Siete persone che fanno il riposino dopo pranzo? Ecco tutti gli effetti che questa abitudine ha sul vostro organismo e sulla vostra salute
Il sonnellino post pranzo è un momento atteso da molte persone nel corso della giornata. Che avvenga dopo il rientro da scuola, durante il fine settimana o nella pausa dal lavoro in modalità smart working (se le condizioni lavorative lo consentono), concedersi un breve riposo dopo il pasto può essere la chiave per ritrovare energia in vista degli impegni in programma nel resto della giornata. Tuttavia, è importante non eccedere nella durata del pisolino, poiché un riposo troppo lungo potrebbe avere l’effetto opposto e lasciare una sensazione di spossatezza al risveglio. Ma a prescindere dalla sua durata, siamo davvero sicuri che dormire dopo pranzo faccia bene alla salute? Vediamo tutti i pro e i contro di questa abitudine.
Quante volte, dopo un pasto, ci si ritrova sopraffatti da quella tipica sonnolenza? Il caso più emblematico è senza dubbio il torpore che segue il pranzo della domenica, spesso accompagnato da un rigenerante riposino sul divano. Le ragioni alla base della sonnolenza post-pasto possono variare e, su alcune, la scienza non ha ancora fornito risposte definitive. In ogni caso, tutti noi veniamo spesso colpiti da questo abbiocco a cui è difficile resistere, ma assecondarlo fa bene o male al nostro corpo? Vediamo tutti i lati positivi e negativi.
Dormire dopo pranzo apporta significativi benefici al cervello, e questi vantaggi non sono limitati solo agli anziani. A qualsiasi età, una breve pausa di sonno favorisce la memoria, stimola la creatività, allevia lo stress e migliora l’umore. Il momento ideale per concedersi un riposino è tra le 13:00 e le 15:00, con una durata che non dovrebbe superare i 30 minuti. Superato questo limite, si rischia di interferire con il naturale ciclo sonno-veglia e di favorire episodi di insonnia notturna.
Questo breve periodo di riposo è particolarmente benefico per l’emisfero destro del cervello: contribuisce a potenziare la creatività e a recuperare le capacità cognitive. Non è raro che, dopo una pennichella, ci si svegli con idee innovative che prima erano bloccate dall’accumulo di tensione e stress.
I vantaggi del riposo post-prandiale non riguardano solo la mente. Un breve sonno dopo il pasto può abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress che è spesso collegato a ipertensione e aumento di peso. Normalizzare il cortisolo consente di ridurre la pressione sanguigna e favorisce un equilibrio metabolico, diminuendo la sensazione di fame e aumentando il senso di sazietà.
Uno studio scientifico ha rilevato un possibile legame tra il riposino pomeridiano dopo pranzo e un maggiore rischio di aumento di peso, sindrome metabolica, diabete e ipertensione. La ricerca, condotta dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, ha analizzato un campione di 3.000 adulti per esplorare l’associazione tra sonnellino pomeridiano, obesità e sindrome metabolica. I risultati indicano che la durata e la postura durante il riposo possono influire negativamente sulla salute, con alcune conseguenze potenzialmente dannose come:
Un gruppo di studiosi del Brigham and Women’s Hospital ha condotto una ricerca su 3.275 adulti spagnoli per indagare il rapporto tra il riposo pomeridiano post-prandiale e gli effetti sull’organismo, con particolare attenzione all’obesità e alle alterazioni metaboliche. Le analisi sono state svolte presso l’Università di Murcia, prendendo in esame parametri metabolici di base, la durata e la postura durante il riposo, oltre a diversi aspetti legati allo stile di vita.
Secondo i ricercatori, elementi come la lunghezza del riposo e la posizione assunta durante il sonno possono influire significativamente sui rischi per la salute. È emerso che i partecipanti che si concedevano una siesta di 30 minuti o più mostravano una maggiore probabilità di avere un indice di massa corporea elevato, un incremento della pressione sanguigna e un rischio più alto di sviluppare condizioni legate a malattie cardiovascolari e diabete, ossia la sindrome metabolica, rispetto a coloro che non dormivano nel pomeriggio.
Al contrario, chi si limitava a brevi pause di meno di mezz’ora non solo non registrava alcun rischio di obesità o alterazioni metaboliche, ma appariva anche più energico e reattivo. Inoltre, i soggetti che si dedicavano a lunghe sieste presentavano una maggiore circonferenza addominale, livelli più alti di glucosio a digiuno, e un incremento sia della pressione arteriosa sistolica (SBP) sia diastolica.
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