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Alimentazione

Come convincere i propri figli a mangiare sano

Non serve essere genitori per saperlo: educare i bambini al cibo sano è un’impresa. Nei primi anni di vita la questione è più semplice, perché sono troppo piccoli per prendere da soli le proprie decisioni, e comunque non sono in grado di prepararsi un pasto da sé. Dunque, sono i genitori che devono trovare la maniera giusta perché il figlio si adatti a una dieta salutare.

Foto | Unsplash
@Patrick Fore

Educare fin da subito

In particolare, nell’età compresa fra i 18 e i 20 mesi, la questione alimentare è fondamentale. A partire dalla tenerissima età, infatti, i bambini si “abituano” a determinati alimenti, e ciò che mangiano in quel periodo può determinare le scelte di alimentazione future.

Per questo è importante che vengano educati nella maniera corretta, in quanto, uno dei rischi in cui spesso si incorre è che il bambino arrivi al rifiuto per un determinato tipo di cibo. Questo disturbo è chiamato neofobia e accade, solitamente, quando il bimbo riconosce l’alimento come “nemico”, magari perché spesse volte è stato male dopo averlo ingerito. Ecco perché bisogna far sì che il proprio figlio “riconosca” il cibo come un fattore che gli è amico.

Il vero problema emerge dopo i 10 anni circa del bambino. A questo punto della sua vita comincia, infatti, a prendere per sé le proprie decisioni, anche alimentari. Pensiamo, per esempio, a quando va a casa di un compagno oppure esce con gli amici, e al bar fa merenda con delle patatine o con un gelato. Nulla di male, ma questa abitudine può diventare troppo ricorrente, andando a intaccare la sua dieta quotidiana. Questa potrebbe quindi tendere all’assunzione di cibi grassi o fritti, che in quantità eccessive possono risultare dannosi.

Esistono cibi buoni e cibi cattivi?

La dottoressa Deborah Gilboa, esperta di sviluppo infantile, afferma che una delle domande che le vengono rivolte più spesso è proprio come convincere il proprio figlio a non mangiare cibo spazzatura. Il problema potrebbe risiedere nel fatto che non ha ben capito il ruolo del cibo: il suo scopo e il suo funzionamento nel corpo. Altra distinzione inadeguata è quella per cui spesso i genitori tendono a dividere il cibo in due categorie, “buono” e “cattivo”. Mettiamo, ad esempio, frutta e verdura da una parte, e torte e patatine fritte dall’altra.

Invece di fare così, si potrebbe istituire un giorno a settimana in cui tutta la famiglia mangia insieme del cibo comunemente considerato “spazzatura”, come hamburger o cibi pronti. Il bambino, insomma, dovrebbe essere stimolato a non vedere il “cibo spazzatura” come qualcosa di proibito, che stuzzica il suo interesse perché non può consumarlo in casa. I genitori hanno il compito di dare loro la consapevolezza che è il modo in cui consumiamo determinati alimenti che nuoce alla salute. Va bene, ogni tanto, mangiare cibi fritti e oleosi, l’importante è farlo in maniera oculata.

Foto | Unsplash
@Robin Stickel

Dare l’esempio

Tra le idee per coinvolgere i propri figli all’educazione alimentare c’è quella di fare la lista della spesa insieme e poi portarli con sé e, magari, nel frattempo spiegare loro perché compriamo certi cibi al posto di altri. O ancora cucinare e apparecchiare insieme, o piantare delle verdure in vasetti da tenere sul proprio balcone.

Dare l’esempio, infine, non è da sottovalutare: se siete abituati sin da piccoli a vedere i vostri genitori o fratelli maggiori fare merenda con della verdura (magari sgranocchiare una carota), le probabilità che prenderete le medesime abitudine sono molto più alte.

Blu Di Marco

Sono laureanda in Lettere moderne presso l’Università Statale di Milano. Appassionata di libri da quando ero in pancia, potrei dire di vivere in una casa di carta. Dal 2021 sono editor e autrice anche per Giovani Reporter

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