La notizia è stata sconvolgente. Nella giornata di mercoledì 22 febbraio la Fiorentina ha comunicato Kouame ha contratto la malaria. “In seguito a comparsa di febbre e malessere generale nella notte tra il 20 e 21 febbraio, il calciatore è stato sottoposto al test per valutare una possibile infezione malarica, alla quale è risultato positivo. Il calciatore è stato ricoverato per le cure opportune e verrà rivalutato nei prossimi giorni”, si è letto nel comunicato del club viola. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno per la squadra di Vincenzo Italiano, che dovrà fare a meno dell’attaccante per un tempo indefinito. Kouamé era tornato da poco in Italia dopo la Coppa d’Africa, vinta con la sua Costa d’Avorio. Ma nello specifico di cosa si tratta? La malaria è una malattia parassitaria diffusa principalmente nelle zone tropicali e subtropicali, causata da protozoi del genere Plasmodium. Questi parassiti vengono trasmessi all’uomo attraverso la puntura di zanzare femmine infette del genere Anopheles. La malattia rappresenta un problema di salute globale, con circa 228 milioni di casi stimati nel 2020 e 405mila decessi, principalmente in Africa.
Come abbiamo già appena accennato, tutto ha inizio con la puntura di una zanzara infetta. Al suo interno si nascondono i protozoi parassiti del genere Plasmodium, responsabili della malattia. Una volta entrato nel corpo umano, il Plasmodium affronta diverse fasi. In primis, si insedia nel fegato ed è lì che si moltiplica (periodo di incubazione variabile). Successivamente i parassiti invadono il flusso sanguigno e infettano i globuli rossi, dove si moltiplicano ancora, causando la rottura degli eritrociti e liberando nuove forme di parassiti che infetteranno altri globuli rossi a catena. Da questa serie di moltiplicazioni senza controllo ci sono i sintomi tipici della malaria: febbre alta; vomito; diarrea; brividi; sudorazione profusa; anemia; stanchezza intensa. La malaria, se non trattata con tempestività, può avere conseguenze fatali, soprattutto in caso di infezione da Plasmodium falciparum, la specie più letale. Oltre all’anemia, infatti, il rischio più preoccupante è l’ostruzione dei capillari del cervello.
La malaria è diffusa in diverse zone del mondo, anche se oggi si concentra molto più nelle fasce tropicali e subtropicali. L’epicentro della malattia è l’Africa. È in questo continente che si verifica la maggior parte dei decessi. A seguire il Sudest asiatico, il Medio Oriente, l’Asia Centrale, il Pacifico occidentale e l’America centrale e meridionale. Sono tutte queste, quindi, le zone a rischio. Ed è facile intuire come, nel complesso, quasi la metà della popolazione mondiale vive in zone dove la malaria è una minaccia costante. Certo, nel corso degli anni la diffusione della malaria è stata ridotta negli ultimi anni. Anche perché la lotta contro la malaria si avvale di diverse armi: la diagnosi precoce, fondamentale per un trattamento tempestivo e la terapia farmacologica, che varia a seconda della specie di Plasmodium e della gravità dell’infezione. Senza dimenticare l’RTS,S/AS01, il primo vaccino contro la malaria approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che offre una protezione parziale contro la malaria da P. falciparum nei bambini.
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