Non solo la donna. Lo stesso vale per il partner maschile, perché dai 35 in poi la qualità degli spermatozoi diminuisce in misura significativa
L’età conta, sempre. Soprattutto, come ci ricorda il Corriere della Sera, se si sta cercando di avere un figlio. Una cosa che ormai si sa da tempo per la donna (e non è più un segreto per nessuno), perché è noto che dopo i 35 anni la probabilità di restare incinta inizia a calare molto velocemente. Ma attenzione: lo stesso però vale anche per lui, per il partner maschile, perché dai 35 in poi la qualità degli spermatozoi diminuisce in misura significativa.
Ceto, non si può non ricordare la paternità tardiva di Robert De Niro, 79 anni, ma i dati di quanto si sta cercando di spiegare sono abbondanti: al crescere dell’età aumenta la frammentazione del Dna degli spermatozoi. Come spiega al Corriere della Sera l’uroandrologo della Società Italiana di Andrologia (Sia) Luigi Montano, già presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana “ciò diminuisce la probabilità di fecondare l’ovulo e aumenta il rischio di aborto spontaneo, erroneamente attribuito solo alla donna, ma anche di complicanze ostetriche, neonatali e di trasmettere ai figli alterazioni genetiche che potrebbero favorire malattie”.
Detto questo, sempre come ricorda il Corriere della Sera, i danni agli spermatozoi connessi all’età possono essere accelerati in caso di stili di vita scorretti o condizioni ambientali sfavorevoli, che contribuiscono a un invecchiamento precoce dei gameti: nei fumatori la frammentazione del Dna in media è del 9% più alta e anche l’esposizione all’inquinamento atmosferico o a pesticidi aumenta di circa il 10% i danni al Dna, al punto che la qualità del seme maschile è stata proposta come sentinella della qualità ambientale.
E non bisogna assolutamente dimenticare altri fattori: sedentarietà e obesità moltiplicano l’effetto deleterio degli anni che passano, con un impatto negativo soprattutto sulla quantità di spermatozoi: “L’obesità triplica la probabilità di bassa concentrazione degli spermatozoi: negli obesi il rischio di infertilità cresce del 10% per ogni 9 chili di sovrappeso”, è intervenuto al Corriere della Sera Alessandro Palmieri, presidente Sia. “La migliore età biologica riproduttiva va dai 18 ai 32 anni”, ha proseguito Montano.
E cosa succede quando ci si rivolge a tecniche di fecondazione assistita? La risposta a questa domanda ci arriva da una ricerca italiana presentata durante un congresso dell’European Society of Human Reproduction and Embriology (Eshre). Questa ricerca appena citata ha dimostrato che l’età dell’uomo influenza negativamente la qualità degli embrioni che si possono ottenere.
Analizzando i risultati di oltre quattromila cicli in cui si è fatta l’iniezione dello spermatozoo nell’ovulo (la cosiddetta tecnica Icsi), si è verificato che quando gli spermatozoi sono in concentrazione più bassa, si muovono di meno e hanno più alterazioni nella forma, come è più probabile quando i gameti maschili sono “attempati”. Poi gli embrioni ottenuti sono peggiori e il tasso di bimbi nati vivi diminuisce.
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