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Fertilità maschile, esistono dei batteri che possono minacciarla

Scopri come alcuni batteri come Prevotella e Pseudomonas possono influire negativamente sulla fertilità maschile e la salute spermatica

L’eccesso di alcuni ceppi batterici come Pseudomonas, Prevotella e Lactobacillus nel liquido seminale potrebbe compromettere la fertilità maschile. Questi microrganismi, quando presenti in quantità superiori al normale, possono creare un microambiente infiammatorio che influisce negativamente sulla concentrazione degli spermatozoi. Lo confermano due recenti review scientifiche pubblicate su Frontiers in Endocrinology e Cells, condotte da ricercatori dell’Università di Napoli “Federico II”, insieme a colleghi brasiliani, danesi e dell’Università di Padova.

Batteri che minacciano alla fertilità maschile, quali sono?

Le due analisi, che hanno esaminato rispettivamente 37 studi e 27 ricerche, evidenziano come un aumento dei ceppi di Prevotella, Pseudomonas e Lactobacillus iners rappresenti un fattore di rischio per la salute del liquido seminale. La loro presenza è associata a una riduzione della concentrazione spermatica, spesso sotto la soglia minima definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per una fertilità ottimale.

Fertilità maschile, esistono dei batteri che possono minacciarla | Pixabay @tommaso79 – Saluteweb.it

 

Questo squilibrio microbico, oltre a influire sul numero degli spermatozoi, favorisce un ambiente infiammatorio locale, potenzialmente dannoso per la funzione riproduttiva maschile. La connessione tra alterazioni del microbiota e infertilità è ormai un tema centrale nelle ricerche sul benessere riproduttivo.

Fino a pochi anni fa, si pensava che il liquido seminale fosse privo di batteri, e qualsiasi presenza microbica veniva interpretata come segno di infezione. Studi più recenti, però, dimostrano che lo sperma ospita un microbiota proprio, simile a quello già osservato in altri distretti corporei come l’intestino e la vagina.

“Il microbiota del liquido seminale contiene una comunità di batteri provenienti principalmente dalle ghiandole del tratto riproduttivo superiore, come i testicoli, le vescicole seminali e la prostata. In condizioni di equilibrio, questi batteri contribuiscono al benessere generale. Tuttavia, un loro eccesso può avere un ruolo significativo nei casi di infertilità maschile”, spiega Alessandro Palmieri, presidente della Società Italiana di Andrologia (SIA) e professore di Urologia all’Università di Napoli “Federico II”.

L’infertilità maschile è un problema crescente a livello globale. Negli ultimi 50 anni, la concentrazione spermatica e la conta spermatica totale si sono dimezzate. Dal 2000, questo ritmo di riduzione è più che raddoppiato, evidenziando una crisi riproduttiva che richiede soluzioni innovative.

Secondo Palmieri, uno dei temi centrali del VI Congresso Natura, Ambiente, Uomo (NAU), tenutosi nelle Langhe, è proprio il ruolo del microbioma del liquido seminale nell’infertilità. Un numero ridotto di spermatozoi è responsabile di almeno il 30% dei casi di infertilità di coppia, sottolineando l’importanza di approfondire lo studio delle cause microbiche.

Le ricerche dell’Università di Napoli hanno analizzato 37 studi condotti tra il 1980 e il 2023, coinvolgendo oltre 9300 uomini. I risultati indicano che gli individui con una bassa concentrazione spermatica presentano frequentemente un eccesso di Prevotella e Lactobacillus rispetto a uomini con una conta normale.

Parallelamente, l’Università di Padova ha esaminato 27 studi disponibili su PubMed fino al 2023, identificando alte concentrazioni di ceppi di Pseudomonas negli uomini con parametri spermatici alterati. In particolare, un eccesso di Lactobacillus può portare alla produzione di acido lattico, creando un ambiente infiammatorio locale che riduce il numero degli spermatozoi.

L’oligozoospermia, cioè la condizione in cui il liquido seminale contiene una quantità di spermatozoi inferiore alla norma, è spesso associata a alterazioni del microbioma. Gli uomini affetti da questa condizione presentano una composizione batterica significativamente diversa rispetto agli individui fertili.

Palmieri sottolinea che le alterazioni del microbioma riproduttivo non riguardano solo le donne, ma hanno un impatto significativo anche sugli uomini. “Gli studi dimostrano che gli uomini con una fisiologia spermatica alterata hanno un microbiota diverso, e questo può influire negativamente sulla fertilità”.

Nonostante i progressi, lo studio del microbiota del liquido seminale è ancora un campo poco esplorato. Tuttavia, le nuove conoscenze potrebbero rivoluzionare la diagnosi e il trattamento dell’infertilità maschile idiopatica, ossia quei casi in cui non si identifica una causa evidente.

“Comprendere meglio il ruolo del microbiota potrebbe portare a sviluppare strategie terapeutiche innovative per correggere le alterazioni dei parametri spermatici e migliorare la fertilità maschile”, conclude Palmieri. Questi studi rappresentano un passo importante verso il trattamento mirato delle alterazioni spermatiche legate a squilibri batterici.

In sintesi, lo squilibrio del microbiota seminale si rivela un elemento chiave nell’infertilità maschile, aprendo la strada a nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche per affrontare un problema sempre più diffuso.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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