“Sono i giovanissimi tra i 18 e i 23 anni i più esposti all’eccessivo e incontrollabile bisogno di accedere ai social media“, si legge nel sito di Demoskopika
L’utilizzo dei social può avere implicazioni negative e patologiche. La dipendenza dai social media, infatti, esiste davvero, ma perché sempre più persone dedicano la maggior parte del loro tempo a quel mondo? I social network stanno diventando un modo per evadere e disconnettersi dalle proprie emozioni, andando a ricercare gratificazioni istantanee e temporanee, che non esistono nella realtà offline. Viviamo in un’epoca in cui il confine tra la connessione digitale e la vita reale è sempre più sfumato e il rischio che si corre è proprio quello di perdere la percezione della realtà, dando estrema importanza a qualcosa che invece andrebbe vissuto con molta attenzione.
La dipendenza da social media è un fenomeno reale, con implicazioni psicologiche e sociali significative. Si tratta di una condizione caratterizzata da un uso eccessivo e compulsivo delle piattaforme digitali come Instagram, Facebook, TikTok e Twitter. Diversi studi hanno evidenziato conseguenze della dipendenza dai social media simili a quelle del gioco d’azzardo patologico.
In uno studio del 2015 è stava individuata un’impressionante somiglianza tra dipendenze chimiche, dovute al consumo di droghe, e dipendenze comportamentali come l’uso compulsivo dei social media come una “droga social”.
Gli studiosi Andreassen e Pallesen definiscono la dipendenza dai social media come un “essere eccessivamente preoccupato dai social network, essere spinto da una forte motivazione a connetterti o a utilizzare i social network e devolvere loro così tanto tempo e sforzo da compromettere altre attività sociali, di studio o lavorative, relazioni interpersonali, e/o la salute psicologica e il benessere”.
Alcuni segnali della dipendenza da social possono essere:
La dipendenza è causata dal bisogno di provare continua soddisfazione come quando riceviamo un commento positivo, un like o una notifica. Le persone dipendenti dai social hanno una continua sensazione di urgenza a rimanere connessi per raggiungere sempre lo stesso livello di piacere. Come illustra uno studio del 2016, il bisogno di connetterci con le altre persone ha effetti immediati sulle regioni chiave del cervello che hanno il compito di rilasciare dopamina.
“Sono i giovanissimi tra i 18 e i 23 anni i più esposti all’eccessivo e incontrollabile bisogno di accedere ai social media“, si legge nel sito di Demoskopika. Il presidente Raffaele Rio dichiara: “I nostri giovani rivendicano un ascolto attivo per arginare la loro ricompensa sociale attraverso i like e ridurre il socialqualunquismo. La politica esca dal limbo della meditazione avviando una campagna di comunicazione istituzionale e attivando misure di sostegno ai soggetti impegnati in prima linea nella costruzione del benessere giovanile“.
“I dati rilevati sul campo confermano una preoccupazione, oltre che nella comunità scientifica, anche tra i diretti interessati, i giovani, sui rischi comportamentali legati all’utilizzo eccessivo e pervasivo dei social. Esiste nella comunità giovanile una crescente consapevolezza digitale sulle criticità legate all’uso delle piattaforme sociali e sulla loro contaminazione emotiva condizionante l’umore delle persone. Ad oggi, però, la politica non sembra particolarmente attenta o, nella migliore delle ipotesi, sembra rinchiusa nel limbo della meditazione su quali misure metter in campo per arginare il “lato oscuro della rete”. In questa direzione sarebbe utile avviare una capillare campagna di comunicazione della Presidenza del Consiglio funzionale a rafforzare la cultura digitale, a divulgare una maggiore conoscenza sui pericoli dei social media tra le giovani generazioni oltre che ad attivare misure di sostegno alla rete dei soggetti istituzionali e associativi impegnati in prima linea nella
costruzione del benessere giovanile nel nostro Paese”, continua Rio.
Sarebbero oltre 1,1 milioni gli under 35 anni a rischio elevato di dipendenza da social media con i giovanissimi tra i più esposti alle insidie comportamentali della rete che peserebbero per quasi il 40% sul totale. Questo è quanto emerge da una ricerca di Demoskopika. La maggiore incidenza è stata registrata in Sicilia, Campania e Umbria.
Tra le tante cose la dipendenza da social media può causare problemi sui ritmi del sonno, sulle relazioni, sul benessere generale dell’individuo, provocare bassa autostima, isolamento sociale e depressione. Come gestire, allora, il poblema?
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