Quando veniamo travolti da un enorme desiderio di abbuffarci di dolci o di cibo spazzatura e di assaporare con ogni senso quella buonissima crema al cioccolato o quell’hamburger succulento con patatine fritte, dovremmo fermarci a ragionare un attimo: tutto questo non è dettato da un bisogno del nostro organismo di sfamarci ma bensì dal nostro cervello. Consumando dosi, anche ridotte, di grassi e zuccheri stimoliamo l’aumento di dopamina, il neurotrasmettitore che in questo caso gioca il ruolo fondamentale.
Il nostro cervello è per natura tendente a richiamare cibi zuccherati perché con il tempo ci siamo adattati a uno stile di vita specifico per cui è fondamentale assumere certi tipi di alimenti in grado di fornirci l’energia giusta. Gli antenati non consumavano alimenti zuccherati ma si accontentavano di ciò che la natura aveva da offrire. Evolvendoci ci siamo abituati a un tipo di alimentazione ben differente e i dolci fanno, senza dubbio, parte di questa. Per questo, il nostro cervello ci fa gradire i sapori dolci e ci fa sgradire quelli amari o aspri, che in passato potevano essere motivo di avvelenamento o malattie.
Quando mangiamo cibi dolci, si attiva il sistema dopaminergico mesolimbico, una sorta di ricompensa del nostro cervello. La dopamina è una sostanza rilasciata dai neuroni e può segnalare che un evento era gradevole, rafforzando così i comportamenti che possono stimolarne presto una ricomparsa.
Questo particolare sistema di risposta è risultato il soggetto principale di uno studio condotto dai ricercatori del Max Planck Institute for Metabolism Research, in collaborazione con la Yale University, che hanno dimostrato che gli alimenti ad alto contenuto di grassi e zuccheri modificano il nostro cervello. “La nostra tendenza a mangiare cibi ricchi di grassi e zuccheri, la cosiddetta dieta occidentale, potrebbe essere innata o svilupparsi a causa del sovrappeso. Ma il nostro cervello impara questa preferenza“, spiega Sharmili Edwin Thanarajah, responsabile autore dello studio.
L’esperimento
I ricercatori hanno offerto due tipi di budino, uno ad alto contenuto di grassi e zuccheri e uno con lo stesso contenuto di zuccheri ma con meno grassi, a due campioni diversi di volontari una volta al giorno per otto settimane. Monitorando l’attività cerebrale di ogni volontario prima e durante tutta la durata dell’esperimento, è risultato che il cervello di chi aveva consumato il budino con maggiore quantità di grassi lo aveva saputo preferire notevolmente rispetto a chi aveva consumato l’altro budino.
“Le nostre misurazioni dell’attività cerebrale hanno mostrato che il cervello chiede sempre il consumo di patatine e simili e inconsciamente impara a preferire cibi gratificanti. Attraverso questi cambiamenti nel cervello, preferiremo sempre i cibi che contengono molti grassi e zuccheri ,” spiega Marc Tittgemeyer. I ricercatori hanno sostenuto che la preferenza per i cibi zuccherati continuerà anche successivamente alla fine dell’esperimento: “nuove connessioni vengono create nel cervello e non si dissolvono così rapidamente. Dopotutto, il punto centrale dell’apprendimento è che una volta che impari qualcosa, non lo dimentichi così in fretta“, afferma il ricercatore.