“Debito di immunità” è un termine improprio con il quale una piccola parte della comunità scientifica indica le conseguenze sul sistema immunitario delle restrizioni introdotte dal 2020 in poi per contrastare la diffusione del coronavirus Sars-CoV-2. A causa della ridotta esposizione agli agenti patogeni, i globuli bianchi (soprattutto quelli dei bambini) sono “fuori allenamento” e hanno più difficoltà a produrre degli anticorpi efficienti contro i virus che causano malattie come l’influenza, la polmonite o la bronchiolite.
Verso dei nuovi vaccini
È importante sottolineare che il sistema immunitario non è stato danneggiato dai lockdown e dalle altre misure, semplicemente ha avuto meno opportunità per “studiare il nemico”. Per rimediare a questa situazione, Moderna si è messa al lavoro su un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), che dovrebbe essere pronto nei prossimi anni. L’agente virale in questione causa malattie come la polmonite e la bronchiolite e negli ultimi due anni la sua diffusione, proprio come quella dell’influenza, era stata ridotta tramite misure come il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine, i lockdown e una maggior attenzione all’igiene delle mani. Quest’anno la situazione è del tutto diversa: ancora prima dell’inizio ufficiale della stagione invernale c’è staro un numero elevato di casi di malattie stagionali, ben più alto della media registrata negli anni precedenti alla pandemia.
Secondo la comunità scientifica, nei prossimi anni potrebbero verificarsi delle epidemie di RSV ancora più gravi a causa del “cosiddetto debito di immunità”.
Perché la comunità scientifica respinge il termine “debito di immunità”?
Buona parte della comunità scientifica disapprova l’utilizzo del termine “debito di immunità”, perché ha una connotazione negativa e porta le persone a pensare che le scelte adottare per affrontare l’emergenza Covid-19 siano state sbagliata. Come spiegato a da Palo Palma, responsabile dell’Immunologia clinica e della vaccinologia presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel corso di un’intervista con Wired, “la fine delle restrizioni ha significato solo tornare a osservare questi fenomeni, che non sono nulla di anomalo. Osserviamo la ripresa di virus respiratori che ci hanno sempre impegnato, solo che se prima erano diluiti nel tempo, ora sono più frequenti”.
Come affrontare la situazione
Per le categorie a rischio, il modo migliore per tenere in allenamento il sistema immunitario in modo sicuro è sottoporsi alle vaccinazioni consigliate, come quelle contro l’influenza e il Covid-19. I soggetti fragili, inoltre, dovrebbero tenersi a distanza dalle persone raffreddate ed evitare il più possibile l’esposizione al fumo passivo e allo smog. Questi fattori, infatti, possono contribuire a rendere più vulnerabile l’appartato respiratorio alle infezioni stagionali che possono colpirlo.