Domenica sera durante la trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio il giornalista Rai Franco Di Mare, storico inviato di guerra per viale Mazzini, ha raccontato di avere un mesotelioma: “Un tumore molto cattivo”, lo ha definito, legato “alla presenza di amianto nell’aria”, che si prende “tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto e senza saperlo. Una fibra di amianto è 6.000 volte più piccola e più leggera di un capello. Ha un tempo di conservazione lunghissimo, può restare in attesa fino a 30 anni e quando si manifesta spesso è troppo tardi. Le speranze però non finiscono, la ricerca va avanti”, ha aggiunto. Ma scopriamo in cosa consiste la malattia, quali sono i sintomi e come è possibile curarla.
Il mesotelioma è una malattia rara e molto grave che deriva dalla crescita anomala delle cellule del mesotelio, un tessuto che riveste gli organi interni del corpo umano. Queste membrane sottili, simili a una pellicola, hanno nomi specifici a seconda della loro ubicazione anatomica: pleura nel torace, peritoneo nell’addome, pericardio attorno al cuore e tunica vaginale nei testicoli. Il mesotelioma può manifestarsi in diversi distretti corporei, con il mesotelioma pleurico come forma più comune, seguito dal mesotelioma peritoneale, pericardico e della tunica vaginale.
Il mesotelioma maligno, il tipo più comune di mesotelioma, è associato principalmente all’esposizione all’amianto, un materiale ampiamente utilizzato nel passato per la sua resistenza al calore e al fuoco. Questo materiale è stato impiegato in molte industrie, tra cui edilizia, produzione automobilistica e navale. Nonostante il divieto dell’uso dell’amianto in molte parti del mondo, il rischio persiste a causa della sua presenza in edifici e strutture costruite prima del divieto. Il periodo di latenza tra l’esposizione all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma può variare da 20 a 50 anni.
Il mesotelioma maligno colpisce principalmente gli uomini, con una prevalenza significativamente maggiore rispetto alle donne. In Italia, rappresenta lo 0,8% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini e lo 0,3% di quelli diagnosticati nelle donne. Secondo le stime dell’Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTUM), nel 2020 si prevedeva che ci sarebbero stati circa 1.500 casi tra gli uomini e 500 tra le donne. L’amianto è responsabile di 9 casi su 10 di mesotelioma, e si stima che il numero di diagnosi continuerà a salire nei prossimi anni.
Oltre all’amianto, ci sono altri fattori di rischio meno comuni associati al mesotelioma, come l’esposizione alle radiazioni ionizzanti o al diossido di torio. Inoltre, esistono casi rari di predisposizione genetica legati a mutazioni del gene BAP1. Tuttavia, l’esposizione all’amianto resta il principale fattore di rischio, sia in ambito professionale che ambientale.
La diagnosi precoce del mesotelioma è difficile a causa della sua lunga latenza e della mancanza di sintomi specifici nelle fasi iniziali della malattia. I sintomi possono variare a seconda della localizzazione del tumore e includono dispnea, tosse, dolore toracico, dolore addominale e perdita di peso. La diagnosi viene solitamente confermata attraverso esami di imaging come la radiografia, la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM), seguita da una biopsia per esaminare le cellule tumorali.
Il trattamento del mesotelioma dipende dalla sua localizzazione, dallo stadio della malattia e dalle condizioni generali del paziente. Le opzioni di trattamento includono interventi chirurgici, chemioterapia, radioterapia e terapie mirate. Tuttavia, nonostante i progressi nella gestione del mesotelioma, la prognosi rimane spesso negativa, con una sopravvivenza a lungo termine relativamente bassa.
La prevenzione del mesotelioma si basa sull’eliminazione dell’esposizione all’amianto e sull’adozione di misure di sicurezza sul posto di lavoro e nell’ambiente. In molti paesi, sono stati introdotti divieti sull’uso dell’amianto e misure per il suo smaltimento sicuro. La sorveglianza dei lavoratori esposti all’amianto e l’educazione pubblica sono anche importanti per ridurre il rischio di esposizione. In Italia la lavorazione e l’utilizzo dell’amianto sono vietati dal 1992. Apposite leggi obbligano a verificarne la presenza negli edifici pubblici, come per esempio le scuole, e regolano le modalità di smaltimento di tali materiali pericolosi. La rimozione dell’amianto va infatti affidata a tecnici specializzati che provvederanno a controllare i materiali di fabbricazione e a eliminare correttamente le parti non a norma. La rimozione “fai da te” è da evitare nel modo più assoluto.
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