Diversi studi hanno affermato che un comportamento iperprotettivo da parte degli adulti nei confronti dei figli, provocherebbe frustrazione e farebbe aumentare la possibilità che bambini e adolescenti possano soffrire di disturbi depressivi e ansiosi.
Alla base di questo ragionamento vi è la diffusione di notizie e immagini sensibili relative alla criminalità nel mondo, potenziata dall’introduzione di un mass media oggi presente in ogni casa: la TV. Nei primi anni ’90 si è diffusa la TV via cavo contemporaneamente all’aumento degli episodi di criminalità che coinvolgevano l’America. I genitori hanno iniziato a vedere qualcosa a cui non avevano mai dato un volto, cominciando a percepire, quindi, il problema in maniera diversa e a viverlo con più inquietudine. Gli adulti hanno tentato di costruire in tutti i modi una valida protezione attorno ai loro figli, provando a tenerli lontani da qualsiasi contesto per loro pericoloso.
Un’estrema sicurezza non da modo di sperimentare la vita
Sempre più genitori sono intervenuti sul rapporto con i loro bambini servendosi di un approccio iperprotettivo che non ha dato loro modo di poter sperimentare e gestire varie situazioni. Per gli esperti, un atteggiamento iperprotettivo favorisce meccanismi malsani nei bambini, provocando un aumento della depressione, dell’ansia e una riduzione della capacità di affrontare le difficoltà. I tassi di depressione tra gli adolescenti sono in aumento dall’inizio degli anni 2000.
I ragazzi con genitori iperprotettivi potrebbero sperimentare la delinquenza o l’abuso di sostanze stupefacenti
L’eccessiva sicurezza che offrono i genitori ai propri figli potrebbe rappresentare, in realtà, un vero fattore di rischio. Tenendoli sempre lontani da situazioni ritenute problematiche, si rischia di accompagnarli, invece, proprio verso di esse, considerando che gli adolescenti non hanno potuto sviluppare idee e pensieri riguardanti determinati contesti e quindi le risposte mentali e fisiche utili ad affrontarli. I ragazzi sarebbero costretti a vivere momenti di forte sconforto interiore, ma potrebbero anche esternare certi disagi sperimentando proprio la delinquenza o l’abuso di sostanze stupefacenti.
Un sondaggio internazionale del 2016 ha rivelato che il 50% degli studenti universitari ha cercato aiuto, grazie agli strumenti messi a disposizione dell’ateneo, per problemi di ansia e il 41% di depressione. Sono in aumento anche i dati riguardanti il suicidio e la pandemia di COVID-19 ha sicuramente contribuito al peggioramento della salute mentale dei giovani.
Il mondo in cui viviamo non sarà mai sicuro e ci saranno sempre situazioni difficili da affrontare, ma la migliore protezione è la consapevolezza di poter gestire le sfide della vita.