Sarebbe stato trovato un germe all’interno della maternità dell’ospedale Borgo Trento di Verona. E adesso l’incubo torna in corsia. I risultati delle analisi sono attesi in queste ore, ma intanto la direzione medica dell’Azienda ospedaliera ha deciso a scopo precauzionale di bloccare i ricoveri in terapia intensiva neonatale. Ma cosa è successo? Si vuole scongiurare che accada quanto avvenuto nel giugno del 2020 quando il reparto maternità venne chiuso e successivamente bonificato dopo la scoperta del citrobacter che si era annidato nei rubinetti, provocando la morte e le lesioni di alcuni neonati. “Il quadro è molto preoccupante. Se confermeranno che è Citrobacter vuol dire che la vera sorgente non è mai stata identificata e allora bisogna smantellare il reparto letteralmente perché non si può mettere a rischio la vita dei neonati”, sono state le parole del professore Ercole Concia, già direttore dell’Unità di malattie infettive dell’Aoui.
Sulla questione, però, Luca Zaia, presidente del Veneto, ha voluto dare rassicurazioni: “Sono stati fatti dei test di routine e sono stati trovati tre neonati colonizzati. Fortunatamente non ci sono casi gravi. Ci dicono che uno dei tre è già stato dimesso, mentre un altro si è già negativizzato, ma resta ricoverato per altri problemi. In ogni caso si tratta di tre asintomatici. Ci dicono che si dovranno attendere sette, forse dieci giorni per individuare il ceppo del batterio trovato, dopodiché i controlli vanno avanti, come sempre…”.
Però, cosa è il Citrobacter? A questo ceppo appartengono batteri che si possono trovare ovunque nell’ambiente, incluse le acque, e negli alimenti. Sono, inoltre, un normale componente della flora batterica intestinale. Possono causare infezioni in persone deboli quali neonati, anziani e individui immunocompromessi. In questi soggetti possono causare infezioni del tratto urinario, delle vie respiratorie, delle ferite, delle ossa, del peritoneo, dell’endocardio, meningite e sepsi. Le tre specie principali che causano infezioni gravi nell’uomo sono C. freundii, C. koseri e C. braakii.
La maggior parte di queste infezioni sono acquisite in ospedale (infezioni nosocomiali), tuttavia, data la diffusione del batterio, ci si può infettare anche al di fuori dell’ospedale. In ambito ospedaliero la trasmissione può avvenire anche tramite contatto con gli operatori sanitari (soprattutto attraverso le mani se non correttamente lavate e disinfettate) e contatto indiretto mediante oggetti o superfici contaminati (sia strumenti diagnostici che oggetti e superfici comuni). Me le più frequenti modalità di trasmissione sono attraverso l’ingestione di alimenti contaminati (da madre al figlio durante il parto), contatto diretto da persona a persona, contatto con superfici o oggetti contaminati.
I disturbi causati dalle infezioni da Citrobacter sono strettamente legati all’organo colpito:
Conosciuti i sintomi, è bene passare alla diagnosi. Quando si sospetta un’infezione da Citrobacter è indispensabile accertare e diagnosticare la presenza dei batteri nell’organismo attraverso analisi diverse a seconda della sede dell’infezione:
Sulla base del risultato dell’antibiogramma, per la cura delle infezioni da Citrobacter viene scelto l’antibiotico o la combinazione di antibiotici più appropriati. È importante eseguire l’antibiogramma perché il Citrobacter è resistente alle penicilline e a diverse combinazioni di antibiotici β-lattamici. Inoltre, vi sono ceppi batterici resistenti a più classi di antibiotici (multi-resistenti), per i quali l’unico antibiotico efficace è al momento la colistina. La colistina deve essere prescritta dal medico che verifica lo stato generale del paziente e la possibile insorgenza di effetti tossici durante la cura.
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