Claustrofobia, che cos’è? Quali sono i suoi sintomi? Esistono dei rimedi?

Tra le varie paure, una delle più comuni è quella nei confronti degli spazi stretti e chiusi, chiamata claustrofobia (in latino “claustrum” significa luogo chiuso). Chi ne soffre tende a evitare di prendere l’ascensore o l’aereo, usare i bagni pubblici o salire su alcune attrazioni nei luna park. Oltre a creare dei disagi, questa fobia può anche rappresentare un rischio per la salute: alcuni esami medici, come la risonanza magnetica, si svolgono proprio in spazi angusti.

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I sintomi della claustrofobia

Quando si trova in un luogo stretto, un claustrofobico tende a provare una serie di sintomi fisici, tra cui sudorazione, brividi, respirazione rapida o difficoltosa, senso di oppressione o di dolore al petto, bocca secca e nausea. Talvolta possono verificarsi anche giramenti di testa, vertigini confusione e crisi di pianto. Queste sensazioni sono talvolta anche accompagnate dalla paura di perdere il controllo e da un’ansia impossibile da contenere. Chiaramente, in una situazione del genere si sperimenta anche il bisogno di fuggire dal luogo angusto. In alcuni casi è possibile farlo, ma in altri no (per esempio durante un viaggio in aereo). Nei casi più gravi la claustrofobia porta a provare l’irrazionale paura di stare per morire.

I possibili rimedi

Talvolta la claustrofobia può durare solo per un breve periodo e risolversi i modo spontaneo. Tuttavia, in altri casi il disturbo è destinato a persistere nel tempo e, se si manifesta in modo grave, può richiedere un percorso di psicoterapia o altri interventi che consentano di affrontare gli stimoli fobici in modo più efficace.

Tra gli interventi più efficaci ci sono la meditazione, le tecniche di rilassamento e la psicoterapia cognitivo-comportamentale finalizzata al superamento della paura degli spazi chiusi. Tramite questi percorsi chi soffre di claustrofobia prova a razionalizzare le sensazioni che prova e a concentrarsi sulla possibilità di reagire ai pensieri ansiogeni e di affrontare con le convinzioni negative associate ai luoghi angusti.

Uno psichiatra, se lo ritiene opportuno, può anche prescrivere una terapia farmacologica pensata per tenere sotto controllo i sintomi della claustrofobia. Tra i farmaci più usati per lo scopo ci sono le benzodiazepine, i beta-bloccanti, gli antidepressivi triciclici, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e gli inibitori delle monoamino ossidasi. Pur fornendo un temporaneo sollievo, questi medicinali non bastano da soli a risolvere il disturbo in modo definitivo.

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Foto | Pixabay @Irina L

In alcuni casi anche l’ipnosi si è rivelata utile nel trattamento della claustrofobia. Il rilassamento provato durante la seduta può permettere al paziente di riconoscere con lucidità le cause delle paura che prova e a comprendere come superarle.

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