Le crisi epilettiche si possono presentare secondo differenti modalità, ecco come intervenire a favore di chi ne soffre
L’epilessia è una patologia neurologica cronica che in Italia affligge circa 600.000 persone ed è caratterizzata dal manifestarsi di crisi epilettiche, ovvero attacchi di tipo convulsivo che possono durare più o meno a lungo e coinvolgere porzioni più o meno diffuse del cervello. Queste crisi sono causate da una scarica anomala di attività elettrica nel cervello.
Scopriamo come si suddividono le crisi epilettiche, i trattamenti per contrastarle e come comportarsi in caso una persona venga colta da una crisi difronte a noi.
Le crisi epilettiche possono essere classificate in due categorie principali secondo l’International League Against Epilepsy (ILAE):
L’origine delle crisi epilettiche risiede in un’attività neuronale anomala. Infatti, normalmente, i neuroni del cervello comunicano attraverso segnali elettrici e chimici in modo coordinato.
Tuttavia, in un soggetto che soffre di epilessia, un gruppo di neuroni può diventare ipereccitabile e iniziare a scaricare in modo sincrono ed eccessivo provocando le relative crisi epilettiche focali o generalizzate.
Le motivazioni sottostanti possono essere:
Non è da escludere che un attacco epilettico possa presentarsi anche in caso di forte stress o in seguito a un’intossicazione.
La diagnosi dell’epilessia si basa principalmente sulla descrizione degli episodi epilettici da parte del paziente o da chi gli sta attorno nel momento delle crisi, tuttavia è possibile effettuare degli esami diagnostici come l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica dell’encefalo.
Eppure EEG e RM possono essere del tutto negative anche in casi certi di epilessia, per cui la raccolta anamnestica e una visita neurologica possono dimostrarsi più preziose rispetto agli esami strumentali.
Per contrastare l’epilessia si può ricorrere a due trattamenti, ovvero quello farmacologico o quello chirurgico.
Nel rimo caso si utilizzano farmaci antiepilettici a base di carbamazepina, fenitoina o acido valproico. Ma sono solo alcuni esempi di farmaci FAE, di solito è il medico a stabilire il trattamento farmacologico più adatto in base al tipo di crisi, all’età del paziente e alla tollerabilità.
Il trattamento chirurgico invece risulta più invasivo e viene tenuto come ultima opzione quando i trattamenti farmacologi non portano ai risultati sperati. In questo caso viene rimossa la parte del cervello da cui hanno origine le crisi oppure si procede per callosotomia, ovvero interrompendo le connessioni tra emisferi cerebrali in modo tale da contenere la crisi.
Infine, esiste anche la stimolazione del nervo vago (VNS) che implica l’impiantazione di un dispositivo nel cervello in modo tale da stimolare il nervo vago e ridurre la frequenza delle crisi epilettiche.
In base al tipo di crisi epilettica si può aiutare in modo differente chi ne soffre. Vediamo caso per caso come agire:
Non bisogna mettere nulla in bocca e non cercare di aprirla in modo forzato, questo potrebbe portare addirittura alla rottura di un dente.
Dopo la fine della crisi è bene aiutare la persona a posizionarsi su un fianco per facilitare la respirazione. Va ricordato che le crisi epilettiche non sono dolorose, per quanto possa sembrare il contrario osservandole dall’esterno. Cercare di bloccare le convulsioni tenendo fermo il soggetto potrebbe essere pericoloso e provocare dei traumi.
In generale, occorre allontanare qualsiasi tipo di oggetto appuntito con cui chi sta subendo la crisi epilettica potrebbe entrare in contatto durante lo stato di incoscienza o che potrebbe farsi cadere addosso a causa delle convulsioni.
Monitorare la crisi e prendere nota di ciò che accade è importante per monitorare il decorso della malattia e soprattutto per aiutare il medico a capire di che tipo di epilessia si tratta.
Generalmente non è necessario chiamare i soccorsi, ma ci sono dei casi in cui diventa obbligatorio.
Occorre chiamare l’ambulanza se la crisi epilettica dura più di 5 minuti o se la crisi si manifesta in una persona che non soffre di epilessia, in questo caso il soggetto potrebbe aver subito un’intossicazione. Inoltre, è necessario chiedere aiuto se dopo una crisi la persona dimostra difficoltà respiratorie, se si presentano crisi ripetute o se il soggetto si ferisce durante una crisi.
Le crisi epilettiche rappresentano una sfida significativa, ma con una gestione adeguata e un supporto tempestivo, è possibile ridurre l’impatto della malattia sulla vita quotidiana.
Comprendere la fisiopatologia, i metodi diagnostici e le opzioni terapeutiche è essenziale per fornire un’assistenza ottimale ai pazienti affetti da epilessia. Inoltre, conoscere le corrette procedure di intervento durante una crisi può fare la differenza.
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