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Covid, uno studio italiano ha individuato i pazienti più a rischio: ecco chi sono

È stato fatto un nuovo passo in avanti sugli studi sul Covid: sono stati individuati i pazienti più a rischio. Vediamo tutto ciò che c’è da sapere a riguardo

Individuati i pazienti più a rischio con il Covid | Pixabay @gorodenkoff – Saluteweb

 

Un’innovativa ricerca condotta da un team multidisciplinare di scienziati, guidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia, ha portato alla luce un metodo statistico in grado di identificare i pazienti più vulnerabili al Covid-19. L’analisi, che ha coinvolto esperti in epidemiologia, patologia, immunologia e oncologia, si è concentrata sullo studio delle molecole HLA (Antigene Leucocitario Umano), le quali giocano un ruolo cruciale nel rigetto dei trapianti e nella risposta immunitaria dell’organismo.

L’importanza delle molecole HLA

Le molecole HLA sono fondamentali per il funzionamento del sistema immunitario. Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica presso l’ospedale Grande Metropolitano ‘Bianchi Melacrino Morelli’ di Reggio Calabria, ha affermato che “è dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, oppure di soccombere alla malattia“. Questo significa che il corredo genetico di un individuo gioca un ruolo determinante nella sua risposta a infezioni virali come il Covid-19.

Variabilità geografica e rischio di infezione

Lo studio, pubblicato nel Journal of Translational Medicine e brevettato dagli autori, ha rivelato che non tutti gli alleli HLA sono distribuiti uniformemente sul territorio nazionale. Questa variabilità geografica potrebbe spiegare le differenze nella diffusione del virus durante le prime ondate della pandemia, con il Sud Italia che ha mostrato una minore esposizione rispetto alle regioni settentrionali. Questa scoperta è di particolare rilevanza, poiché suggerisce che la predisposizione genetica possa influenzare significativamente non solo il rischio di contrarre il virus, ma anche l’intensità dei sintomi e la probabilità di sviluppare complicanze.

Applicazioni future della ricerca

Il metodo sviluppato dai ricercatori non è limitato solo all’analisi del Covid-19, ma potrebbe trovare applicazione anche in altre patologie infettive, oncologiche e autoimmunitarie. Questo apre la strada a nuove strategie per personalizzare il trattamento e la prevenzione, migliorando la gestione di varie malattie in base alla predisposizione genetica dei pazienti.

L’indagine ha esaminato, nella sua parte epidemiologica, tutti i casi di Covid registrati in Italia, utilizzando la Banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Successivamente, sono stati analizzati 75 pazienti affetti da Covid-19 ricoverati tra l’ospedale di Reggio Calabria e il Cotugno di Napoli, insieme a 450 donatori sani. Questo approccio ha permesso di raccogliere dati significativi e di effettuare confronti tra diverse popolazioni, evidenziando le differenze nella risposta immunitaria e nella suscettibilità all’infezione.

Conclusioni e prospettive future

I risultati dello studio sono particolarmente promettenti, poiché offrono nuove prospettive per la comprensione delle dinamiche della pandemia e per l’individuazione di strategie di intervento mirate. La personalizzazione delle terapie e delle strategie preventive potrebbe, infatti, ridurre l’impatto del Covid-19 e di altre patologie virali, migliorando la salute pubblica e riducendo il carico sugli ospedali.

In un momento in cui la ricerca scientifica è più che mai cruciale, iniziative come quella guidata dal professor Giordano rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro il Covid-19 e nell’approccio generale alle malattie infettive. La scoperta di correlazioni tra genetica e risposta immunitaria non solo arricchisce il nostro bagaglio di conoscenze, ma offre anche una speranza per un futuro in cui la medicina possa essere sempre più personalizzata e efficace.

Redazione

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