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Crisi epilettiche, come si gestiscono e come aiutare chi ne soffre

Le crisi epilettiche si possono presentare secondo differenti modalità, ecco come intervenire a favore di chi ne soffre

L’epilessia è una patologia neurologica cronica che in Italia affligge circa 600.000 persone ed è caratterizzata dal manifestarsi di crisi epilettiche, ovvero attacchi di tipo convulsivo che possono durare più o meno a lungo e coinvolgere porzioni più o meno diffuse del cervello. Queste crisi sono causate da una scarica anomala di attività elettrica nel cervello. 

Scopriamo come si suddividono le crisi epilettiche, i trattamenti per contrastarle e come comportarsi in caso una persona venga colta da una crisi difronte a noi.

Classificazione delle crisi epilettiche

Le crisi epilettiche possono essere classificate in due categorie principali secondo l’International League Against Epilepsy (ILAE):

  • Crisi focali: derivano da un’attività anomala di un’area limitata e specifica del cervello. Queste crisi possono essere ulteriormente suddivise in crisi focali semplici, durante le quali il paziente rimane cosciente e in crisi focali complesse che provocano uno stato di maggiore confusione e di alterazione della coscienza. Il soggetto, in questo caso, potrebbe compiere azioni automatiche come masticare o muovere le mani.
  • Crisi generalizzate: coinvolgono l’intero cervello e sono più totalizzanti e spaventose rispetto alle precedenti. A loro volta si suddividono in crisi tonico-cloniche (crisi di grande male) con rigità muscolare iniziale e scosse muscolari successive, crisi assenze con brevi perdite di conoscenza, crisi micloniche con rapidi spasmi muscolari e crisi atoniche, che portano invece un irrigidimento generale del corpo. Queste possono essere pericolose in quanto il soggetto cade per terra a peso morto nel momento in cui i muscoli si irrigidiscono.

Da cosa sono provocate le crisi epilettiche?

L’origine delle crisi epilettiche risiede in un’attività neuronale anomala. Infatti, normalmente, i neuroni del cervello comunicano attraverso segnali elettrici e chimici in modo coordinato.

Tuttavia, in un soggetto che soffre di epilessia, un gruppo di neuroni può diventare ipereccitabile e iniziare a scaricare in modo sincrono ed eccessivo provocando le relative crisi epilettiche focali o generalizzate. 

Da cosa sono causate le crisi epilettiche? – Pexels – saluteweb.it

Le motivazioni sottostanti possono essere:

  • Dismetabolismo cerebrale: ad esempio se il corpo cade in ipoglicemia o ipossia, come risposta quindi ad uno stato anomalo dell’organismo.
  • Alterazioni strutturali: dopo aver subito delle lesioni cerebrali o a causa di tumori, malformazioni o cicatrici.
  • Fattori genetici: alcune mutazioni genetiche possono provocare forme di epilessia.
  • Fotosensibilità: in alcuni soggetti l’esposizione a luci intermittenti o stimoli visibili intensi può provocare attacchi epilettici. In questo caso si parla di epilessia fotosensibile e intacca principalmente bambini in età compresa tra i 4 e i 14 anni.

Non è da escludere che un attacco epilettico possa presentarsi anche in caso di forte stress o in seguito a un’intossicazione.

Come viene diagnosticata l’epilessia?

La diagnosi dell’epilessia si basa principalmente sulla descrizione degli episodi epilettici da parte del paziente o da chi gli sta attorno nel momento delle crisi, tuttavia è possibile effettuare degli esami diagnostici come l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica dell’encefalo.

Eppure EEG e RM possono essere del tutto negative anche in casi certi di epilessia, per cui la raccolta anamnestica e una visita neurologica possono dimostrarsi più preziose rispetto agli esami strumentali.

Trattamenti per contrastare le crisi epilettiche

Per contrastare l’epilessia si può ricorrere a due trattamenti, ovvero quello farmacologico o quello chirurgico.

Nel rimo caso si utilizzano farmaci antiepilettici a base di carbamazepina, fenitoina o acido valproico. Ma sono solo alcuni esempi di farmaci FAE, di solito è il medico a stabilire il trattamento farmacologico più adatto in base al tipo di crisi, all’età del paziente e alla tollerabilità.

Il trattamento chirurgico invece risulta più invasivo e viene tenuto come ultima opzione quando i trattamenti farmacologi non portano ai risultati sperati. In questo caso viene rimossa la parte del cervello da cui hanno origine le crisi oppure si procede per callosotomia, ovvero interrompendo le connessioni tra emisferi cerebrali in modo tale da contenere la crisi.

Infine, esiste anche la stimolazione del nervo vago (VNS) che implica l’impiantazione di un dispositivo nel cervello in modo tale da stimolare il nervo vago e ridurre la frequenza delle crisi epilettiche.

Come aiutare chi soffre di attacchi epilettici durante una crisi

In base al tipo di crisi epilettica si può aiutare in modo differente chi ne soffre. Vediamo caso per caso come agire:

  • Crisi tonico clonica: può essere spaventosa da vedere dall’esterno ed è anche una delle più durature. In questo caso bisogna rimanere calmi, proteggere la testa della persona con un cuscino o un indumento morbido e allentare i vestiti che indossa per aiutarlo a respirare.

    Non bisogna mettere nulla in bocca e non cercare di aprirla in modo forzato, questo potrebbe portare addirittura alla rottura di un dente.

    Dopo la fine della crisi è bene aiutare la persona a posizionarsi su un fianco per facilitare la respirazione. Va ricordato che le crisi epilettiche non sono dolorose, per quanto possa sembrare il contrario osservandole dall’esterno. Cercare di bloccare le convulsioni tenendo fermo il soggetto potrebbe essere pericoloso e provocare dei traumi.

  • Crisi di assenza o focale: in questo caso la crisi sarà più breve e la persona tornerà cosciente in pochi secondi. Non sarà necessario intervenire, ma semplicemente lasciare che faccia il suo corso.

In generale, occorre allontanare qualsiasi tipo di oggetto appuntito con cui chi sta subendo la crisi epilettica potrebbe entrare in contatto durante lo stato di incoscienza o che potrebbe farsi cadere addosso a causa delle convulsioni.

Monitorare la crisi e prendere nota di ciò che accade è importante per monitorare il decorso della malattia e soprattutto per aiutare il medico a capire di che tipo di epilessia si tratta. 

Quando chiamare l’ambulanza?

Quando bisogna chiamare l’ambulanza? – Pexels – saluteweb.it

Generalmente non è necessario chiamare i soccorsi, ma ci sono dei casi in cui diventa obbligatorio.

Occorre chiamare l’ambulanza se la crisi epilettica dura più di 5 minuti o se la crisi si manifesta in una persona che non soffre di epilessia, in questo caso il soggetto potrebbe aver subito un’intossicazione. Inoltre, è necessario chiedere aiuto se dopo una crisi la persona dimostra difficoltà respiratorie, se si presentano crisi ripetute o se il soggetto si ferisce durante una crisi. 

Le crisi epilettiche rappresentano una sfida significativa, ma con una gestione adeguata e un supporto tempestivo, è possibile ridurre l’impatto della malattia sulla vita quotidiana. 

Comprendere la fisiopatologia, i metodi diagnostici e le opzioni terapeutiche è essenziale per fornire un’assistenza ottimale ai pazienti affetti da epilessia. Inoltre, conoscere le corrette procedure di intervento durante una crisi può fare la differenza.

Alessia Barra

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