La depressione può manifestarsi in diverse forme: riconoscerle aiuta a combatterle. Ecco cosa è emerso da uno nuovo studio in California
La forme depressive non sono tutte uguali e secondo un nuovo studio condotto in California e pubblicato su Nature Medicine, ne esisterebbero almeno sei tipologie differenti, che si differenziano per pattern di attivazione dei circuiti cerebrali differenti.
Un gruppo di ricercatori del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences della Stanford, con a capo l’italiano Leonardo Tozzi, hanno approfondito le dinamiche cerebrali che caratterizzano le diverse tipologie di depressione, attraverso tecniche di Neuro Imaging. I risultati non sono utili solo a livello diagnostico, ma specialmente a livello terapeutico. Infatti, per curare al meglio la depressione occorre sapere con che tipo di forma depressiva si ha a che fare.
La depressione — nota anche come disturbo depressivo maggiore, secondo il DSM-V — è un disturbo mentale caratterizzato da un persistente umore depresso, una perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività, che dura per almeno due settimane. Questi sintomi causano una significativa compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altri aspetti importanti della vita quotidiana.
Non va confuso con uno stato psicologico transitorio, infatti la depressione si mantiene costante per un periodo di tempo piuttosto lungo e tiene prigioniera la mente di chi ne soffre per gran parte della giornata, alterando anche il ritmo sonno-veglia. Nel peggiore dei casi, la depressione può portare anche ad ideazione suicidaria.
Oltre alla Depressione Maggiore, che abbiamo appena descritto, esistono differenti forme di depressione:
Queste sono solo alcune delle tipologie di depressione esistenti, e per quanto la classificazione delle diverse forme di questo disturbo non sia una novità nel mondo della psicologia, lo studio di cui stiamo per parlarvi ha mostrato, in modo pratico, come la terapia vada disegnata attorno al particolare tipo di depressione per poter ottenere dei riscontri concreti.
Per realizzare questo importante studio è stato selezionato un campione di 801 pazienti con sintomi di ansia e depressione di cui i ricercatori avevano una conoscenza approfondita del quadro clinico, grazie a studi condotti in precedenza sfruttando tecniche di Neuro Imaging e non solo.
I partecipanti dovevano svolgere alcuni compiti mentre il loro cervello era sottoposto a fMRI, in base al rendimento e alle immagini celebrali un algoritmo di apprendimento automatico è andato a suddividere i pazienti di sottocategorie. In questo modo sono stati individuati i 250 pazienti a cui somministrare diverse tipologie di terapie, da quelle farmacologiche fino a percorsi di psicoterapia.
I pazienti sono stati trattati con tipologie differenti di antidepressivi o con un trattamento psicoterapico in modo casuale, e questo ha messo in luce come diversi biotipi (diverse tipologie di depressione) dessero degli outcome differenti in base al tipo di terapia farmacologica o psicoterapia somministrata o intrapresa.
Lo studio dimostra che la depressione e l’ansia non possono essere curate tutte allo stesso modo, ma occorre differenziarle e individuare delle diagnosi più specifiche possibile, in modo tale da individuare la terapia più adeguata a combatterle.
Identificando il sottotipo di depressione con la risonanza magnetica, i ricercatori sono riusciti a prevedere anche la probabilità di remissione della malattia nel 63% dei casi.
Le parole di Tozzi sottolineano come in ambito psicologico ci sia bisogno di diversificare i trattamenti per poter combattere la depressione in tutte le sue forme:
“Il nostro Centro sta ora avviando trial clinici sperimentali e prospettici volti a testare terapie che hanno come bersaglio le caratteristiche cerebrali specifiche per ogni biotipo.
L’ipotesi è che, assegnando ogni paziente a una terapia che ha come bersaglio l’anomalia cerebrale del suo biotipo, si possa ottenere una risposta clinica migliore“.
Per ogni biotipo potrà essere scelta una terapia basata su farmaci o su psicoterapia, ma i fattori che influenzano la decisione saranno molteplici: “Dipende anche da altri fattori, per esempio dalla disponibilità del trattamento, dalla presenza di sintomi specifici, dalla storia di ogni singolo paziente e ovviamente dalle sue preferenze personali”
Bisogna sottolineare che trovare delle terapie indicate è quanto mai essenziale dal momento che oggi il 30% dei casi di depressione non risponde alle terapie e i due terzi dei soggetti trattati non riescono a tornare ad avere pieno possesso della loro vita in modo duraturo.
Un altro aspetto importante che va considerato, è che i nuovi strumenti di indagine permettono di avere un quadro completo di ciò che avviene a livello neurale nei pazienti, ed è un vantaggio incredibile per riuscire a personalizzare al meglio il tipo di terapia.
La depressione è difficile da combattere ma per riuscirci occorre entrare in profondità e individuare tutte le sfumature che la compongono.
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