La frutta non dovrebbe mai mancare in una dieta sana ed equilibrata. Ma qual è il momento migliore per consumarla? Vicino o lontano dai pasti? Innanzitutto, è opportuno segnalare che non esiste una risposta univoca a queste domande. A fare la differenza rispetto a quest’abitudine è solo il nostro corpo, nient’altro.
Pasti abbondanti? Meglio consumarla dopo
Tuttavia, come sottolineato sul portale del noto ospedaliero Humanitas, dopo pasti particolarmente abbondanti e pesanti – ricchi di molti cibi grassi e calorici -, se non si soffre di meteorismo o gonfiore addominale, la frutta può diventare una sorta di “pompiere” per l’organismo perché va a “spegnere” lo stress metabolico. Diversi studi hanno infatti dimostrato che i polifenoli della frutta e dei suoi derivati, come i succhi di frutta, vanno ad agire come sostanze antiossidanti e antinfiammatorie, difendendo dall’azione dei radicali liberi e di altre molecole che favoriscono stati infiammatori e che vengono prodotti in quantità dopo un pasto sbilanciato.
In particolare, gli agrumi – grazie a due antiossidanti, la naringina e l’esperidina – sarebbero particolarmente indicati per neutralizzare lo stress ossidativo e infiammatorio generato da un pasto poco salutare e per prevenire i danni a carico dei vasi sanguigni. “La naringina è un flavonoide contenuta nel pompelmo, nel limone, nelle arance, nelle clementine, nei mandarini e nel cedro. Questo flavonoide è importante per rafforzare le pareti dei capillari, per depurare il nostro organismo, per favorire la perdita di peso e ha effetti antinfluenzali, miorilassanti, anticancerogeni, epato-protettivi, anti aterogenici“, ha riferito la dottoressa Sara Testa, dietologa del Centro Obesità dell’ospedale Humanitas. Dopo i pasti abbondanti, oltre agli agrumi, è inoltre consigliata l’assunzione di mirtilli, prugne nere, l’uva nera, more e susine. Se il pasto non è particolarmente abbondante, invece, gli esperti consigliano di consumare la frutta prima di pranzare o cenare perché le fibre in essa contenuta riducono l’assorbimento degli zuccheri semplici e quindi riducono l’indice glicemico dei cibi.
Frutta lontano dai pasti per chi soffre di gonfiore addominale
Per chi soffre o è predisposto a a meteorismo e gonfiore addominale, e in generale per chi ha un’intestino già di base “infiammato”, è invece sconsigliata l’assunzione della frutta ai termine dei pasti, perché può creare un accumulo di gas nell’intestino con distensione del lume intestinale. In questo caso, il consiglio è dunque quello di consumare la frutta lontano dai pasti.
Come sottolineato dagli specialisti dell’Humanitas, la capacità fermentativa della frutta “dipende da alcune componenti come gli oligosaccaridi presenti in cachi e anguria, il fruttosio nelle mele, pere, pesche e mango, e i polioli nelle ciliegie e susine, ma anche dal tipo di pasto“. Infatti, è più facile ritrovarsi con la pancia gonfia se si mangia la frutta dopo un pasto a base di carboidrati complessi come pane e patate associati o meno a proteine come carne e pesce, ovvero nutrienti con tempi di digestione diversi, che rallentano l’intero processo digestivo dando luogo ad una fermentazione intestinale maggiore. Tuttavia, non tutta la frutta provoca la pancia gonfia se mangiata a fine pasto. Ananas e la papaya, per esempio, migliorano la digestione per la presenza di bromelina e di papaina, due enzimi che favoriscono la degradazione delle proteine. Anche la vitamina C contenuta in agrumi, fragole e kiwi, facilita l’assorbimento di ferro contenuto nei cibi proteici e le fibre solubili riducono l’assorbimento intestinale di colesterolo presente nei cibi proteici di origine animale.