Il suicidio, nel mondo, è la seconda causa di morte tra giovani e giovanissimi. In Italia circa 200 decessi all’anno riguardano ragazzi sotto i 24 anni. La tendenza al suicidio è in calo ma cresce il fenomeno dell’autolesionismo tra gli adolescenti. Un fenomeno preoccupante su cui si riaccendo i riflettori in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.
Emblematico il boom di richieste urgenti in pronto soccorso registrato dal Bambino Gesù di Roma “per ideazione e comportamento suicidario”, aumentate di 20 volte in 8 anni, passando dai 12 casi del 2011 ai 237 del 2018. Tra questi anche bambini di 10 o 11 anni, che si feriscono o tentano di togliersi la vita.
Il fenomeno vede abbassarsi l’età d’esordio ed è trasversale tra famiglie di varia provenienza. “La depressione e i disturbi d’ansia tra i giovanissimi sono in aumento esponenziale da anni. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza psichiatrica”, spiega Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ospedale pediatrico della Santa Sede e ordinario all’Università Cattolica.
E “l’esperienza traumatica della pandemia” non ha fatto che esacerbare, in modo esponenziale, il disagio tra i giovanissimi, con un aumento del 40% degli accessi al pronto soccorso di giovani e giovanissimi in tre anni. “Ma ciò che forse è più rilevante è che questa percentuale non accenna a diminuire, anzi aumenta”, osserva Vicari.
Nel reparto protetto di neuropsichiatria del Bambino Gesù dove vengono gestiti i casi più complessi, lo scorso anno le degenze sono state 544, con un aumento del 10% rispetto al 2021. “Ben il 70% deriva da tentativi di suicidio o autolesionismo. Sono 387 quelli dell’ultimo anno. Un quadro impressionante anche per noi addetti ai lavori, che conferma come il Covid sia stato solo la spia o il detonatore di un disagio dei nostri ragazzi”.
Lo scorso anno sono state 1.580 le consulenze neuropsichiatriche effettuate dal pronto soccorso della struttura, un bacino di riferimento per il Centro e per gran parte del Sud Italia e non solo. Nel 2011 erano state appena 155. Questo significa che ogni giorno almeno 4 tra bambini e ragazzi accedono in emergenza per disagi mentali.
Hanno in media 15 anni e nella stragrande maggioranza di casi, ben il 90%, si tratta di ragazze. Sullo sfondo ci sono soprattutto depressione e disturbi d’ansia.
A livello globale, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d’età 15-29 anni. Seconda causa di morte anche per i giovani italiani dai 15 ai 24 anni. Sui 4mila suicidi l’anno registrati nel nostro Paese dall’Istat, oltre il 5% è compiuto da ragazzi under 24.
Gli ultimi dati disponibili dell’Istituto nazionale di statistica indicano che in Italia il trend dei suicidi è in calo: dal 1995 al 2017 il numero dei decessi, in tutte le fasce d’età, si è ridotto del 14%. A fronte di questa diminuzione, crescono i casi di autolesionismo e di comportamento suicidario tra gli adolescenti.
Uno studio internazionale pubblicato su Journal of Child Psychology and Psychiatry, rileva che in Europa quasi il 28% degli adolescenti (età media 14 anni) mette in atto comportamenti autolesivi occasionali o ripetuti nel tempo.
“Il suicidio, e più in generale l’autolesionismo, è un fenomeno in rapida crescita soprattutto tra gli adolescenti e i bambini”, spiega Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bembino Gesù “Si tratta di un’emergenza vera e propria, perché l’attenzione sul fenomeno è ancora troppo bassa. I genitori e la scuola fanno fatica a rilevarlo e l’offerta assistenziale nel nostro Paese, ovvero i luoghi di cura possibili, è limitatissima”.
Le risposte alla “forte sofferenza psicologica dei ragazzi” restano inadeguate, spiega il medico. “L’assistenza sul territorio nel suo complesso è carente e senza un progetto terapeutico è alto il rischio di recidive. Poi vanno potenziate la scuola e i luoghi di sport e di aggregazione: serve una vera e propria filiera capace di arginare il profondo disagio che registriamo nei picchi di arrivo in ospedale. C’è un mondo di minori che manifesta sofferenza a vari livelli e le misure che fino a oggi sono state messe in campo non possono bastare”.
Proprio oggi, nella Giornata mondiale di prevenzione del suicidio, l’ospedale pediatrico ha dedicato alla “nuova emergenza” del suicidio tra bambini e adolescenti un convegno scientifico con la presentazione in anteprima di “Tagli”, documentario che racconta le storie di autolesionismo e il percorso di guarigione di tre giovani ex pazienti del Bambino Gesù.
Un modo per tenere accesi i riflettori sul disagio giovanile nei giorni in cui tornano alla ribalta sulle cronache dei giornali casi di fragilità e violenza tra i minori, come a Caivano e a Palermo.
“Bisogna far conoscere questo fenomeno per poterlo affrontare in temi rapidi e con efficacia”, dice Vicari. “I nostri dati dimostrano che un bambino, un ragazzo che si taglia è a potenziale rischio di suicidio. Intervenire precocemente è il solo mezzo per interrompere questa spirale pericolosissima”.
Per ricevere aiuto immediato in caso di difficoltà, al Bambino Gesù è attiva 24 ore su 24 la helpline Lucy (06 68592265). Ogni giorno, per tutto l’anno, un team di psicologi esperti è pronto a dare una prima risposta ai problemi di natura psicologica e psichiatrica di bambini e ragazzi. Si tratta di vere e proprie consulenze cliniche telefoniche per la prevenzione del suicidio, con interventi psicologici basati sull’ascolto del problema e sulla gestione della situazione. Dopo aver preso tutte le informazioni, lo psicologo valuta la soluzione più adatta. Nei casi più urgenti può disporre l’invio al pronto soccorso.
Non solo. Per la prevenzione del disagio giovanile, l’ospedale di Roma e l’Associazione Fiorenzo Fratini Onlus hanno sviluppato “AppToYoung”, un’applicazione che permette ai ragazzi che ne hanno bisogno di chiedere il supporto di uno specialista. È gratuita e garantisce privacy e anonimato. Si tratta di uno strumento utile anche per genitori e insegnanti perché consente di chiedere consiglio anche per un figlio, uno studente o un amico che magari non ha la forza o la possibilità di cercare aiuto.
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