La frequenza con la quale si stanno verificando degli eventi climatici estremi ha portato un buon numero di persone a nutrire delle forti preoccupazioni nei confronti del destino ambientale della Terra. Ad aggravare questi timori ci pensano una serie di fenomeni allarmanti, come l’incremento del livello del mare, il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai e la deforestazione. Si parla di ecoansia (o ansia climatica) ed è probabile che, con il passare del tempo, sempre più individui ne soffriranno. I giovani e le persone con una sensibilità maggiore della media nei confronti delle tematiche ambientali corrono un rischio maggiore di svilupparla. Scopriamo quali sono le sue caratteristiche.
Come detto, esistono alcuni fattori che possono favorire l’insorgenza dell’ecoansia. Oltre a quelli già citati (giovane età e sensibilità nei confronti delle tematiche ambientaliste) se ne possono aggiungere almeno due: l’uso massiccio dei media e lo svolgimento di un lavoro legato alla sostenibilità ambientale. Anche se ogni persona esprime in modo diverso l’ansia e la paura, esistono alcuni sintomi comuni a tutti coloro che soffrono di ecoansia. Tra questi c’è il nervosismo causato dalla consapevolezza dell’impatto delle proprie azioni sull’ambiente, oltre che dalle notizie riguardanti il clima e i cambiamenti climatici. Quest’ultimi rappresentano un tema che può causare delle crisi d’ansia e spesso occupano i pensieri di chi soffre del disturbo psicologico.
L’ecoansia può anche portare a prendere delle decisioni radicali riguardanti la propria vita, come quella di non avere figli. Chi ha più a cuore per le tematiche ambientali dà un grande peso all’impatto che la nascita di un altro essere umano potrebbe avere sul pianeta. Inoltre, la prospettiva di far crescere un bambino in un mondo sempre più imprevedibile suscita preoccupazioni notevoli. Un ultimo sintomo piuttosto comune tra chi soffre di ecoansia è la solastalgia, uno stato d’animo complesso, caratterizzato da emozioni di nostalgia, senso di perdita, disturbi del sonno, stress, dolore, depressione, pensieri suicidi e aggressività. Speso ne soffre chi ha visto la propria casa, o l’area in cui vive, devastata da eventi naturali improvvisi.
Chi subisce sulla propria pelle le conseguenze di un disastro naturale può soffrire non solo di attacchi di ansia, ma anche di stress post-traumatico. Del resto perdere la casa in cui si è vissuti per anni, un’attività commerciale o persino la vita dei propri cari non può lasciare indifferenti. Secondo le stime della Union of Concerned Scientists, tra il 25 e il 50% delle persone coinvolte nei disastri metereologici hanno avuto delle conseguenze negative sul proprio benessere mentale. Inoltre, per l’American Psychological Association (APA) i sopravvissuti a simili eventi manifestano un notevole aumento di depressione, disturbo da stress post-traumatico, ansia e pensieri suicidi.
Come se non bastasse, è stata dimostrata una correlazione tra l’aumento delle temperature medie e l’incremento degli attacchi di ansia e panico, soprattutto tra le persone che già ne soffrono.
Quando è lieve e controllabile, l’ecoansia può rappresentare una spinta a non restare indifferenti all’impatto delle azioni dell’uomo sulla Terra. Tuttavia, quando raggiunge livelli tali da rendere impossibile vivere in modo normale, diventa necessario adottare delle strategie per combatterla. Per esempio può essere utile ridurre l’esposizione alle notizie riguardanti i cambiamenti climatici o confrontarsi con familiari e amici. Anche rivolgersi a uno psicologo o, nei casi più gravi, a uno psichiatra non è un’opzione da scartare.
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