Alimentazione

Clorato nella Coca-Cola: pericoli nascosti e dove si trova ancora

Coca-Cola ritira lattine e bottiglie in UE per livelli elevati di clorato. Scopri i rischi per la salute e in quali alimenti si trova

Di recente, Coca-Cola Europacific Partners, imbottigliatore belga del colosso delle bevande, ha annunciato il ritiro dal mercato europeo di migliaia di lattine e bottiglie in vetro di Coca-Cola. La decisione è stata presa a causa di un livello eccessivo di clorato, una sostanza che, se assunta in quantità elevate, può avere effetti nocivi sulla salute.

Il richiamo non riguarda solo la Coca-Cola, ma anche altri prodotti dello stesso gruppo, tra cui Sprite, Fanta, Fuze Tea, Minute Maid, Nalu, Royal Bliss e Tropico. I lotti interessati sono stati distribuiti tra la fine di novembre e dicembre in sei Paesi europei: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Francia, Lussemburgo e Regno Unito. Al momento, in Italia non sono stati segnalati richiami.

Clorato nella Coca-Cola: di cosa si tratta?

Ma cos’è il clorato? Quali effetti può avere sulla salute? E in quali altri alimenti si può trovare? Per approfondire l’argomento, abbiamo chiesto un parere al nutrizionista Fabio Mariniello.

“Il clorato è un composto chimico derivato dai sali di cloro, come il cloruro di calcio e il cloruro di sodio, spesso impiegati come disinfettanti nell’industria alimentare. In passato veniva utilizzato anche come erbicida. Il suo uso principale oggi riguarda la potabilizzazione dell’acqua e la sanificazione degli impianti per la produzione di cibo“, spiega Mariniello.

Clorato nella Coca-Cola: pericoli nascosti e dove si trova ancora – Pexels @Scott Spedding – Saluteweb.it

 

“La Coca-Cola è finita sotto i riflettori, ma il clorato è una sostanza che può essere presente in molti altri alimenti“, precisa il nutrizionista. “Lo si può trovare in frutta e verdura trattate con acqua disinfettata, soprattutto se i prodotti vengono lavati su larga scala prima della distribuzione. Anche i cibi surgelati possono contenerlo a causa dell’acqua impiegata nel processo di congelamento“.

“L’esposizione a quantità elevate di clorato può compromettere il trasporto dell’ossigeno nel sangue“, avverte Mariniello. “La sostanza interagisce con il ferro contenuto nell’emoglobina, trasformandola in meta-emoglobina, una forma che riduce la capacità del sangue di distribuire ossigeno ai tessuti. Questo può avere conseguenze particolarmente gravi per organi come i reni, che sono tra i più sensibili a questo tipo di danno. Anche la tiroide può essere colpita, poiché il clorato può interferire con l’assorbimento dello iodio“.

I soggetti più vulnerabili agli effetti nocivi del clorato sono i bambini, le persone con patologie preesistenti e chi ha una funzionalità renale ridotta. Tuttavia, per arrivare a livelli di intossicazione acuta è necessaria un’esposizione significativa alla sostanza.

“L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha fissato un limite massimo di assunzione giornaliera pari a 36 mg per chilo di peso corporeo“, precisa il nutrizionista. “Va detto, però, che superare questa soglia con la normale alimentazione è molto difficile. L’episodio recente non deve generare allarmismi, anche perché i lotti coinvolti non sono stati distribuiti in Italia, ma solo in alcuni Paesi europei“.

In conclusione, il richiamo precauzionale della Coca-Cola e di altri marchi è un segnale dell’attenzione crescente verso la qualità e la sicurezza alimentare. Sebbene il clorato sia presente in diversi alimenti, il suo consumo occasionale non rappresenta un rischio immediato per la popolazione generale. Tuttavia, è sempre utile conoscere meglio le sostanze presenti nei prodotti di uso quotidiano per fare scelte più consapevoli.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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