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Cos’è il reflusso gastroesofageo: sintomi, diagnosi e terapia

Il reflusso gastroesofageo è una condizione molto comune che si verifica quando il contenuto dello stomaco risale nell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. Colpisce in maniera equivalente sia gli uomini che le donne e si manifesta in genere in età adulta, tra i trenta e i cinquant’anni. Come spiegato dall’Istituto superiore di sanità in un approfondimento pubblicato sul suo portale ISSalute, il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo mangiato. Tuttavia, se questi eventi diventano particolarmente frequenti (più di due volte alla settimana) e, soprattutto, influenzano negativamente la sensazione di benessere si parla di “malattia da reflusso gastroesofageo”.

Foto di Pixabay | Darko Djurin

In Italia ne soffre una persona su tre

Stando alle stime dell’Iss, in Italia soffre di reflusso gastroesofageo una persona su tre. In generale, la probabilità di comparsa del reflusso aumenta con l’avanzare dell’età. Molto frequente è anche il reflusso gastroesofageo nel neonato e durante la gravidanza.

Come si presenta?

La malattia da reflusso gastroesofageo si presenta generalmente con bruciore di stomaco, una spiacevole sensazione di bruciore nella parte alta dell’addome o nel torace, dietro lo sterno, e il rigurgito acido, conseguente alla risalita degli acidi gastrici e del contenuto dello stomaco nell’esofago, nella gola e nella bocca. Il bruciore di stomaco a volte si estende fino alla gola, e tende a peggiorare dopo i pasti, quando si è sdraiati, o quando ci si inclina in avanti.
La sintomatologia può comprendere anche alito cattivo (alitosi), eruttazioni frequenti
gonfiore addominale e flatulenza, sensazione di groppo in gola e difficoltà e/o dolore ad ingoiare (disfagia). I pazienti talvolta lamentano anche mal di gola ripetuto, raucedine o alterazione del tono di voce, tosse persistente e respiro sibilante, infiammazione delle gengive ed erosione dello smalto dentario e dolore toracico.
Come spiegato dall’Istituto superiore di sanità, i disturbi possono essere accompagnati, o meno, da infiammazione dell’esofago (esofagite). Gli esperti consigliano di consultare il proprio medico, in presenza di difficoltà ad ingoiare (disfagia), raucedine, tosse persistente e dolore toracico.

Le cause

La malattia da reflusso gastroesofageo di solito è causata dall’indebolimento della valvola (sfintere esofageo inferiore) situata all’estremità inferiore dell’esofago.
In condizioni normali questa valvola si apre per consentire il passaggio del cibo dall’esofago allo stomaco e si chiude per impedire la risalita del contenuto acido dello stomaco nell’esofago. Ma nei soggetti con malattia da reflusso gastroesofageo gli acidi gastrici risalgono nell’esofago provocando i tipici disturbi della condizione. Esistono, inoltre, diversi fattori che possono aumentare il rischio di malattia da reflusso gastroesofageo, quali il sovrappeso o l’obesità, lo stress, il consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi, oltre a fumo, alcol, caffè o cioccolato.

Diagnosi

Come spiegato sul portale dell’Iss, il medico di famiglia può accertare la malattia da reflusso gastroesofageo basandosi sulla visita e sui disturbi raccontati dal malato. Generalmente, lo specialista prescrive una cura adeguata senza necessità di ulteriori indagini, che si richiedono tuttavia necessarie nel caso di sintomi particolarmente gravi e persistenti, in presenza di dolore toracico, disfagia o perdita di peso inspiegabile, o quando i farmaci prescritti risultano essere inefficaci. In questi casi, il medico curante può richiedere la visita dello specialista gastroenterologo per effettuale alcun esami specifici (come endoscopia, radiografia con bario, manometria, la pH-metria esofagea/ 24 ore e alcune analisi del sangue) e del cardiologo per escludere una malattia del cuore.

Foto di Pixabay | jarmoluk

Terapia

Come detto, generalmente la malattia da reflusso gastroesofageo può essere curata con semplici accorgimenti e cambiamenti nello stile di vita e farmaci da banco. Gli esperti consigliano, per esempio, di fare pasti piccoli e frequenti, non bere alcol nelle tre o quattro ore prima di dormire, ed evitare pasti abbondanti la sera, oltre a quei cibi in grado di peggiorare i sintomi come caffè, cioccolato, pomodori, alcol, spezie, cibi ad alto contenuto di grassi. È consigliato, inoltre, evitare forti di stress, mantenere il peso forma e dimagrire se si è in sovrappeso, e smettere di fumare. “Solo in pochi casi può essere necessaria la cura chirurgica“, sottolineano gli esperti dell’Iss, ovvero qualora i farmaci non diano buoni risultati o causino troppi effetti indesiderati o se non si desideri prendere medicinali per un lungo periodo di tempo.

Jennifer Caspani

Comasca, poco più che 20enne, dal 2018 scrivo per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. L’empatia è il mio punto di forza, soprattutto se si tratta di comprendere le emozioni delle persone più introverse, ancor meglio se hanno quattro zampe, una coda scodinzolante e tanta voglia di rincorrere un bastone.

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