L’epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato dalla predisposizione all’insorgenza di crisi epilettiche solitamente di breve durata, che possono manifestarsi con alterazione dello stato di coscienza e/o con movimenti involontari che riguardano una sola parte del corpo. È una delle condizioni neurologiche croniche più frequenti, con una prevalenza di circa l’1%. Si stima che ne soffrano 600mila persone in Italia, 6 milioni in Europa e circa 50 milioni nel mondo. Ecco nel dettaglio che cos’è l’epilessia, quali sono i suoi sintomi e come si cura.
Come spiegato in un approfondimento pubblicato sul portale del polo ospedaliero Humanitas, la crisi epilettica è un evento clinico causato da una scarica elettrica anomala a livello della corteccia cerebrale, localizzata o diffusa, che può essere asintomatica o provocare disturbi anche significativi. Ne esistono di due tipologie: le crisi parziali (dette anche focali) che hanno origine da una sola zona della corteccia cerebrale con un’anomala eccitabilità, e le crisi generalizzate che invece coinvolgono tutta la corteccia cerebrale e provocano normalmente una completa perdita di coscienza.
I sintomi variano in base alla tipologia di crisi epilettica e dall’area coinvolta. In particolare, nelle crisi parziali, a seconda del coinvolgimento dell’area motoria, sensitiva o del linguaggio possono insorgere scatti, movimenti anomali, formicolio, disturbi sensitivi e difficoltà a parlare. I pazienti talvolta lamentano anche fenomeni visivi, gustativi, alterazioni del comportamento, sensazioni di estraneità o di deja-vu. Per quanto riguarda le crisi generalizzate, invece, i sintomi variano in base alla tipologia di crisi. Nel caso delle crisi di assenza i pazienti generalmente diventano improvvisamente incoscienti, spesso a occhi aperti, di solito non cadono e non presentano disturbi motori. Nelle crisi tonico-cloniche, invece, alla perdita di coscienza si associano contrazioni muscolari diffuse, che provocano la caduta a terra del paziente. Inoltre, spesso si manifestano contrattura mandibolare, cianosi temporanea del volto con ingombro respiratorio, e successivamente un periodo di recupero di durata variabile. Esistono poi altri tipi di crisi generalizzate meno frequenti quali le crisi toniche, atoniche o miocloniche.
Come spiegato dagli specialisti dell’Humanitas, la diagnosi di epilessia è primariamente clinica, cioè basata sull’accurata descrizione degli episodi critici da parte del paziente. Talvolta possono essere utili nella diagnosi l’elettroencefalogramma (EEG) e la RM dell’encefalo. Tuttavia, questi esami possono comunque essere del tutto negativi anche in casi certi di epilessia. Quanto alla cura, l’epilessia richiede sempre un trattamento che va protratto almeno fino al completo controllo delle crisi. Prima di introdurre un trattamento farmacologico che ha il fine di eliminare, o controllare nel modo migliore possibile, le manifestazioni epilettiche, i medici generalmente consigliano di rimuovere i possibili fattori scatenanti, come l’abuso di psicofarmaci, alcol e droghe. Misura che in alcuni casi può essere anche l’unica necessaria.
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