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Grazie all’intelligenza artificiale l’Africa studia nuovi farmaci

Grazie all’intelligenza artificiale, l’Africa esplora nuovi farmaci utilizzando risorse naturali e rivoluzionando la scoperta di trattamenti innovativi per la salute globale.

L’intelligenza artificiale (IA) e la medicina tradizionale sembrano, a prima vista, due mondi separati e lontani. Tuttavia, se integrate correttamente, possono avere un impatto rivoluzionario sulla scoperta di nuovi farmaci, specialmente nel contesto africano, un continente ricco di biodiversità naturale e di tradizioni mediche radicate, ma che rimane in gran parte inesplorato dal punto di vista scientifico.

L’Africa studia nuovi farmaci grazie all’intelligenza artificiale

L’Africa, con le sue risorse naturali abbondanti, rappresenta un vero e proprio tesoro per lo sviluppo di nuovi trattamenti terapeutici. Tuttavia, questo potenziale è ancora in gran parte sottoutilizzato, in quanto molte delle piante e dei composti presenti nel continente non sono stati ancora studiati in modo sistematico.

Uno degli aspetti più promettenti di questo contesto è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per analizzare e comprendere le proprietà di migliaia di composti naturali. Questo potrebbe aprire nuove strade nella medicina, accelerando il processo di scoperta di farmaci e migliorando la comprensione dei benefici delle risorse naturali africane.

L’Africa studia nuovi farmaci grazie all’intelligenza artificiale | Pixabay @skynesher – Saluteweb.it

 

Uno dei pionieri di questa rivoluzione è il professor Fidele Ntie-Kang, un ricercatore di chimica farmaceutica dell’Università di Buea, in Camerun. Ntie-Kang è convinto che la combinazione di risorse naturali e tecnologia avanzata possa portare l’Africa al centro della scoperta farmaceutica globale.

L’interesse di Ntie-Kang per la medicina naturale affonda le radici nella sua infanzia in Camerun, caratterizzata da frequenti episodi di malaria, una malattia che colpisce milioni di persone in Africa ogni anno. Ntie-Kang ricorda vividamente suo padre che si affrettava a procurarsi il Fansidar, un farmaco antimalarico comunemente usato. Questi episodi hanno acceso in lui una curiosità verso la chimica e il funzionamento dei farmaci. Con il progredire dei suoi studi, questa curiosità si è trasformata in una vera e propria passione per le medicine naturali, quelle che affondano le loro radici nelle pratiche tradizionali del suo paese.

Un momento cruciale nel suo percorso è stato l’incontro con un medico durante il liceo, che lo ha introdotto al vasto mondo delle piante medicinali locali. Questa introduzione ha aperto la strada a una carriera focalizzata sulla scoperta di trattamenti terapeutici derivati dalle risorse naturali dell’Africa. La convinzione che il continente ospiti un enorme potenziale per la medicina, un potenziale ancora largamente inespresso, ha guidato Ntie-Kang verso la ricerca di un metodo per esplorare e sfruttare queste risorse in modo più efficace e sistematico.

Le medicine tradizionali in Africa giocano un ruolo fondamentale nella vita quotidiana della popolazione. Oltre l’80% delle persone nel continente si affida a pratiche tradizionali per le cure di base, sia per malattie comuni che per problemi più complessi. Questo fenomeno è radicato nella storia e nella cultura del continente, e l’Africa vanta una biodiversità immensa, con oltre 40.000 specie vegetali uniche, di cui circa 5.000 sono utilizzate nella medicina tradizionale.

Il valore di queste risorse è incalcolabile, non solo per il loro potenziale terapeutico, ma anche per la loro capacità di innovare nel campo della medicina moderna. Un esempio iconico è quello del chinino, un alcaloide estratto dalla corteccia dell’albero di cinchona, utilizzato da secoli per trattare la malaria. Un altro esempio è l’acido salicilico, derivato da piante come il salice, che ha portato alla creazione dell’aspirina, uno dei farmaci più usati al mondo. Questi esempi dimostrano come le piante medicinali possano contribuire alla scoperta di farmaci efficaci e alla creazione di nuove terapie.

Tuttavia, nonostante l’immenso potenziale delle piante africane, la ricerca scientifica su di esse è ancora limitata. Come sottolinea Ntie-Kang, la maggior parte delle proprietà medicinali di queste piante non è stata ancora isolata o studiata in modo approfondito, e solo pochissimi composti naturali africani sono stati sviluppati come farmaci. Questo scenario sottolinea la necessità di approfondire la conoscenza delle risorse naturali del continente, adottando un approccio scientifico rigoroso.

Scoprire nuovi farmaci è un processo estremamente complesso, che richiede tempo, risorse economiche e infrastrutture adeguate. Una delle maggiori difficoltà legate alla scoperta di farmaci in Africa è proprio la mancanza di investimenti. La ricerca sui composti naturali africani ha ricevuto finora pochi fondi, e questo ha limitato la capacità di studiosi e ricercatori di esplorare appieno il potenziale terapeutico delle piante medicinali.

Oltre alla mancanza di investimenti, esistono anche problemi infrastrutturali significativi. In molti paesi africani, tra cui il Camerun, i laboratori di ricerca devono affrontare frequenti interruzioni di energia elettrica, il che rende difficile condurre esperimenti e studi su larga scala. In alcuni casi, i laboratori devono ricorrere a pannelli solari per mantenere l’operatività, ma questo non sempre risolve il problema.

Un altro ostacolo rilevante è la difficoltà di accesso ai materiali e alle risorse necessarie per la ricerca. In Europa, i reagenti chimici e gli strumenti di laboratorio possono essere ordinati online e consegnati nel giro di pochi giorni. In Africa, invece, ottenere questi stessi materiali può richiedere settimane o mesi, rendendo estremamente complesso portare avanti studi scientifici in tempi brevi. Questo rallenta notevolmente il progresso della ricerca e limita le opportunità per gli scienziati africani di competere a livello internazionale.

Inoltre, l’accesso alla formazione e alle collaborazioni internazionali è reso difficile dalle politiche sui visti. Le restrizioni imposte ai ricercatori africani, che spesso incontrano difficoltà nel viaggiare e nell’accedere a corsi e conferenze all’estero, limitano la loro capacità di entrare in contatto con la comunità scientifica globale e di creare reti di collaborazione che potrebbero accelerare i progressi.

Nonostante queste sfide, Ntie-Kang e il suo team sono ottimisti riguardo al futuro. La chiave per superare molti di questi ostacoli risiede nell’uso dell’intelligenza artificiale, che può velocizzare il processo di scoperta di nuovi farmaci. La scoperta tradizionale di farmaci si basa sulla comprensione della struttura delle proteine nel corpo umano o negli agenti patogeni, e sulla ricerca di molecole che possano interagire favorevolmente con queste strutture. Questo processo può richiedere settimane o mesi, durante i quali vengono testati milioni di composti.

L’intelligenza artificiale, però, permette di accelerare enormemente questo processo. Con l’IA, è possibile analizzare milioni di molecole in meno di un giorno, riducendo così drasticamente il tempo necessario per identificare nuovi farmaci potenziali. Gli algoritmi di apprendimento automatico possono anche migliorare l’accuratezza dei risultati, aiutando a identificare composti che hanno maggiori probabilità di successo nelle fasi successive dello sviluppo del farmaco.

Il team di Ntie-Kang sta utilizzando l’intelligenza artificiale per studiare circa 400 composti naturali provenienti dal continente africano, con l’obiettivo di sviluppare nuovi farmaci antivirali. Uno degli obiettivi principali del loro lavoro è la creazione di un centro regionale per la scoperta di farmaci presso l’Università di Buea, che rappresenta un passo significativo verso la realizzazione di un progetto ambizioso che punta a rendere l’Africa un attore chiave nella scoperta farmaceutica globale.

Per Ntie-Kang, la combinazione delle risorse naturali africane con le tecnologie moderne rappresenta la via maestra per affrontare le sfide sanitarie che affliggono il continente. “Stiamo gettando le basi per garantire che la ricchezza dell’Africa sia pienamente utilizzata per risolvere le nostre sfide sanitarie”, afferma il professore, con la convinzione che l’Africa abbia il potenziale per diventare un leader globale nella scoperta di farmaci innovativi.

Concludendo, Ntie-Kang vede nell’Africa un futuro brillante, dove le risorse naturali del continente e le tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, si uniscono per migliorare la salute delle popolazioni africane e, potenzialmente, del mondo intero. Questa visione, se sostenuta da investimenti adeguati e da una maggiore collaborazione internazionale, potrebbe segnare una svolta storica nella lotta contro le malattie e nella promozione di una medicina sostenibile e innovativa.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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