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Disturbo bipolare: che cos’è e come si può trattare

Il disturbo bipolare è poco diffuso ma estremamente debilitante per le persone che ne soffrono, ecco in costa consiste e come si può trattare

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato da fluttuazioni tra episodi di mania o ipomania ed episodi di depressione.

Questa definizione ci viene data dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, che è oggi alla sua quinta edizione (DSM-V).

Il disturbo bipolare è anche conosciuto come sindrome maniaco-depressiva e prevede che l’individuo alterni tra depressione ed eccitazione estrema, senza mai riuscire a trovare un equilibrio. Durante gli episodi maniacali la persona sembri energica e di buon umore, e questo può indurre a pensare che non si tratti di depressione.

Ma scopriamo come si può diagnosticare, perché si manifesta e quali sono i possibili trattamenti per poter contrastare i sintomi.

Come diagnosticare il disturbo bipolare

Per poter essere diagnosticato il disturbo bipolare occorre che il paziente abbia vissuto almeno un episodio maniacale che sia durato almeno sette giorni e che abbia incluso un umore euforico o irritabile e un aumento dell’energia e dell’attività.

Di solito questo episodio maniacale comprende anche un ulteriore sintomo tra i seguenti: ridotto bisogno di sonno, loquacità, coinvolgimento eccessivo in attività negative quali comportamenti sessuali rischiosi.

Durante gli episodi maniacali, è come se la mente cominciasse a funzionare a tutta velocità, la persona non riesce a stare ferma, parla più velocemente, avverte un senso di autostima elevata e di grandiosità.

Episodio maniacale – Unsplash – saluteweb.it

I pazienti affetti da disturbo bipolare alternano questo tipo di episodi maniacali di euforia e momenti di profonda depressione. Questi episodi depressivi devono durare almeno due settimane e includere almeno cinque sintomi distintivi come insonnia o ipersonnia, pensieri ricorrenti di morte, umore depresso per la maggior parte del giorno ecc. 

I disturbi bipolari sono relativamente poco comuni, infatti ne soffre circa il 2-3% della popolazione adulta e non sembrano esserci differenze di genere. Tuttavia, pare essere ereditario, con una predisposizione 10 volte superiore a sviluppare la malattia se un parente vicino ne soffre.

Predisposizione genetica ai disturbi dell’umore

Nell’ereditarietà dei disturbi dell’umore, compresa la depressione, sono coinvolti dei malfunzionamenti dei neurotrasmettitori responsabili della regolazione emotiva.

Questi mal funzionamenti sono ereditari e condizionano la capacità dell’individuo di riuscire a gestire in modo funzionale il proprio stato emotivo.

Il disturbo bipolare presenta ereditarietà – Unsplash – saluteweb.it

Anche la struttura e il funzionamento del cervello gioca un ruolo decisivo in questa predisposizione genetica: recenti studi di neuroimaging hanno messo in luce un deterioramento della corteccia prefrontale e del talamo nelle persone affette da depressione o disturbo bipolare, entrambe aree adibite al controllo e alla regolazione delle emozioni e alla regolazione dello stress. Inoltre, queste aree sono coinvolte anche nella regolazione dell’appetito, delle pulsioni e della sessualità, e questo spiegherebbe il comportamento eccessivo ed incontrollato durante gli episodi maniacali. 

Fattori psicosociali nel disturbo bipolare

Il disturbo bipolare non è soltanto ereditario ma può svilupparsi in persone nate in famiglie in cui nessuno ne ha mai sofferto.

In questi casi c’è un’alta probabilità che il disturbo bipolare sia scaturito da fattori psicosociali, ovvero da eventi stressanti o traumatici della vita che possono aver scatenato reazioni complesse a livello psicologico. Inoltre,  ci può essere recidiva della malattia se il paziente si trova a vivere in un ambiente poco solidale, in cui il suo disturbo viene stigmatizzato.

Stress e traumi gravi come abusi vissuti in età infantile, violenza fisica o sessuale, possono aumentare il rischio che si verifichino disturbi dell’umore. Mentre conflitti familiari e relazionali o ambienti tossici, possono portare ad un peggioramento del disturbo.

L’abuso di sostanze come alcol e droghe, può a sua volta influenzare lo sviluppo e l’andamento del disturbo bipolare. Infatti, alcol, cocaina e marijuana possono incentivare gli episodi maniacali e depressivi, contrastando l’effetto dei farmaci.

Trattamenti per il disturbo bipolare

Per trattare questo tipo di disturbo dell’umore i farmaci sono la strada migliore, ma è sempre consigliato affiancare anche un percorso di psicoterapia. In poche parole i professionisti coinvolti nel trattamento del disturbo sono psichiatri e psicologici.

I farmaci che vengono prescritti sono degli stabilizzatori dell’umore e degli antipsicotici atipici per trattare l’episodio maniacale quando si verifica. Mentre possono essere prescritti anche degli antidepressivi per contrastare invece l’episodio depressivo quando si verifica. 

A livello psicoterapico la terapia che si è mostrata più efficace nel trattare questo tipo di disturbo è la cognitivo-comportamentale, che aiuta i pazienti ad identificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, aiutandoli a gestire meglio lo stress per evitare ricadute.

A questa viene spesso aggiunta la terapia familiare, perché, come abbiamo detto poco sopra, un ambiente familiare di supporto gioca un ruolo essenziale nel trattamento a lungo termine del disturbo. 

Differenze tra disturbo bipolare e schizofrenia

Concludiamo spiegando alcune differenze sostanziali tra disturbo bipolare e schizofrenia che, da un certo punto di vista, ovvero a causa della presenza di episodi maniacali, possono sembrare simili ma non lo sono. 

Il disturbo bipolare è caratterizzato dalle oscillazioni dell’umore: chi ne soffre non vive mai costantemente in un episodio maniacale o in uno depressivo, ma li alterna come una sorta di montagna russa emotiva di cui non ha alcun controllo. 

La schizofrenia, al contrario, è un disturbo caratterizzato dalla presenza persistente di sintomi psicotici come allucinazioni e deliri.

In questo caso, chi ne soffre ha una percezione distorta della realtà per la maggior parte del tempo: può arrivare a sentire voci, ad avere idee bizzarre come se si trovasse sempre all’interno di un episodio maniacale. Ma anche il tipo di maniacali cambia. Infatti, una persona schizofrenica tende a vivere maggiormente uno stato psicotico non euforico ma negativo e ansioso, sentendosi spesso perseguitato. In più, invece di presentare una maggiore loquacità, tende a non riuscire ad esprimersi a causa del pensiero disorganizzato che non permette al linguaggio di essere coerente e comprensibile. 

Anche a livello di trattamento differiscono: mentre per il disturbo bipolare vengono scelti dei farmaci stabilizzatori dell’umore come il litio, antidepressivi o degli anti psicotici solo per gestire gli episodi maniacali quando si presentano, nella schizofrenia si possono somministrare solo antipsicotici che vanno ad aiutare il paziente a controllare le allucinazioni. In poche parole: la schizofrenia, a differenza del disturbi dell’umore, presenta dei sintomi psicotici cronici.

Conclusioni

I disturbi dell’umore sono estremamente debilitanti per chi ne soffre e questo perché, tra tutti gli effetti negativi che comportano, provocano anche isolamento sociale.

Nessuno può davvero combattere questa battaglia da solo, ecco perché avere un ambiente di supporto, qualcuno che accompagni nella gestione dei debilitanti sintomi di questi disturbi, è essenziale. 

Stare affianco a persone che soffrono di disturbi dell’umore non è semplice, comporta sacrificio e spesso frustrazione, ma non abbandonarle è l’unico modo per sperare in un loro miglioramento.

Alessia Barra

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