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Cos’è il radon e perché è così pericoloso: gli effetti sulla salute

Il radon è un gas radioattivo naturale prodotto quando metalli come l’uranio o il radio si decompongono nelle rocce e nel terreno. È la seconda principale causa di cancro ai polmoni dopo il fumo. Incolore, insapore e inodore, la sua presenza può essere rilevata solo tramite specifici test. Può penetrare nelle case e nei luoghi chiusi attraverso le fessure di muri e pavimenti negli scantinati e dagli spazi intorno alle tubature. Inoltre, il tumore al polmone non è l’unico rischio derivante dall’esposizione a questo gas. Ci sono due studi pubblicati su Neurology, la rivista dell’American Academy of Neurology, e ripreso dal Corriere della Sera che dimostrano come il contatto con livelli medi o elevati di questo inquinante è associata anche a un aumento del rischio di ictus e di un’altra condizione correlata a questa patologia, in particolare nelle donne.

Strumento medico | pixabay @Bru-nO

Gli studi

Ben 160mile donne sono state coinvolte nel primo studio. Età media di 63 anni e senza precedenti di ictus. Sono state seguite per una media di 13 anni. E cosa è accaduto? Durante questo periodo di studio si sono verificati 6.979 ictus tra le partecipanti, che erano state divise in tre gruppi. Il primo viveva in aree in cui le concentrazioni medie di radon erano superiori a 4 pc/l; il secondo in aree con concentrazioni medie comprese tra 2 e 4 pc/l; il terzo in aree con concentrazioni inferiori a 2 pc/l. Per determinare l’esposizione al radon, i ricercatori hanno collegato gli indirizzi delle abitazioni ai dati dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa), che raccomanda il limite di 4 picocurie per litro (pc/l) per le concentrazioni medie di radon in ambienti chiusi (pari a circa 150 Becquerel per metro cubo – Bq/m3).

Ed ecco allora che nel gruppo con la più alta esposizione al radon si sono verificati 349 ictus per 100mila anni-persona (rappresentano sia il numero di persone coinvolte sia la quantità di tempo che ciascuna persona trascorre all’interno dello studio), rispetto ai 343 ictus del gruppo intermedio e ai 333 del gruppo con l’esposizione più bassa. In sostanza, i ricercatori – tenendo conto di variabili come il fumo, il diabete e l’ipertensione – hanno scoperto che il gruppo con più alta esposizione al radon aveva un rischio di ictus aumentato del 14% rispetto al gruppo meno esposto. Per il gruppo intermedio il rischio è risultato aumentato del 6%.

Rivedere la soglia

Questo il commento da parte di Eric Whitsel, della University of North Carolina di Chapel Hill e tra gli autori dei due studi: “È importante notare che abbiamo riscontrato un aumento del rischio di ictus tra le persone esposte a concentrazioni di radon inferiori di 2 pc/l rispetto all’attuale soglia basata sul rischio di cancro ai polmoni (4 pc/l). Sono necessarie altre indagini per confermare i nostri risultati. La conferma rappresenterebbe un’opportunità per migliorare la salute pubblica, affrontando un fattore di rischio emergente per l’ictus”. Ma ci sono stati limiti in questo studio? Sì. Ossia ha coinvolto solo partecipanti di sesso femminile, di età avanzata e prevalentemente bianchi. Va da sé capire che i risultati potrebbero non essere gli stessi per altre categorie di persone.

Il secondo studio

Detto del primo studio – condotta, risultati e limiti – il secondo studio (compiuto dagli stessi autori di quello appena descritto), ha preso in esame una particolare condizione, chiamata emopoiesi clonale a potenziale indeterminato. Si sviluppa quando alcune cellule staminali ematopoietiche (capaci di formare tutti gli elementi del sangue) subiscono mutazioni genetiche. Le cellule mutate si replicano più rapidamente delle altre e le persone affette da Chip possono avere un rischio maggiore di tumori del sangue (come la leucemia) e di malattie cardio-cerebrovascolari come l’ictus. Questo il commento sempre di Eric Whitsel: “Sappiamo che il radon può causare mutazioni genetiche. È un problema crescente, anche perché questo gas entra nelle case e l’esposizione è in aumento perché le moderne pratiche di costruzione rendono le abitazioni più ermetiche. Il nostro obiettivo era determinare se l’esposizione ad alti livelli di radon sia collegata alla emopoiesi clonale a potenziale indeterminato, causata da mutazioni genetiche nelle cellule staminali ematopoietiche”. Questo secondo studio ha coinvolto oltre 10mila persone ma anche in questo caso di sesso femminile, con un’età media di 67 anni.

In questo caso, a differenza del primo studio, la metà delle partecipanti ha avuto un ictus o problemi legati a coaguli di sangue. E anche in questo secondo studio, per determinare l’esposizione al radon, i ricercatori hanno collegato gli indirizzi delle abitazioni delle partecipanti ai dati dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) e sono stati formati tre gruppi in base al livello di esposizione al radon: alto, medio o basso. I ricercatori hanno utilizzato test genetici per determinare quali tra le partecipanti avessero mutazioni tipiche del Chip: il 9% di coloro che vivevano in aree con la più alta concentrazione di radon soffriva di emopoiesi clonale, rispetto all’8,4% di quelle che vivevano in aree con concentrazioni medie e al 7,7% di coloro che vivevano in aree con concentrazioni più basse.

Analisi medica | pixabay @kkolosov

Gli studi futuri sull’argomento

Incrociando i due studi – e dopo aver aggiustato i risultati per fattori come l’età, l’istruzione, la razza e l’etnia – i ricercatori hanno scoperto che le partecipanti con un precedente ictus ischemico che vivevano in aree con le più alte concentrazioni di radon avevano un rischio di Chip aumentato del 46%, mentre quelle che vivevano in aree con concentrazioni medie avevano un rischio aumentato del 39% rispetto al gruppo a contatto con le più basse concentrazioni di radon. Invece, nessun rischio aumentato nei partecipanti senza ictus: “Sebbene i risultati non supportino un’associazione tra radon e Chip tra le partecipanti in generale, la suggeriscono in quelle con ictus ischemico. Le cause di questa associazione non sono ancora chiare. Sono necessari studi futuri per esplorare ulteriormente i possibili legami tra l’esposizione al radon e l’ictus, soprattutto perché gli attuali sforzi di screening e prevenzione della salute pubblica per il radon si concentrano solo sul cancro ai polmoni”, ha concluso Whitsel.

Cosa dice l’Iss?

L’Istituto Superiore della Sanità riporta che il radon presente nell’aria interna degli edifici proviene principalmente dal suolo e, in misura minore, dai materiali di costruzione dell’edificio. L’acqua proveniente da pozzi può costituire un’ulteriore sorgente di radon. Inoltre, l’Iss segnala che il radon è un agente cancerogeno, la cui esposizione nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare. L’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui si è esposti e da quanto dura l’esposizione. Ma dove si trova il radon in Italia? Tra le regioni con le maggiori concentrazioni ci sono Lazio, Lombardia e Campania seguite dalla provincia autonoma di Bolzano e il Piemonte.

Redazione Saluteweb

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