L’Africa è il Paese più colpito dal virus dell’HIV, le giovani donne sono tre volte più esposte al contagio e L’AIDS è la principale causa di morte tra gli adolescenti in Africa. I leader di dodici paesi africani avevano comunicato il loro impegno per eliminare entro il 2030 la diffusione del virus e far diminuire il numero di persone che muoiono a causa dell’Aids.
I dati evidenziano che l’obiettivo è pressoché impossibile da raggiungere e ad ostacolare il lavoro è soprattutto la discriminazione di trattamento tra uomini e donne nella cura della malattia e il fatto che la diffusione di farmaci e test contro l’HIV è meno capillare tra i bambini, solo nel 2021 ne sono morti di AIDS 99.000. “Siccome non diffondono l’HIV sono finiti in fondo alla lista delle priorità. Quasi dimenticati“, spiegava Anurita Bains, del programma dell’UNICEF contro l’AIDS.
Come veniva riportato da Unaids, attualmente la prevenzione raggiunge solo “il 40% di giovani donne e adolescenti in Africa”. Coloro che contraggono l’HIV si trovano a dover combattere contro barriere strutturali importanti. Inoltre, “nelle aree ad alto carico di HIV, le donne sottoposte a violenza da parte del partner hanno fino al 50% in più di probabilità di contrarre l’HIV”, ha dichiarato Winnie Byanyima, direttore esecutivo dell’UNAIDS.
Questi dati erano emersi dal rapporto delle Nazioni Unite UNAIDS, Dangerous Inequalities l’anno scorso, pubblicati in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids.
Le donne dell’Africa subsahariana risultano le più colpite al mondo con probabilità tre volte maggiori di contrarre il virus rispetto agli uomini: “L’incidenza di infezioni da HIV nelle giovani donne africane è marcata: nella fascia di età dei 18-19 anni il 13,6% delle ragazze è sieropositiva; per i ragazzi di pari età il tasso di positività è appena l’1,5%; valori che crescono ancora per donne di 30 o più, con tassi di infezione del 70%“, ha affermato Quarraisha Abdool Karim, presidente dell’Accademia mondiale delle scienze per il progresso scientifico dei paesi in via di sviluppo (Twas), che ha sede a Trieste.
“Abbiamo capito quanto sia importante trattare congiuntamente con farmaci antiretrovirali tutti i pazienti con co-infezione da tubercolosi e HIV in questo modo, con trattamenti integrati, siamo riusciti a ridurre i decessi da HIV e Tb del 56%“, ha spiegato Karim, che nel 2014 ha vinto il premio Twas-Lenovo per i contributi scientifici alla lotta contro l’HIV.
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