinson è stata osservata invece una riduzione del rischio (-32%), mentre non sono stati trovati legami con malattie del motoneurone, come la Sla. Il fenomeno, inoltre, non riguardava i portieri.

Nonostante un più alto rischio di sviluppare malattie neurodegenerative, i calciatori avevano una mortalità più bassa, indicando che la loro salute generale era migliore rispetto alla popolazione generale, probabilmente perché si mantenevano in forma giocando frequentemente a calcio. Inoltre una buona forma fisica può anche essere la ragione dietro a un più basso rischio di Parkinson.

Tutto ciò è stato confermato da uno studio pubblicato su New England Journal of Medicine da un team dell’Università di Glasgow realizzato su 7676 ex calciatori professionisti scozzesi.

“Tra i calciatori professionisti c’è una mortalità più bassa rispetto alla popolazione generale per cause non neurologiche, ma più alta per le malattie neurodegenerative, e un rischio più elevato di sviluppare demenza o Alzheimer”, spiegano i ricercatori.

Lo studio ha analizzato retrospettivamente i casi di 7676 ex calciatori, confrontandone la mortalità per malattie neurodegenerative con quella di altri 23.028 soggetti che non hanno praticato sport agonistico.

“La mortalità per le patologie neurodegenerative era più elevata tra gli ex calciatori scozzesi professionisti rispetto al gruppo di confronto – evidenzia lo studio -. Inoltre gli ex calciatori avevano ricevuto un maggior numero di prescrizioni per i farmaci contro la demenza rispetto al gruppo di controllo”.

In media, un calciatore colpisce la palla di testa dalle 6 alle 12 volte durante una partita, ma a questa cifra vanno aggiunti gli allenamenti. Si tratta quindi di decine di migliaia di colpi di testa durante una carriera, in particolare per certi ruoli. I difensori e gli attaccanti centrali sono per ovvie ragioni i più esposti.

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