In Italia si è tornati a parlare di diossina. Nelle scorse settimana è successo in occasione dell’anniversario del disastro di Seveso, mentre negli ultimi giorni a causa degli incendi che hanno colpito Palermo. Il Comune siciliano ha, infatti, promulgato una serie di provvedimenti sul territorio legati alla possibile presenza di diossina. Nello specifico, è stata individuata un’area con un raggio di 4 chilometri dalla discarica di Bellolampo che prevede alcuni accorgimenti legati al consumo degli alimenti, al lavaggio delle superfici e anche delle strade. “I provvedimenti presi riguardano la particolare cura del lavaggio di prodotti ortofrutticoli di quest’area e abbiamo dato mandato all’Asp di un controllo straordinario sanitario al fine di verificare lo stato e i rischi possibili in allevamenti dove si realizzano prodotti di macellazione o latto-caseari per valutare l’eventuale rischio degli allevamenti stessi“, ha spiegato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.
Ma cos’è la diossina? E che impatto ha sul nostro organismo?
Con il termine diossine, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, si indica comunemente un gruppo di sostanze (le policlorodibenzodiossine, i policlorodibenzofurani, e alcuni policlorobifenili anche conosciuti con le rispettive sigle: PCDD, PCDF e DL-PCB) che hanno caratteristiche chimiche, fisiche e tossicologiche tra loro molto simili.
Non si tratta, solitamente, di sostanze prodotte in maniera volontaria. Siamo di fronte, invece, a sostanze che sorgono nell’ambito di processi naturali di combustione (come nel caso degli incendi di Palermo o, per esempio, di una eruzione vulcanica) oppure da specifiche attività umane quali l’incenerimento di rifiuti o i processi di produzione industriale (come nel caso del disastro di Seveso).
A rendere maggiormente pericolosa la diossina è, soprattutto, la sua lunga persistenza negli ecosistemi (basti pensare che, per eliminare la metà di una dose di diossina, ci vogliono almeno dieci anni); trasportata dalle correnti atmosferiche, in virtù della sua volatilità, ricade in zone anche molto distanti da quella di origine, contaminando l’acqua ed il terreno, per poi passare nell’alimentazione animale e da qui all’uomo. Non a caso, la maggiore fonte di esposizione umana alle diossine (pari a circa al 90%) è rappresentata dagli alimenti. Per questo, l’ordinanza del Comune di Palermo riguarda prodotti ortofrutticoli e allevamenti.
Ora che abbiamo capito cos’è e come si diffonde, vediamo i possibili effetti della diossina sul corpo umano. Serve, per prima cosa, fare una distinzione. L’esposizione alla diossina può essere acuta o cronica. Nel primo caso, vale a dire in occasione di un’esposizione limitata nel tempo, ma ad alti livelli di concetrazione, i rischi maggiori sono:
In caso, invece, di esposizione cronica, vale a dire prolungata nel tempo, anche se a dosi più basse, può causare:
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