L’intelligenza artificiale si trasforma in un valido aiuto per le donne che hanno difficoltà a iniziare una gravidanza. Uno studio italiano presentato all’ultimo congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE), ha dimostrato che l’intelligenza artificiale può potenziare le procedure di procreazione assistita (PMA) e rintracciare gli embrioni da impiantare.
La ricerca ha coinvolto oltre 600 donne e circa 2000 embrioni nella prima settimana dalla fecondazione. Gli embrioni sono stati tenuti negli incubatori ed è stato monitorato il loro sviluppo con video a intervalli di tempo prestabiliti e senza mai spostarli. Trascorsa una settimana (invece dei comuni sei giorni), attraverso l’intelligenza artificiale sono stati analizzati i dati, in modo da poter valutare qualità, tasso di normalità cromosomica, di impianto e di aborto. Gli strumenti IA sarebbero in grado di identificare quegli embrioni che, seppur mostrino una buona morfologia, hanno una bassa probabilità di impianto.
“L’IA, che consente di avere più informazioni e migliori, ha portato a una scelta di embrioni più promettenti e a sfatare l’idea che i più “lenti” nello sviluppo non possano mai portare a una gravidanza” ha affermato Danilo Cimadomo, autore dello studio e responsabile Ricerca e Sviluppo di GeneraLife. “È meno probabile, ma non impossibile. L’analisi IA ha mostrato infatti dinamiche di crescita prima sconosciute che provano capacità di impianto anche di embrioni che erano considerati meno adatti. Può essere perciò utilissima per valutare in modo oggettivo e standardizzato la qualità degli embrioni in vitro, migliorando i risultati della fecondazione assistita”.
Lo studio intitolato “Analisi delle dinamiche morfologiche dei blatocisti“, condotto da Marcos Meseguer, supervisore scientifico ed embrologo dei centri di Pma IVI Valencia, è stato anche presentato alla decima edizione del congresso internazionale Ivirma sulla medicina della riproduzione, svoltosi nei giorni scorsi a Malaga.
“Stiamo lavorando su un algoritmo di Ai che studia il comportamento dell’embrione dalla devitrificazione al trasferimento, che dura circa 4 ore – commenta Meseguer – pertanto, l’IA ci mostra che un embrione che inizia la sua espansione precocemente ed esegue questo processo rapidamente, acquisendo una superficie superiore a 0,14 millimetri quadrati, può impiantarsi fino al 30% in più di un embrione che si espande più lentamente durante quelle prime 4 ore di vita“.
“Oltre il 60% delle blastocisti riespanse è stato impiantato con successo, rispetto al 6% di quelli che non si sono riespansi dopo la devitrificazione“, ha concluso l’esperto.
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